È davvero l'ultima
rivoluzione dell'informatica, quella che ha portato il digitale nelle
mani, pardon, sotto le dita e i polpastrelli di tutti. Addio a mouse e
tastiera, a casa o in viaggio, perché in ufficio il pc è e resterà a
lungo il dominatore. E così per navigare tra le fotografie degli amici
su Facebook, fare shopping online su eBay o creare una gallery animata
di foto oppure editare un video basta una app (anche gratuita), lo
smartphone o il tablet. Tutto è più semplice, a portata di bimbi e di
anziani. È arrivato un mondo digitale che tutti possono usare, anche
quelli che mai e poi mai avrebbero voluto (e potuto) utilizzare un
computer. Perché con i tablet e lo smartphone, il "computer" diventato
molto più personal, anzi individuale e personalissimo. È ora lo scrigno
dei nostri segreti e delle nostre attività digitali e social. Ma non
solo: il tablet e lo smartphone permette con una maggiore semplicità di
svolgere tutta una serie di attività in modo più agevole: dal
fotoritocco, al prenotare un viaggio o fare check-in direttamente da un
taxi in corsa verso l'aeroporto. E ci sono app a misura di bambino. Con
questi device vedere un film, sul divano, sul letto o sul sedile di un
jet, diventa un momento di relax. E quando devono suonare diventano
eccellenti compagni, magari grazie a soluzioni come lo streaming
offerto da fornitori di canzoni online tipo Spotify. Il successo di
questa rivoluzione a tutto touch, esplosa sulla scia di iPhone e iPad
ma anticipata da Gene Roddeberry in «Star Trek» prima che da Steve
Jobs, e portata al boom di massa da dispostivi Android è sotto gli
occhi di tutti. Cosi come è evidente il declino dei personal computer
domestici e dei cellulari convenzionali. I numeri non lasciano dubbi:
secondo le rilevazioni di Sirmi il mercato dei tablet è letteralmente
esploso registrando in tre anni un aumento di 10 volte dei volumi di
vendita. Nel 2010 nel nostro Paese sono state vendute 428mila tavolette
digitali e il 2013 dovrebbe chiudersi a quota 4,3 milioni. Di pari
passo il giro d'affari che è passato dai poco meno di 200 milioni a
oltre 1,45 miliardi attesi per la fine di questo anno. Se analizziamo i
numeri dell'ultimo trimestre di rilevazioni disponibili (il primo)
scopriamo che in Italia si vendono molti più tablet (884mila, con un
aumento del 146%) che notebook. Questi ultimi registrano un vero
tracollo (-26%) a 556mila unità e genera un fatturato di 325 milioni in
diminuzione del 29%, ma più alto dei quasi 298 milioni generati dai
tablet, in virtù del prezzo unitario più elevato dei pc portatili. A
fare le spese del boom dei tablet sono stati i netbook, i mini pc che
pure avevano riscosso un grande successo sulla scia dell'Eee Pc di
Asus. Questo segmento di mercato di fatto non esiste più: sono stati
consegnati, sempre nel primo trimestre 2013, appena 1.500 unità, con un
calo del 98% in volume e del valore (appena 300mila euro). Al successo
dei tablet e degli smartphone contribuisce anche la possibilità, sempre
più diffusa nelle aziende gestite modernamente, di offrire ai
dipendenti la possibilità di usare dispositivi di propria scelta. È il
cosiddetto Bring your own device: in una parola, Byod. Nel mercato dei
tablet è Apple ad avere il market share più alto (47%), mentre Samsung
ha il 28%, ma offre una pluralità di prodotti, mentre la mela ha due
modelli di iPad: quello normale e il Mini. Al terzo posto, l'italiana
Mediacom con il 15% di market share, Asus è al quarto con il cinque per
cento. Complessivamente Android è dominante con una quota che supera il
50 per cento.Grande assente del mercato tablet è Microsoft. La
dominatrice decennale dei personal computer sta perdendo terreno nei
confronti dei nuovi dispositivi e le speranze di riscossa sono legate
alle tavolette con Windows 8 che però al momento da noi non decollano,
mentre i pc con l'ultimo sistema operativo della casa di Redmond
soffrono sia della concorrenza dei tablet sia di un cambiamento epocale
nell'interfaccia utente che è stata criticata da molti e che stenta a
fare breccia tra gli utenti. Sul fronte dei cellulari il successo degli
smartphone è lampante: il 2013 si chiuderà, in Italia a quota 8,5
milioni di esemplari, contro i 9 milioni dei cellulari convenzionali.
Ma il sorpasso è vicino visto che gli smartphone, di fatto tutti con
tecnologia touch, crescono di oltre il 355 in una proiezione 2013 su
2012, mentre i vecchi cellulari segnano un -55 per cento. E così questi
piccoli dinosauri tecnologici a nove tasti che tenevamo in tasca si
avviano a declino irreversibile: sembrano ormai appartenere a un
lontano passato in questa era di chat compulsive stile Whatsapp che
hanno messo in soffitta gli sms, la digitazione multipressione e il
miticoT9. Abbiamo detto addio alla bustina del messaggino in un'ondata
di innovazione e obsolescenza tecnologica che ricorda la scomparsa
dell'autoradio, quella tenuta sotto il braccio dall'«Italiano» di Toto
Cutugno che ora però, sotto braccio, tiene il tablet e in mano uno
smartphone, tanto grande che rispetto a un cellulare sembra un megasuv
di fianco a una Fiat 126 degli anni Settanta.
Mario Cianflone
Ilsole24ore.com