Pacifico: il nuovo
ministro, Maria Chiara Carrozza, ritiri il decreto firmato il 24
aprile. Il miglioramento della formazione universitaria non si attua
allontanando gli studenti a priori, ma abolendo il numero chiuso,
potenziando l’orientamento, introducendo monitoraggi periodici ed
elevando l’obbligo formativo sino alla fine della scuola superiore. È
proprio il caso di dire che il ministro Profumo chiude la sua
esperienza al Miur nel peggiore dei modi: anziché favorire le
iscrizioni all’università da parte degli studenti neo diplomati,
avvicinando l’Italia all’Europa, decide nello stupore generale di
introdurre uno sbarramento per l’accesso al numero chiuso universitario
stabilendo che gli studenti abbiano conseguito almeno 80/100 alla
maturità. È evidente che si tratta di un’operazione destinata a
realizzare l’obiettivo opposto a quel che ci chiede l’Unione Europea,
ovvero elevare il prima possibile il numero di studenti che raggiungono
un alto titolo di studio. Solo 20 giorni fa Eurostat ci ha detto che
l’istruzione terziaria italiana è la peggiore d’Europa: a causa
dell’alto numero di abbandoni - in media due studenti su tre - il
numero di giovani iscritti all’università che raggiunge la laurea è
infatti il più basso di tutti. Con il risultato che, sempre a livello
universitario, l’Italia si posiziona, in alcune fasce d’età, oltre 15
punti percentuali sotto la media Ue. Alla luce di tutto questo, noi
cosa facciamo? Anziché invogliare i nostri giovani ad iscriversi
all’università, introduciamo dei “paletti” che si vanno ad aggiungere a
quelli esistenti da debellare. “Fa un certo effetto sapere – commenta
Marcello Pacifico, presidente Anief – che il Miur intende operare in
senso contrario a quello che ci dice l’Europa. Ma anche la nostra
Costituzione: la Repubblica, infatti, deve mettere nelle condizioni i
suoi cittadini di rimuovere tutti gli ostacoli che si oppongono alla
ricerca del lavoro. Ed è scientificamente provato che la mancanza di un
titolo di studio elevato rappresenta un ostacolo all’affermazione della
persona e della società. Per tutte queste ragioni, Anief invita il
nuovo ministro, Maria Chiara Carrozza, a ritirare il decreto firmato da
Profumo il 24 aprile scorso”. Al suo posto, il sindacato chiede di
approvare un provvedimento che riveda una volta per tutte l’accesso
all’università, abolendo il numero chiuso, almeno così come è inteso
oggi. “Contemporaneamente – continua Pacifico - vanno introdotti il
prima possibile dei percorsi di orientamento per tutte le classi
terminali delle scuole superiori, affidandoli a studenti-senior e
ricercatori esperti che operino come tutor. Oltre che attuare dei
monitoraggi periodici per l’accesso ai corsi, da concordare con gli
stessi studenti in procinto di diplomarsi. Sulla base delle loro
inclinazioni e potenzialità. In modo da favorire il loro successo
formativo, dando per scontato che l’innalzamento dell’obbligo formativo
venga portato sino al termine delle scuole superiori”.
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