"Il troppo
stroppia". Sempre. Detto col colore locale:- "u
supecchiu è comu u mancanti".
Oggi, l'eccesso di comunicazione "in tempo reale", ci dà l'illusione di
una vicinanza virtuale tanto gioiosa quanto- estremamente
aleatoria. Nella civiltà della quotidianità nostra, per eccesso,
telematica e digitale, abbiamo perso, forse, il senso della mèsos,
ovverosia il rispetto della misura, del tempo adeguato, della "giusta
distanza" da prendere- prima di entrare in contatto e in rapporto
di compartecipazione con altri esseri umani . Tutti iper-connessi,
raggiungibili tutti in tempo reale, ciascuno di noi si sente
"eccessivamente" vicino a tutti, mentre, in realtà, si è-
disperatamente tutti assenti e lontano da tutti. L'amicizia, e le
conoscenze e gli amori e le discussioni e le passioni, anche riservate,
e le belle e le- brutte parole, e- tutti i nostri più intimi
sentimenti, e quelli altrui, sono diventati planetari, a portata di
tutti con un clic. - Clic "mi piace", - e il contatto è fatto,
le confidenze aperte, e tutte le distanze d'un colpo annullate. Non c'è
più il tempo di riflettere, né- la voglia.- La giusta misura
della distanza che, nell'intervallo di tempo, - consentiva, una
volta!,- la possibilità di " temporeggiare", di maturare le scelte
amicali e affettive, è , ahimè, scomparsa, annullata- per sempre!
Oggi si confermano- amicizie casualmente- richieste, e si
intrecciano- rapporti confidenziali - e corrispondenze,
e si scambiano- fotografie personali e di famiglia, e si
inviano- saluti con- tanto di bacio- e stima , e
affetto- finali - "oltre misura", a persone, peraltro
ignote,- o solo virtualmente conosciute,- con un-
semplice clic! - Oh! come lontano il tempo in cui, nei rapporti di
amicizia, in amore,- ma anche- nei riguardi dei propri
genitori, nei confronti di persone che non si conoscevano, degli
anziani, dei nostri maestri o di personaggi autorevoli,-
ecc. ecc., si osservava la giusta distanza, prima di ogni leggero
abbandono "confidenziale"! E codesta "distanza" era forma di-
rispetto, discrezione, naturale riserbo, era contegno, senso di
riguardo- della persona, serietà morale, timidezza anche, e forse,
perché no, forma di educazione prospettica! Una distanza, direi quasi
istituzionalmente codificata,- e sentita come necessariamente
propedeutica a ogni forma di- seria scelta di "comunitarietà". E
oggi ? Con la comunicazione "espansa" e l'annullamento delle barriere
spazio-temporali, la vicinanza si è ridotta "a pura ressa". Ed- è
sempre più difficile difendersi " dall'aggressione dell'impersonalità".
La- società digitale- feisbucchiana contemporanea-
sconosce la vera comunicazione e la vera amicizia, e - come scrive il
filosofo Aldo Masullo - calpesta l'intimità. - Sarà questa una
delle perversione del nostro tempo: "lo schiacciamento indistinto di
singoli e comunità"? - Noi, speriamo di no.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com