Cara ministra Carrozza,
innanzitutto complimenti per la rapidissima carriera politica, appena
ieri capolista del PD in Toscana, evitando primarie e guerre per bande;
e oggi già ministra della (Pubblica, speriamo) Istruzione. Ma ancor più
congratulazioni per la sua biografia professionale “picomirandolesca”.
Scienziata di fisica nucleare, bio-ingegnera (noi femminilizziamo i
titoli) robotica e meccatronica, esperta di domo-robotica e
neuro-robotica, risparmio energetico, biotecnologie e biomeccatronica;
e in più rettora di Scuola superiore e supervisora di dottorandi e
ricercatori, nonché conferenziera globale. Di fronte a tanta scienza,
ogni dubbio sulla sua nomina dovrebbe sparire.
Eppure un interrogativo ci è venuto in mente: ma di scuola-scuola,
delle materne, elementari, medie e superiori, delle condizioni di
lavoro e di studio negli istituti, di precari e inidonei, docenti ed
Ata, quanto ne sa al momento?
E per stare alla stretta attualità, come si concilia la ministra
robotica con gli indovinelli Invalsi, con il Sistema di (s)valutazione,
con la scuola-quiz e la scuola-miseria, triste realtà che si apre
davanti a milioni di giovani, al di fuori dei “fasti” del modello
Sant’Anna?
E cosa ne pensa della farsa che dal 7 al 16 maggio si ripeterà nelle
nostre tormentate scuole con i quiz Invalsi, divenuti metri di misura
della qualità dell’istruzione?
E contro cui – oltre ad altri temi - abbiamo convocato uno sciopero di
tre giorni (il 7 alle elementari, il 14 alle medie e il 16 alle
superiori) di tutto il personale della scuola?
Qualora non fosse in materia preparata come nella enorme gamma di
sue competenze, la inviteremmo a leggere l'Appello (vedi www.cobas-scuola.it)
che abbiamo lanciato contro la scuola-quiz e che ha raccolto già molte
migliaia di firme di docenti di scuola e Università, uomini e donne
della cultura e delle arti - tra i/le quali Pietro Barcellona, Cesare
Bermani, Marina Boscaino, Maria Grazia Campari, Luciano Canfora,
Donatella Della Porta, Giorgio Israel, Romano Luperini, Moni Ovadia,
Riccardo Petrella, Salvatore Settis e Guido Visconti.
Nell'Appello si sottolinea che "i quiz standardizzati avviliscono il
ruolo dei docenti e della didattica, abbassando gravemente la qualità
della scuola" e che "l’inserimento di queste prove, come valutazione
dell'efficacia della scuola, spinge i docenti ad abdicare alla loro
primaria funzione intellettuale e a piegarsi all'addestramento ai
quiz". L'Appello invita a lottare contro i test Invalsi perché
annullano "le soggettività coinvolte nell’atto pedagogico: ad uno
studente privo di pensiero critico corrisponde un docente ‘tabulatore’
sempre più lontano dall’autonomia e dalla libertà d’insegnamento"; e
perché "l'impostazione standardizzata è assolutamente inadeguata a
rilevare il grado di preparazione di uno studente e di un docente, né
tanto meno dell'efficacia di una scuola". L'Appello sottolinea gli
interessi di un apparato economico esterno "non interessato a che la
scuola miri alla formazione complessiva dei futuri cittadini, ma che
vuole che addestri una forza lavoro con competenze generiche e
flessibili, capace di adattarsi alla precarietà endemica nel mondo del
lavoro”. "Pertanto - conclude l'Appello - chiediamo ai docenti, agli
studenti e a tutti i cittadini interessati alla scuola pubblica di
aiutarci a fermare la scuola-quiz, il Sistema di (s)valutazione, l'uso
di indovinelli per imporre una scuola-miseria, degradata e impoverita
per lasciare il posto alla scuola privata e alla mercificazione
dell’istruzione e della cultura". Ci piacerebbe che firmasse anche lei
l’Appello, ma forse pretendiamo troppo in così poco tempo.
Però, potremmo approfittare dei due sit-in che terremo davanti al suo
Ministero il 7 e il 16 maggio per confrontarci su questi temi e sugli
altri argomenti per cui lo sciopero (il primo convocato con il nuovo
governo) è indetto e cioè:
- la restituzione a docenti ed Ata del salario rubato con il blocco dei
contratti e degli scatti di anzianità;
- l’annullamento della deportazione dei docenti "inidonei" e
dell'espulsione degli Ata precari;
- l'assunzione dei precari su tutti i posti disponibili;
- il rifiuto delle prove selettive per entrare a scuola e delle
classi-pollaio;
- la restituzione nella scuola del diritto di assemblea e di
contrattazione per tutti/e.
Sperando di poterla incontrare presto, le auguriamo di essere inclusa
nei prossimi mesi tra i rarissimi politici e politiche di cui si possa
dire che hanno lavorato per la difesa e il miglioramento
dell’istruzione pubblica.
Piero
Bernocchi - portavoce nazionale Cobas
cobas.comitati.di.base.scuola@gmail.com