Ad alcuni, come la
conduttrice Licia Colò, piace definirlo il “Robin Food” dello spreco
italiano: per quella sua impenitente e virtuosa attitudine a recuperare
le eccedenze, suturare le dispersioni, ottimizzare i consumi, in una
parola arginare gli sprechi e rimettere in equilibro le asimmetrie di
sistema. Possibilmente, in un’ottica win-win: dove vince chi recupera
il cibo perfettamente edibile o i pasti buoni che andrebbero buttati,
vince chi dovrebbe spendere per smaltire le eccedenze, vince l’ambiente
e vinciamo tutti, perché meno rifiuti significa anche meno emissioni
nocive da respirare. Ma soprattutto Andrea Segrè, ideatore di Last
Minute Market, saggista e agroeconomista, è un consapevole “dispenser”
di utopie: «Laddove l’utopia è quel che ci serve ogni giorno per
continuare a camminare». Non è un caso, allora, che proprio in questi
giorni Segrè abbia accettato la nomina a “sindaco del paese dei
Balocchi”: avrà un anno di tempo per spiegare ai ragazzi di Bellocchi -
la frazioncina di Fano dove ci si stringe intorno a Collodi - che «la
sostenibilità è l’unica cruna possibile da cui devono passare le
prossime generazioni del pianeta». È targata Marsilio l’ultima “utopia”
di Segrè, il saggio “Vivere a spreco zero” in libreria da oggi (collana
I Grilli, p. 160,12 €): «Un auspicio semplice e necessario» dice
l’autore. «Una visione che si traduce in azione e prefigura la via
d’uscita da una crisi economica, ecologica, etica, estetica, che non
solo sembra senza fine ma è anche estrema nelle sue profonde
disuguaglianze». Potremmo definirlo un libro-manifesto, “Vivere a
spreco zero”: con un’appassionata premessa filosofica intorno alle
ragioni della terza via sostenibile, sospesa fra consumo compulsivo e
decrescita; con esaustivo screening sui dati legati allo spreco di cibo
e al suo impatto sul consumo idrico, energetico e delle risorse
naturali dell’esistente; con una straordinaria appendice operativa,
#azzeralospreco, che si è andata via via componendo sui social network:
una sorta di tweet’n post interattiva che ha raccolto le più
interessanti indicazioni dei follower e degli amici di facebook.
«Questa volta» racconta ancora Segrè «volevo calarmi nella realtà e
nelle dinamiche più vive dello spreco: grazie a un’indagine
dell’Osservatorio Waste Watcher sappiamo che il 42% del totale degli
sprechi, ovvero 76 chili pro capite per anno, si materializza
all’interno delle mura domestiche: si tratta, in peso, del 25% della
spesa. E sappiamo che, se lo spreco alimentare rappresenta l’1,19% del
Pil italiano, la parte del leone è tutta a livello domestico e incide
per lo 0,96%». È certamente il libro di un eco-economista: «Il concetto
stesso di Spreco Zero porta a una nuova visione nel rapporto fra
ecologia ed economia» ribadisce Segrè «dove la seconda è parte
integrante e quindi declinazione conseguente della prima. Spreco zero è
anche il leit motiv della nostra campagna europea “Un anno contro lo
spreco”, da alcuni mesi attiva capillarmente sul territorio grazie a
uno strumento che si chiama Carta Spreco Zero, sottoscritto da
centinaia di sindaci come quelli di Padova, Milano, Napoli, Torino,
Venezia, Trieste, Bologna. La Carta impegna i primi cittadini a misure
concrete di abbattimento degli sprechi sul territorio amministrato e
lunedì 20 maggio saremo a Padova con un forum di mille sindaci italiani
ed europei, in occasione della Green Week 2013. Nel frattempo speriamo
di ricevere una risposta anche dalla Commissione europea, in merito
alla richiesta, fatta propria da una Risoluzione del Parlamento
europeo, di proclamare il 2014 Anno europeo contro lo spreco
alimentare». Quanto ai consigli spicci per la vita di ogni giorno,
“Vivere a spreco zero” abbonda di decaloghi pratici: «Usiamo pentole a
pressione, e cuciniamo comunque sempre con pentole ben coperte per
ridurre i tempi e l’energia; favoriamo la nuova vita e il riutilizzo
dei packaging; rivalutiamo l’acqua del rubinetto; acquistiamo prodotti
sfusi o in confezioni eco-sostenibili; recuperiamo i fondi della moka
casalinga: sono un ottimo scrub per la pelle secca ed eliminano i
cattivi odori da pelle, pentole, fornelli e frigorifero. E ancora,
avvolgiamo bene frutta e verdura nel frigo per conservarle più a lungo;
e magari deponiamo la vergogna, al ristorante, nel chiedere il
pacchetto di avanzi consistenti: aiuteremo così a diffondere la cultura
del wine e doggy bag, senza vergognarci. Il buon cibo acquistato può
sfamarci anche il giorno dopo».
Daniela Volpe
Mattinopadova.gelocal.it