Il nord?
È un pensiero che non ho mai avuto. Per principio lo escludevo. Devo
dire che al sud stavo bene. Avevo lì il lavoro, una casa, la famiglia,
gli amici, gli hobby. Non mi mancava nulla. Poi un giorno ho preso una
decisione con mia moglie. Una decisione drastica e imprescindibile.
Quella decisione mi ha portato via da casa. Credevamo in ciò, e ci
crediamo ancora, nonostante i molti cambiamenti succeduti. L’ultimo
giorno del mese di agosto, partii. Destinazione, la Provincia di
Latina. Mi attendeva la sede di lavoro degli uffici di Roma. La società
da cui dipendo tutt’ora, mi ha assunto subito. La mattina mi sono
licenziato, il pomeriggio avevo il contratto. Era il 2010. Sembra
impossibile che in Italia possa accadere, ma a me è accaduto.
Mi ero licenziato per una profonda insofferenza verso alcuni miei
colleghi e sul “ciclo programmatico della società”.
I colleghi rimasti, oggi, tre anni dopo, sono stati licenziati, due
ancora permangono ma presto, toccherà anche a loro. Col tempo, la
vecchia azienda, mi ha rimpianto ma, per coerenza, ho dato seguito a
ciò che hanno più volte ribadito, la mia onestà, così sono rimasto ai
margini.
Ho girato l’Italia, in lungo e in largo, lavorando in molti Enti
pubblici, il mio lavoro è quello di ispettore di impianti termici,
pubblici e privati. L’ispezione si svolge ovunque così ho un “campo” a
trecento sessanta gradi nelle aziende, società private e pubbliche,
caserme, insomma posso dire che questo mio lavoro mi dà la possibilità
di conoscere “molta” Italia.
Il mio arrivo al nord avviene nell’ottobre del 2011, alla terza
settimana. Bergamo è stata la mia destinazione. Dalla storia conosco
Bergamo per la prima occupazione, quella dei Galli, Cenomani e Senoni.
In latino è conosciuta come Bergomum. La Gallia Transpadana viene
quindi annessa alla Repubblica Romana in espansione e, dal 49 a.C.,
anche Bergomum diviene un Municipio romano.
I romani riedificano il centro secondo gli assi cardo-decumano. A
seguito della caduta dell’Impero, Bergomum viene ripetutamente
saccheggiata, fino all’arrivo dei Longobardi nel 569, che vi insediano
un Ducato. In questo periodo a Bergamo vi fiorirono le seguenti potenti
famiglie longobarde: Suardi, Colleoni, Crotti, Rivola, Mozzi,
Martinengo. Spodestati nel 774 dai Franchi, la città viene retta da una
serie di vescovi-conti. Dal 1098 Bergamo è Libero Comune, e dopo un
paio di guerre con Brescia si unisce alla Lega Lombarda contro
l’imperatore Federico II. A partire dal XIII secolo, nell’ambito delle
lotte tra guelfi e ghibellini, Bergamo cade sotto l’influenza dei
Visconti di Milano, che fortificano la Cittadella. Dal 1428 Bergamo
entra a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia, il cui
dominio le porta pace e prosperità.
I veneziani ricostruiscono la città vecchia, erigendo possenti mura
difensive. Il dominio veneto continua fino all’epoca napoleonica
quando, dopo la breve esperienza della Repubblica Bergamasca, della
Repubblica Cisalpina e del Regno d’Italia, con la Restaurazione,
Bergamo cade nella sfera austriaca del Regno Lombardo-Veneto. Gli
austriaci sono i fautori della prima industrializzazione del territorio
bergamasco, con l’impianto di manifatture tessili.
Bergamo prende parte al Risorgimento fornendo buona parte dei Mille.
Garibaldi stesso entra in città, con i suoi Cacciatori delle Alpi, l’8
giugno 1859. Dal 1860 Bergamo è parte del Regno, e poi della Repubblica
Italiana. Bergamo e la sua provincia contribuirono alla spedizione dei
Mille con un notevole numero di cittadini, 174, appartenenti a tutte le
classi sociali, escluso il mondo rurale. Alcuni di essi assunsero
statura storica e rilevanza nazionale, non solo come garibaldini ma
anche come patrioti, per la loro precedente partecipazione agli
avvenimenti del 1848.
Infatti, Bergamo è conosciuta anche come la “Città dei Mille”. Ma è
anche la città di Giovanni XXIII, il “papa buono”, Angelo Giuseppe
Roncalli (Sotto il Monte (BG), 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3
giugno 1963), il 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, 3º
sovrano dello Stato della Città del Vaticano. Fu eletto papa il 28
ottobre 1958 ed in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare
un poderoso rinnovamento della Chiesa.
Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo
II il 3 settembre 2000. Sono tante le tradizioni che legano il nord al
sud. Santa Lucia, per esempio. È una festa molto amata dai bambini per
via dei regali che la Santa porta loro la notte del 12 dicembre di ogni
anno.
Tante le chiese a lei dedicate, sparse in tutta Italia, diverse anche a
Bergamo e provincia: la più famosa è sicuramente quella che si trova
nei pressi del Sentierone, nel cuore della Bergamo bene, famosa perché
ogni anno migliaia di bambini fanno la coda per andare a “consegnare”
la loro letterina contenente le richieste dei giochi desiderati.
Tantissime le tradizioni legate al nome di Santa Lucia, come il
tramandare, di generazione in generazione, il racconto che Santa Lucia
arrivi, la notte del 12 dicembre, a bordo del suo carretto trainato da
un asinello per portare i doni ai bambini.
Per ingraziarsi la Santa bisogna fare i bravi e far trovare, davanti
l’uscio di casa, una ciotola con del latte per sfamare l’asinello,
meglio ancora se accompagnata da un po’ di paglia. Inoltre non bisogna
entrare nella stanza in sua presenza, altrimenti la santa getterà la
cenere negli occhi del bambino impaziente, rendendolo cieco. In
tantissimi paesi della bergamasca è anche tradizione che la Santa
arrivi nella piazza del paese portando i doni ai bambini che ivi si
riuniscono: diverse sono le amministrazioni comunali che promuovono
questa iniziativa, sicuramente bella e lodevole.
Arrivai a Bergamo pieno di entusiasmo. Dal punto di vista lavorativo mi
sarebbe stato riservato un compito difficile, ripristinare le cose
“rotte”.
Ricordo che, all’inizio, girai molti bar prima di accostarmi ad un buon
caffè! (Io amo molto il caffè).
Poi, iniziai a conoscere gente. Politicamente la Provincia di Bergamo è
amministrata dalla Lega, anche se, ideologicamente, è di sinistra.
Direi che è uno spaccato dell’Italia.
La gente è fredda come un bastone lasciato sott’acqua, magari gelida.
Nelle cose semplici non manifestano quella socialità che è tipica del
meridionale. Le Chiese sono molto frequentate, anzi grazie a dei
volontari vengono distribuiti buoni pasto e posti letto, per i più
disagiati.
Per detta loro, i bergamaschi non amano molto i meridionali. Così
mentre mi recavo presso il mio ufficio, in Provincia, ho letto molti
articoli che denunciavano il degrado della cosa pubblica anche in
queste terre del nord. Ho imparato che qui al nord i giornalisti,
usano, senza mezzi termini, la parola “corruzione” per definire le
tangenti “scambiate” tra politici e imprese private. Reato che, da noi,
è, solitamente, mafioso. Così, andando in profondità, ho compreso che
ciò che infastidisce di più i bergamaschi è l’omertà del popolo
siciliano, e meridionale.
Però la vera omertà l’ho scoperta al nord, dentro gli uffici pubblici,
tra gli impiegati statali, un intero popolo incapace di alzare la
testa, che fa esattamente quello che fanno nel resto d’Italia: cede ai
conflitti di interesse, patteggia per le aziende private amiche, lede e
favorisce alcune gare di appalto.
E, spostandomi verso altri Enti pubblici lombardi, le mie convinzioni
non sono state smentite. Certo, l’avversità per il sud rimane, prevale
il regionalismo contro il regionalismo, alla faccia dell’Unità
d’Italia. Anche se è cambiato il modus operandi di molti lombardi,
maggiormente rivolti all’accoglienza, anche perché molti di loro sono
immigrati meridionali. Come ogni crisi che colpisce un’intera nazione,
questo comprensorio, altamente industrializzato, produttore di immense
ricchezze, più di 1/3 del PIL italiano, e che dà lavoro a molte
persone, è in recessione, com’era plausibile, però, a causa della sua
grande forza organizzativa, ha cercato di assorbire il “colpo”, anche
se molte imprese hanno chiuso per fallimento o si sono trasferite in
altri paesi, più “abbordabili”, come la Svizzera, lasciando sul
lastrico molti lavoratori.
Ciò che mi stupisce maggiormente, in questa terra lombarda, è la grande
immigrazione di stranieri, che ha creato larghe sacche di criminalità,
determinando, nella popolazione, problemi di sicurezza, e a cui la
Lega, politicamente, ha dato voce, soprattutto, nel suo periodo di
“maggiore gloria”.
Anche il clima è contro noi meridionali, è umido, freddo, senza vento.
Spesso mi chiedo: cosa ci faccio qui? La terra lombarda è difficile da
raccontare, e ogni angolo di terra è diversa e insondabile. Ma i
lombardi, comunque, sono un popolo calmo e virtuoso, tollerante e
discreto, liberale e cristiano, contadino e “finanziario”, legatissimo
alle proprie tradizioni.
I meridionali che ho conosciuti rimangono in questa terra perché oramai
i loro figli si sono ambientati e “lombardizzati”, ma, in cuor loro,
vorrebbero ritornare a casa. E qui mi viene in mente quel vecchio detto
che mio nonno diceva sempre: “Un uomo
quando nasce è legato a due ombelichi: quello materno e quello terreno”.
Per questo detto non dispero di ritornare a casa mia, e di portare con
me il meglio di questa terra lombarda, per il bene nel mio piccolo
paesello, Sortino, in provincia di Siracusa.
Telemaco Aliano