
La Repubblica italiana ha provveduto per legge a proclamare il 27 gennaio di ogni anno, il “Giorno della memoria”, a ricordo proprio di quel lugubre 27 gennaio 1945, data della scoperta dei campi di sterminio di Auschwitz e della inaudita barbarie del nazismo. Le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono, in seguito, compiutamente per la prima volta al mondo, l'orrore scientemente programmato del genocidio nazista, lo sterminio degli ebrei, la deportazione, la prigionia e la morte di donne, uomini, vecchi e bambini, e di tanti e tanti inermi italiani perseguitati e torturati per motivi politici.
A noi, dunque, come educatori, l’obbligo morale e intellettuale di non dimenticarle mai più quelle tragiche e crudeli pagine di storia, e di tramandarne amorevolmente e responsabilmente ai giovani la memoria: dell’olocausto, delle sevizie, delle torture, del razzismo, e di tutte le nefandezze di cui si ammantano i fondamentalismi ideologici e sanguinari di tutte le guerre!
Quest’anno il 27 gennaio “cade” di domenica; è augurabile, quindi, che le istituzioni scolastiche ne anticipino a sabato (- se non prima- ) la commemorazione. Si faccia tesoro di codesta opportunità memoriale! Conoscere il passato serve a rafforzare il senso delle nostre radici, a saper se questo che ci sta accanto è un uomo, o un bruto; e, poi, la conoscenza della storia con il suo carico di esperienze effettuali, è vitale per i giovani, soprattutto per quelli di oggi, sempre, ahimè, più confusi e disorientati nella loro estimativa, e più bisognosi di punti di riferimento e di confronti costruttivi. I giovani attraverso lo studio della storia, -( ma anche della letteratura e delle arti, in genere),- possono e debbono “sapere”, e capire senza tentennamenti che: con il male, i pregiudizi, l’odio, il filo spinato, le trincee, le guerre; con la faziosità, il disprezzo della dignità umana, l’intolleranza; con le dittature, il razzismo, la violenza inutile e gratuita; con le torture corporali e morali, le distruzioni, il terrorismo fisico e spirituale; con l’ignoranza e i fondamentalismi religiosi e il fanatismo, nessun uomo può sopravvivere, nessuna società può crescere libera, e può dirsi veramente umana.
Cari alunni, vi lascio a Primo Levi; sta già bussando; è dietro la porta della vostra aula! Mi raccomando, ascoltatelo, in religioso silenzio. Le sue, dopotutto, sono parole di fede ed di speranza nell’Uomo!
Nuccio Palumbo
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