Migliaia di
supplenti sono attualmente senza stipendio a causa del solito
“pasticcio all’italiana” causato da chi non conoscendo i nostri mari ha
tentato di navigarli. Il caso del personale incaricato tramite
supplenze brevi è alquanto singolare; la loro retribuzione non viene
corrisposta da mesi a fronte di regolare servizio svolto, eppure la
Costituzione, agli artt. 35 e 36, afferma che "la Repubblica tutela il
lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni" e che "il lavoratore ha
diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del
lavoro svolto". La violazione degli articoli della Costituzione citati,
a nostro avviso, non fa altro che infierire sulle pessime condizioni
lavorative che i docenti della scuola italiana ogni giorno affrontano e
che purtroppo si ripercuotono sul “servizio” offerto alle nuove
generazioni che dovranno garantire il futuro di questo paese. Ma
veniamo all’origine del problema: fino al 31 dicembre 2012 gli oneri
retributivi derivanti da supplenze brevi e saltuarie erano a carico dei
singoli istituti, ma in caso di mancanza di fondi nelle casse
scolastiche, i presidi si trovavano costretti a liquidare i pagamenti
con qualche mese di ritardo. Ovviamente qualche preside insolvente alle
volte si prendeva anche la responsabilità di firmare il contratto di
supplenza consapevole della mancanza dei fondi stessi; dal 1° gennaio
2013, secondo quanto stabilito dalla Legge sulla ‘Spending review” del
luglio scorso, spetta al Ministero dell’Economia farsi carico dei
pagamenti per i supplenti della scuola. Questa novità avrebbe dovuto
portare ad una semplificazione delle procedure, visto l’accentramento
delle competenze nelle mani di un solo organo, ma non ha fatto altro
che generare un corto circuito nel sistema, lasciando senza stipendio
più di 25.000 supplenti brevi che garantiscono allo Stato italiano
l’erogazione di un servizio fondamentale. I tentativi di trovare una
soluzione a questa triste vicenda sono stati molteplici: il Miur aveva
promesso, infatti, un’emissione “speciale” di pagamento per il 12
febbraio 2013 che poi è saltata rimandando l’erogazione al lunedì
successivo. Entro le ore 18 di quel giorno le scuole avrebbero dovuto
caricare online i dati di ogni supplente, ma un ulteriore incidente ha
fatto saltare l’appuntamento: diecimila istituti nelle stesse ore hanno
effettuato l’accesso allo stesso server e il sistema informatico è
andato in tilt con conseguenti interruzioni, malfunzionamenti e
ulteriori ritardi. Di conseguenza, alle ore 15 del 18 febbraio il
ministero inviava una mail collettiva a tutte scuole italiane in cui si
avvisava di inserire anche i rimborsi di novembre, dicembre e la
tredicesima. Non tutte le scuole, però, si sono accorte per tempo di
tale comunicazione e a causa del mancato e intempestivo inserimento di
tutti i dati a sistema, numerosi supplenti brevi sono rimasti senza
stipendio. ANIEF, pertanto, mette a disposizione il modello di diffida e messa in mora che il
personale interessato dovrà inviare con urgenza alla Ragioneria
territoriale di competenza (ufficio pagatore della provincia in cui si
è svolto il servizio) e presso la scuola attuale sede di servizio. Nel
caso in cui l’amministrazione, in seguito alla ricezione del modello di
diffida, non provveda entro 8 giorni a corrispondere le somme dovute,
ANIEF invita gli interessati a segnalarlo alla casella e-mail
stipendi.supplenti@anief.net, al fine di stabilire le strategie legali
per la risoluzione del caso.
www.anief.org