Un confronto con
gli altri paesi europei può servire a smontare il pregiudizi secondo
cui solo in Italia gli insegnanti lavorerebbero così poco. Un
pregiudizio sparso in abbondanza dalla grande stampa in occasione
dell’ipotesi, poi caduta, di innalzamento dell’orario di lezione degli
insegnanti dalle canoniche 18 ore a 24 ore. Nelle settimane passate un
fremito ha attraversato le scuole secondarie italiane: ha messo in
allarme i docenti di queste scuole. L’ipotesi poi è fortunatamente
caduta, ma non c’è dubbio che l’aver sollevato questa questione in un
quadro di sacrifici che a tutti si chiede di fare da un lato non lascia
dormire sonni tranquilli dall’altro riapre una annosa discussione. La
cosa è tanto più difficile (per gli insegnanti) e complicata se si
pensa che nell’immaginario collettivo delle famiglie italiane
l’insegnante è ancora “quello che i loro figli vedono a scuola”, per le
ore che l’hanno di fronte. Naturalmente tutti sanno, e gli insegnanti
meglio di tutti, che le ore di lavoro di un insegnante non si riducono
al frontale, alle ore di lezione, e che vanno considerate anche altre
attività dalle riunioni collegiali alla correzione dei compiti, dalla
preparazione delle lezioni al ricevimento parenti, agli scrutini ecc.
ecc., ma per quanto si faccia e si dica non c’è dubbio che è difficile
modificare l’immagine dell’insegnante che lavora solo mezza giornata.
Se può servire di consolazione c’è da dire che questa immagine è
diffusa in tutto il mondo a prescindere dal prestigio più o meno alto
di cui la professione docente gode nei diversi paesi. Questo è un po’
l’esito della contraddizione fondamentale del lavoro dell’insegnante:
ovunque si tratta di un lavoro che sta a metà tra quello di un
professionista e quello di un dipendente, tra libertà ed esecutività,
tra tempi propri e orari obbligati. Ma questa condizione universale
dovrebbe anche far riflettere sul perché alcune condizioni come gli
orari sono, se non identici, abbastanza analoghi in tutti i paesi sia
nel rapporto tra i diversi ordini e gradi di scuola sia negli orari non
così pieni come vorrebbero farli diventare alcuni ministri o alcuni
giornalisti. Dunque se non bastasse l’elencazione di tutti i compiti
non frontali a cui un insegnante è chiamato può venirci in aiuto la
condizione internazionale di questa categoria: se la media degli orari
non va oltre la ventina di ore in gran parte dei paesi una qualche
ragione comune ci deve pur essere! Mal che vada, ciò servirà anche a
smontare alcuni pregiudizi sparsi in abbondanza in questa occasione
dalla grande stampa, secondo cui solo in Italia gli insegnanti
lavorerebbero così poco.
Nella “vecchia” Europa a 15
Come al solito qui si prende in considerazione la parte di mondo più
vicina e per ragioni politiche (e oggi ancor di più per ragioni
economiche) più confrontabile: l’Unione Europea. Naturalmente valgono
su ciò, e si vedrà leggendo (anche le note!), tutte le avvertenze del
caso: una scuola europea non esiste, i paesi UE sono 27 ma i sistemi
scolastici almeno 35, bisogna considerare che esistono sistemi con
cicli primari più lunghi e cicli secondari superiori più brevi (il che
cambia la consistenza e il peso degli orari, oltre che la distribuzione
delle risorse umane ed economiche). E soprattutto bisogna considerare
che esistono logiche diverse che ispirano l’organizzazione scolastica e
di conseguenza anche la rappresentazione contrattuale (o statutaria,
per i paesi dove non c’è la contrattazione) del lavoro docente, proprio
per la contraddizione professionista-dipendente, di cui si è già detto,
insita nel lavoro stesso: gli effetti di ciò sono i modelli di
pressione lobbistica dominanti nel Sud europeo, quelli di tipo
aziendale nel Nord e quelli di tipo commerciale nell’area
britannico-fiamminga.
Ciò detto gli orari settimanali degli insegnanti dell’Unione Europea
sono quelli che si possono leggere nelle tabelle 1 e 2.
Tabella 1 – L’orario settimanale di lezione degli insegnanti
nell’Europa a 15. (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONE PRIMARIA
SEC.INF. SEC.SUP.
Austria 17-18
17-18 18
Belgio (1) 18-23
18-20 17-20
Danimarca 18 20 19
Regno Unito (2) (23)-32
(23)-32 (23)-32
Finlandia 24
18-24 16-23
Francia (3) 24+2+1
17-18 14-18
Grecia 21-24
16-21 16-21
Germania 18 20 19
Irlanda 23 22 22
Lussemburgo 23 21
21
Paesi Bassi (4) (27)-40
(24)-40 (24)-40
Portogallo 25 22
20
Spagna (5) 25
18-21 18-21
Svezia (6) (20)-31
(16)-31 (14)-31
MEDIA (Europa a 15) 22
19,5 19
La doppia numerazione deriva dal fatto che in Belgio esistono 3
amministrazioni scolastiche, una per ogni comunità linguistica, con
proprie regole autonome, qui sono indicati il minimo e il massimo.
Ufficialmente nel Regno Unito si calcola solo l’orario di presenza a
scuola (32 ore), di questo tuttavia solo una parte è dedicato alle
lezioni (circa 23 ore)
L’orario della primaria è costituito da 24 ore frontali su 4
giorni(lunedì, martedì, giovedì, venerdì) + 2 ore di recupero (sabato)
+ 1 ora conglobata, quello della secondaria superiore differisce tra
docenti agregès (14) e certifiès (18). Nei Paesi Bassi si calcola
ufficialmente solo l’orario complessivo contrattuale (40 ore), tra
parentesi l’orario effettivamente dedicato alle lezioni. Nella
secondaria spagnola esistono docenti laureati (a 18 ore settimanali) e
diplomati (a 21 ore).
In Svezia si calcola ufficialmente solo l’orario di presenza a scuola
(31 ore), tra parentesi l’orario effettivamente dedicato alle lezioni.
Da questa tabella emerge una differenza non particolarmente pesante con
gli orari europei che non solo smentisce l’accusa di “fannullismo”
rivolta da certi ambienti ai docenti italiani, ma evidenzia
l’esagerazione di chi pensava di “aggiustare la cosa” con ben sei (6!)
ore aggiuntive. Nella primaria si è perfettamente in linea, nella
secondaria inferiore la media della “vecchia” Europa a 15 è superiore
di un’ora e mezza, nella secondaria superiore di un’ora. Facendo il
confronto con una analoga ricerca svolta una decina di anni fa sugli
stessi paesi, si può riscontrare un leggero appesantimento degli orari
della secondaria superiore di meno di un’ora (ai tempi la media era 18
ore e un quarto) ma un deciso alleggerimento di quelli della primaria
(la media era 23 ore e mezza) e della secondaria inferiore (20 ore). La
qual cosa corrisponde, per esempio, alle notizie che negli ultimi 10
anni abbiamo avuto circa un appesantimento degli orari nella secondaria
superiore tedesca (+1 ora) e alleggerimenti nella scuola media e
professionale francese (da 20 a 18 ore).
Nell’Europa dell’Est
Né si può dire che l’allargamento dell’Unione soprattutto verso l’Est
abbia cambiato questa situazione. La scuola dell’Europa Orientale o si
muoveva sulle stesse lunghezze d’onda o si è prontamente adeguata. Come
si può vedere dalla tabella 2 gli orari di lezione non differiscono
molto da quelli dell’Europa occidentale, anzi sommati ne
determinerebbero in media una leggera diminuzione.
Tabella 2 – Orario di lezione insegnanti del resto dell’Unione Europea.
(Fonte Eurydice 2010)
NAZIONE PRIMARIA SEC.
INF. SEC. SUP
Bulgaria 12-17 23
24
Repubblica Ceca 17
17 16
Estonia 18-24 22
18-22
Cipro 19 18 18
Lettonia 21 21 21
Lituania 18 18 18
Ungheria 22 22 22
Malta 26 20 20
Polonia 14 14 14
Romania 16-18
16-18 16-18
Slovenia 16-17
16-17 14-15
Slovacchia 22-23
23 22
Ma, come si diceva, il lavoro del docente non si limita alle sole
lezioni con gli alunni. La maggioranza dei contratti o degli stati
giuridici dei docenti europei prende in considerazione questo fatto
indicando uno spazio orario per altri compiti, per lo più definendolo
sulla base dei tempi di lavoro “ universali” previsti in quel paese: 35
– 40 ore (tabella 4). Tolta la parte che definisce l’orario di lezione
si tratta di un orario largamente figurativo e in buona parte lasciato
alla gestione individuale del docente, a casa, per intenderci. Ma nella
metà dei casi sono previste anche ore di permanenza a scuola o comunque
di attività certificabili oltre l’orario di lezione, come dimostra la
tabella 3.
Tabella 3 – Orario di permanenza a scuola (comprensivo delle ore di
lezione). (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONE PRIMARIA SEC.
INF. SEC. SUP.
Belgio 26*
Germania 30 30 30
Grecia 30 30 30
Irlanda 28
Lussemburgo 28 22
22
Portogallo 35 35
35
Finlandia 27
21-27 17-26
Spagna 30 30 30
Svezia 31 31 31
Regno Unito (tranne Scozia) 32
32 32
Malta 28 28 28
Lettonia 23 23 23
Cipro 30 30 30
(*) Solo nella scuola della Comunità fiamminga, nelle altre due
comunità non sono ufficialmente previste ore di permanenza oltre la
lezione.
Non hanno l’obbligo di permanenza a scuola oltre l’orario di lezione
l’Austria, il Belgio (tranne la primaria fiamminga), la Francia, i
Paesi Bassi, la Scozia, l’Irlanda (tranne la primaria) e tutta l’Europa
Orientale (tranne la Lettonia). L’Italia ce l’ha (e lo sappiamo bene)
con le 40 ore annue collegiali e le 40 di gestione dei consigli di
classe ed inoltre per una parte non quantificata per le cosiddette
attività connesse con l’insegnamento (ricevimento parenti, scrutini,
sorveglianza ecc.) ma queste, se si escludono le 2 ore della scuola
primaria, di solito non compaiono sulle schede internazionali, il che
ha indotto in errore anche alcuni giornalisti in recenti articoli
sull’argomento.
Tabella 4 – L’orario contrattuale o statutario ufficiale (comprensivo
delle ore di lezione e di permanenza a scuola). (Fonte Eurydice 2010)
NAZIONI ORE
Austria, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Lettonia, Lituania, Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria,
Slovenia 40
Spagna 38
Danimarca 37
Lituania 36
Francia, Portogallo, Scozia, Estonia 35
Grecia, Cipro 30
Alcuni contratti o stati giuridici non contemplano questo tipo di
descrizione: Malta, Finlandia, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Italia
stessa. In alcuni casi questa è prevista ma corrisponde esattamente
alla parte da svolgere a scuola: Grecia, Cipro, Portogallo.
Vi è tuttavia un’altra parte di orario che va considerata ed è quella
che rende più pesante l’orario annuo: l’articolazione dell’orario lungo
tutto l’arco dell’anno scolastico perchè tutti i paesi hanno un
calendario delle lezioni ed un più lungo spazio di attività scolastica,
quello che per noi va dall’inizio alla fine delle cosiddette attività
didattiche (1 settembre – 30 giugno), come si vede dalla tabella 5.
Tabella 5- Settimane di lezione e settimane di attività scolastica
NAZIONE SETTIMANE
DI LEZIONE
SETTIMANE
DI ATTIVITA’
Belgio 37 37
Danimarca 40 47
Germania 40 46
Grecia 35 39
Spagna 37 41
Francia 36 36
Irlanda 37 37
Lussemburgo 36 36
Paesi Bassi 40 40
Austria 36 36
Portogallo 35 45
Finlandia 39 39
Svezia 38 39
Regno Unito 38 39
ITALIA 33 39
Quest’ultimo aspetto ha una sua importanza. Come si può vedere l’Italia
con le sue 39 settimane di funzionamento non si discosta molto dagli
altri paesi. È invece molto più bassa in quanto a settimane di lezione
(33 contro un range da 35 a 40). Questa è stata una delle motivazioni
che i sostenitori delle 6 ore in più avevano addotto. Ma non è la
stessa cosa, non solo per i docenti, soprattutto per i ragazzi. Avere
qualche settimana in più vuol dire avere un tempo più disteso, una cosa
che l’orario non può surrogare, in altri ambienti lavorativi si
chiamerebbe aumento dei carichi di lavoro o intensificazione dei ritmi.
Pino Patroncini
www.ecolenet.it