Chiedono guerra
all’uso dei cellulari e di contrastare l’attività dei siti che offrono
il aiuto - ROMA Misure più stringenti per evitare che gli studenti
copino durante gli esami di maturità. È quanto chiedono i presidi al
ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. In una lettera il
presidente nazionale dell’associazioni Anp, Giorgio Rembado, chiede al
ministro di prendere «tutte le possibili misure per garantire la
regolarità degli esami di stato», contrastando l’attività dei siti che
pubblicano le soluzioni delle prove d’esame (anche attraverso
l’intervento della Polizia postale) e valutando la possibilità di
utilizzare «apparecchiature elettroniche atte a rilevare la presenza di
cellulari accesi, anche in stand-by».
Tali apparecchiature, «di basso costo - si legge nella lettera - non
emettono radio-frequenze (che potrebbero interferire con le
comunicazioni), essendo soltanto rilevatori passivi delle frequenze
emesse dai cellulari». Secondo una stima avanzata dal sito skuola.net,
la dotazione di tali rilevatori costerebbe almeno mezzo milione di
euro: il calcolo è fatto moltiplicando il prezzo di un’apparecchiatura
(dai 20 ai 100 euro) per le circa 22.500 classi del quinto anno, con un
risultato che va da 450mila a 2 milioni e 250mila euro, una cifra tale
da richiedere una procedura di bando di gara europeo. Rembado però
contesta il calcolo: «Il prezzo di un rilevatore intorno ai 50-100 euro
è verosimile, ma va moltiplicato per 3.000 istituti e non per le
classi: quindi il risultato è ben diverso. Noi comunque - prosegue -
non ci siamo messi nella logica esecutiva ma abbiamo voluto porre
l’attenzione sul problema di fondo: è giusto che le prove possano
essere adulterate e abbiano scarsa affidabilità, considerando anche che
saranno sempre più importanti per l’accesso all’università? Vogliamo
favorire la truffa e l’inganno? Noi pensiamo di no». Nella lettera i
presidi chiedono anche di «ricordare in modo circostanziato i doveri di
sorveglianza che incombono ai commissari e i provvedimenti da prendere
nel caso di studenti sorpresi a copiare». Inoltre, di rafforzare tali
indicazioni con l’adozione di strumenti più vincolanti degli attuali,
dal momento che «secondo alcune pronunce giudiziarie, la mancanza di
una normativa primaria in merito renderebbe illegittima l’adozione di
sanzioni». Infine, di «prendere tutte le iniziative consentite
dalle norme per contrastare l’attività dei siti che offrono il loro
aiuto a chi vuole copiare e che comunque pubblicano le soluzioni delle
prove d’esame durante l’orario in cui si svolgono, valutando ad esempio
la possibilità di stabilire uno specifico divieto in tal senso e di
rafforzare le possibilità di intervento della Polizia postale».
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