Le motivazioni: abuso dei
contratti a termine, mancati scatti d’anzianità, stipendi estivi non
corrisposti per gli anni passati e per quelli futuri fino alla
pensione. Pacifico (Anief): siamo solo all’inizio, se lo Stato non si
ravvede stavolta sborserà indennizzi per centinaia di milioni di euro.
Ora nessuno potrà dire che era un caso isolato la sentenza con cui, il
15 febbraio scorso, il giudice Petrusa di Trapani aveva disposto un
risarcimento record di oltre 150mila euro netti, più accessori e
interessi, nei confronti di un docente precario di educazione fisica e
di sostegno come compensazione per l’abuso dei contratti a tempo
determinato, mancati scatti di anzianità, mensilità estive non
corrisposte per gli anni passati e per quelli futuri fino all’età
pensionabile. A distanza di pochi giorni, un altro insegnante precario,
stavolta di elettronica ed elettrotecnica, ha avuto un risarcimento per
motivazioni analoghe ancora più consistente: il supplente ha infatti
elevato il record di indennizzo per questo genere di ricorsi a 169.700
euro! Il giudice, lo stesso della prima sentenza, nel rigettare la
domanda di conversione del contratto ha confermato il precedente
orientamento, su ricorso notificato dall’avvocato Corso, coordinato
dagli avvocati Ganci e Miceli, sempre per conto dell’Anief, dichiarando
l’illegittimità delle clausole apposte nel contratto a termine: nel
prendere in considerazione soltanto le annualità dal 2006 al 2012,
durante le quali il ricorrente è stato assunto senza il pagamento delle
mensilità estive e degli scatti di anzianità, ha quindi disposto il
pagamento degli stessi nella misura di 28.500 euro netti, oltre
accessori. Per il risarcimento del danno relativo alla mancata
stabilizzazione, inoltre, cagionato dal comportamento illecito
dell’amministrazione che aveva assunto il ricorrente fin dal 2001 e che
con ogni probabilità continuerà a reiterare i contratti a termine, al
netto della posta attiva del risarcimento, atteso che il ricorrente
dovrebbe percepire in futuro le stesse retribuzioni, per evitare
locupletazioni, il giudice ha inoltre condannato il Miur al pagamento
di 137.000 euro netti, oltre interessi da capitalizzare. Di questi,
55.000 euro riguardano i mesi di luglio e agosto di ciascun anno
futuro, 46.000 euro per la mancata progressione economica futura e
36.000 euro per gli anni in cui il ricorrente non verrà retribuito
perché non assunto, individuati in via equitativa nel 10% del periodo
lavorativo residuo. Lo stesso giudice ha infine riconosciuto al
ricorrente il punteggio di servizio per i mesi estivi di ciascun anno a
decorrere dal 2005. Ha compensato, infine, le spese di lite per la metà
tra i convenuti, e per l’altra a carico dell’amministrazione per un
totale di 4.200 euro oltre Iva e Cpa, essendo la causa del valore tra i
100.000 euro e i 500.000 euro ai sensi del D.M. 140/12. Cosa accadrà
ora è facile da immaginare. Siamo, infatti, appena all’inizio di una
nuova stagione di ricorsi che riscattano gli abusi nei confronti dei
precari della scuola. Nei prossimi giorni si attendono le altre
sentenze, stavolta patrocinate dall’avvocato Adamo, sempre per conto
dell’Anief. “Anche se ogni controversia presenta situazioni specifiche
– dichiara Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir
alla scuola e alle alte professionalità – abbiamo seri motivazione per
pensare che i giudici del lavoro non vogliano assecondare l’abuso
cronico del datore di lavoro, in questo caso lo Stato, nello stipulare
contratti a termine e ‘contra legem’. Oltre che nel negare
l’assegnazione di cattedre nella loro interezza, compresi i periodi
estivi, e di quegli scatti stipendiali concessi erroneamente sino ad
oggi solo al personale di ruolo”. “Per quanto riguarda la corposità
delle cifre corrisposte in questi giorni – continua il sindacalista
Anief-Confedir - non dobbiamo sorprenderci: rappresentano un equo
indennizzo. E presto diventeranno la regola. Facendo sborsare allo
Stato, braccato anche dai giudici di Lussemburgo, centinaia di milioni
di euro. A meno che il nuovo Governo non decida finalmente di adottare
finalmente il buon senso, recependo la clausola 5 della direttiva
1999/70/Ce che apre alle assunzioni in ruolo per tutti i lavoratori che
hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, anche non continuativi. Che
significherebbe assumere 80mila precari, metà docenti e metà Ata. Con
buona pace del ministro Patroni Griffi, che a pochi giorni dalla sua
uscita di scena a capo della Funzione Pubblica – conclude Pacifico -
vorrebbe incredibilmente escludere proprio la scuola dell’accordo
quadro nazionale riguardante tutto il resto della pubblica
amministrazione”.
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