Nel
settembre del 1893 Pirandello pubblica su La nazione letteraria
di Firenze un articolo intitolato Arte e coscienza d’oggi. Sono
passati la bellezza di 120 anni da quella data, ma l’esame di
coscienza e le riflessioni fatte allora su alcuni punti relativi
ai comportamenti della vita sociale dall’appena ventisettenne
scrittore, in quell’articolo, risultano ancora essere di una struggente
e impressionante attualità! O imperitura vitalità, e straordinaria
preveggenza, dei classici! Ha ragione il poeta Luzi
nel dire che” i classici sono concrezioni di pensiero e di forma
inattaccabili dal tempo, a cui è sempre possibile ricorrere come a
depositi di sapienza”. In quel lontano 1893, Pirandello scrive: “In
tutti noi, ove più ove meno, possono rinvenirsi i segni …fisici e
intellettuali della degenerazione! [...] Ostentiamo intanto quasi
tutti disprezzo per ogni opinione tradizionale, come per
mascherare il sordo scoraggiamento che è in fondo a noi tutti, e il
presentimento di oscuri timori […..] Crollate le vecchie norme, non
ancora sorte o almeno stabilite le nuove ; è naturale che il concetto
della relatività di ogni cosa si sia talmente allargato in noi, da
farci quasi del tutto perdere l’estimativa. Il campo è libero da ogni
supposizione. L’intelletto ha acquistato una straordinaria mobilità.
Nessuno più riesce a stabilirsi un punto di vista fermo e
incrollabile…Non mai, credo, la vita nostra eticamente ed esteticamente
fu più disgregata. Slegata, senz’alcun principio di dottrina e di
fede…”.
Che di più? Pirandello, già a quel tempo, lamentava, tra le
altre cose, un malessere storico ed esistenziale che è, per buona
parte, alla radice identico a quello che, mutatis mutandis,
lamentiamo noi a tutt’oggi : l’ipocrisia, che sta alla base dei
rapporti del vivere sociale; l’apparire che fa aggio sull’essere;
le menzogne consapevolmente spudorate della politica populistica,
che, ammaliando, mirano strumentalmente a conciliare l’inconciliabile e
a far credere l’incredibile; l’ateismo strisciante che,
paradossalmente, si auto-definisce devoto, il relativismo etico e
le degenerazioni morali e intellettuali in tutti i campi.
Che di più? Amen.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com