La
scelta di spostare in avanti solo i primi due giorni, senza indicare le
nuove date, sta mettendo in seria difficoltà migliaia di candidati con
viaggi e soggiorni prenotati. Bisognava dare loro subito indicazioni
certe. E rimandare tutte le altre verifiche: siamo sicuri che dal 13
febbraio tornerà tutto alla normalità? Viene da pensare che con questa
scelta il Miur abbia voluto prendersi anche quarantottore in più di
tempo per fronteggiare l’inattesa ondata dei 7mila candidati fatti
ripescare dall’Anief e per la mancanza di commissari sottopagati.
“Rinviare i primi due giorni di prove scritte del concorso a cattedra,
senza indicare le nuove date, significa lasciare migliaia di candidati
in un uno stato di incertezza che si poteva evitare: il Ministero
dell’Istruzione avrebbe dovuto spostare tutti gli scritti a dopo le
elezioni politiche del 24 e 25 febbraio”. A sostenerlo è l’Anief, dopo
che dalla serata di ieri il sindacato sta ricevendo una valanga di
lamentele e richieste di indicazioni da parte dei partecipanti alle
verifiche scritte per diventare docenti della scuola dell’infanzia,
della primaria e nelle classi di concorso A017 e A033. “Ancora una
volta, – commenta amaramente il presidente dell’Anief, Marcello
Pacifico - il Ministero sembra dimenticare che dal suo operato dipende
il destino non di freddi numeri, ma di tantissime persone in carne e
ossa. L’amministrazione non sembra curarsi del fatto che in questo
momento ci sono migliaia di persone che hanno usufruito di giorni
permesso, che hanno alberghi, treni e voli prenotati per svolgere delle
prove scritte programmate da tempo. Con tanto di viaggi di ritorno già
prenotati. E da viale Trastevere che fanno? Si limitano a comunicare
che i primi due giorni di prove scritte ‘sono rinviate a data che sarà
comunicata martedì 12 febbraio’”. L’Anief non mette in discussione la
decisione del Miur di sospendere le prove: a fronte di cause di forza
maggiore, come delle gravi condizioni meteorologiche avverse e delle
conseguenti indicazioni della Protezione Civile, non si poteva fare
diversamente. È stata una scelta più comprensibile quella di evitare
che molti candidati non riuscissero a raggiungere le sedi a causa della
neve o delle strade impraticabili. Non si comprende però come si possa
pensare, a fronte di questo scenario, che mercoledì prossimo, il 13
febbraio, possa essere tutto tornato alla normalità. Anche per mettere
tutti i partecipanti nelle stesse condizioni, emotive e fisiche,
occorreva spostare in blocco tutte le prove programmate tra l’11 ed il
21 febbraio. “A questo punto – continua Pacifico – abbiamo concreti
motivi per pensare che il Ministero abbia scelto di rinviare i primi
due giorni di prove scritte non solo per le condizioni meteorologiche.
Ma anche per prendere tempo: l’operato dei legali dell’Anief ha infatti
permesso ad oltre 7mila candidati che avevano conseguito tra 30 e 34,5
punti alle preselettive di essere ammessi alle prove successive,
alzando del 10% il numero complessivo di aspiranti docenti. Le sentenze
dei Tar hanno messo ancora più in difficoltà la macchina organizzativa
ministeriale, già in affanno per la mancanza di commissari e
presidenti. Dei ‘valutatori’ per la prima volta sottopagati e messi ad
operare senza strumenti di valutazione chiari ed omogenei”. “Rinviare
di quarantottore l’avvio delle prove – conclude il presidente
dell’Anief – è stato evidentemente provvidenziale per sanare anche
questo intoppo. Ancora una volta, però, a pagare le disfunzioni saranno
i futuri docenti delle nostre scuole”.
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