[...]
“Veramente più volte appaion cose
Che danno a dubitar falsa matera
Per le vere ragion che son nascose”
(Dante, Purgatorio, c.XXII, vv.28-30)
Ci voleva l’atto scriteriato, cruento, e disperatamente
improvvido, di uno sventurato e infelice disoccupato, nonché il
prezzo del sacrificio di due incolpevoli fedeli servitori dello Stato,
perché i nostri “professionisti” della politica, con deplorevole e
ingiustificabile ritardo, riscoprissero e riconoscessero l’urgenza
e la necessità di abbassare i toni dell’odio e di censurare il
lessico della guerriglia, e recuperassero l’austerità e il buon
senso di mettersi d’accordo nel governo della cosa pubblica
e cominciassero a lavorare seriamente senza livori e rancori? So
che la politica è l’arte del possibile e che la regola del "mai dire
mai" non è bestemmia da far perdere la grazia del paradiso.
“Veramente più volte appaion cose
Che danno a dubitar falsa matera
Per le vere ragion che son nascose”
(Dante, Purgatorio, c.XXII, vv.28-30)
Ma, ripeto: ci voleva la consumazione di una tragedia, perché i due più grandi partiti, se non altri, si accorgessero che questo antico e nobile Paese, ridotto, per mala politica, allo stremo delle sue forze di sopportazione del disastro economico e dello sfrangiamento del suo tessuto sociale, non poteva più soffrire contenuti e e forme becere di certo lessico politico?
Non era sufficiente l’enorme disagio sociale per farli ravvedere?
Ci voleva pure un tributo di sangue innocente e di dolore congiunto, per ravvedersi e condannare finalmente i toni odiosamente sconci e sguaiati di una politica litigiosa,"divisiva" e avvelenata, durata vent’anni?
Tanto ci voleva, perché i partiti potessero rappacificarsi e collaborare insieme per il bene comune? Vent’anni di "guerra civile fredda" il Paese ha dovuto sopportare!
Vent’anni di vergogne: quella di una casta politica ingorda e sfacciata, - e insensibile ai disagi del paese reale; che non ha saputo fare altro che ridurre il Parlamento a spazio da corrida e a spaccio di favoritismi e scambi di vessilli e di poltrone; un parlare a vuoto di "riforme strutturali" senza mai farle; un preferire alla dialettica del discorso rispettoso delle ragioni altrui, la violenza verbale, la zuffa, lo scontro e la demonizzazione dell’avversario politico, usando spesso eccessi verbali da postribolo; un diluviare di contumelie e scandali, pubblici e privati; e truffe, e sperpero di denaro pubblico; evasioni fiscali vergognose, e privilegi da alto medioevo; e lassismo etico da basso impero, e incultura elevata a sistema.
Anni bui, quelli che hanno piagato il nostro belpaese: esodati, precari, disoccupati, disperati per la perdita del lavoro; e fabbriche chiuse, e imprese fallite, e povertà aumentate!
E la Scuola? e l’Istruzione, la Ricerca e la Sanità pubblica ?
Le abbiamo viste agonizzare sotto i colpi impietosi d’accetta, che tagliavano risorse e negavano investimenti. E, infine, i giovani!, derubati del loro futuro.
Oggi, si cambia? Cambiano "le politiche"?
Noi ce lo auguriamo. E speriamo, soprattutto, che ritorni in Parlamento "la politica" vera, quella con la P maiuscola, che cerchi e ami il confronto sereno e costruttivo; la politica della pacificazione, del buon senso e della civiltà della parola, e del rispetto rigoroso dei diritti costituzionali dei cittadini tutti, la Politica che lotti contro tutte le forme di corruzione e di malaffare!
Questo, il nostro auspicio. Pro bono malum!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com