«Nessuna lezione
oggi, dialogo e ascolto. Sono qui per sentire quello che i ragazzi
hanno da dire, rispondere loro spiegando l’azione di questo governo e
la mia in particolare». Lo precisa subito il ministro ELSA FORNERO,
intervenuta oggi pomeriggio alla seconda giornata di JOB&Orienta,
salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il
lavoro fino a domani alla fiera di Verona. «Voglio raccontarvi come è
nata la riforma del lavoro» dice agli oltre 350 studenti dei corsi
triennali di istruzione e formazione professionale, intervenuti da
varie regioni nell’all’incontro promosso da Forma, associazione
nazionale degli enti di formazione professionale di ispirazione
cristiana (Enaip, Salesiani Cnos, Ciofs e Confap). «Avevamo un mercato
del lavoro troppo segmentato. Anziché alzare gli steccati a tutela di
chi già è garantito, abbiamo voluto renderlo più “fluido” a vantaggio
degli esclusi - che sono principalmente i giovani e le donne di ogni
età -, uscendo dalla logica che esista un numero fisso di posti di
lavoro che include me ed esclude te». E il precariato alimentato da una
tale situazione è un danno anche per le imprese. «Abbiamo avuto dieci
anni di flessibilità accentuata che hanno azzerato la crescita –
evidenzia la Fornero-, abbassato la produttività e la competitività
delle nostre imprese».
«Il momento della crisi –continua il ministro - non può essere oggi un
alibi alla ricerca di soluzioni. La riforma intende rispondere a questo
attraverso l’apprendistato come veicolo primario di ingresso nel mondo
del lavoro per i giovani, la flessibilità in uscita, gli ammortizzatori
sociali, le politiche attive, perché il lavoro va cercato con l’aiuto
di professionisti». Uno strumento, quest’ultimo, che in Veneto
contribuisce in modo evidente ad arginare la disoccupazione giovanile,
qui al 7% (contro la media nazionale del 10,5%).
I ragazzi pongono le loro domande al ministro, le chiedono suggerimenti
su come cercare un’occupazione, come comportarsi di fronte a proposte
di lavoro in nero, cosa conta di più in un curriculum, se i titoli di
studio o le esperienze lavorative fatte, quali saranno i settori di
maggiore sviluppo economico nei prossimi anni e dunque di maggiori
opportunità di inserimento per loro. E ancora esprimono i loro dubbi e
le incertezze sul futuro, le raccontano il desiderio di inseguire i
propri sogni e il timore di non riuscire a realizzarli. Uno di loro poi
le chiede cosa pensi della formazione professionale, considerata spesso
la cenerentola” del sistema.
Eppure in Italia sono oltre 160 mila gli studenti iscritti ai corsi
triennali di istruzione e formazione professionale: ben il 60% di loro,
pur nell’attuale contesto di crisi, a un anno dalla qualifica trova
un’occupazione (negli anni pre-crisi la percentuale raggiungeva
addirittura l’80%), nel 65% nei casi coerente con il titolo conseguito.
A dimostrazione del valore di queste realtà educative che, grazie alla
didattica per “compiti e problemi reali”, il sistema di valutazione
delle competenze e una formazione collegata alle pratiche professionali
e finalizzata al lavoro, contribuiscono in modo significativo alla
riduzione della dispersione scolastica. Anche l’UE ne riconosce il
merito, registrando una tendenziale diminuzione del fenomeno
dell’abbandono scolastico proprio nei Paesi in cui il sistema duale di
alternanza scuola lavoro è meglio applicato.
Le esperienze di alternanza affiancano ai periodi di stage e tirocinio
(parte obbligatoria di tutti i percorsi triennali), attività formative
svolte direttamente in azienda: sono iniziative che, oltre a offrire
agli allievi la possibilità di imparare lavorando, si trasformano in
veri e propri incubatori di innovazione per le aziende stesse,
anticipando esempi di formazione in assetto lavorativo.
Accanto ai giovani studenti , anche alcuni ex allievi degli enti di
formazione professionale, oggi lavoratori in grandi aziende o piccoli
imprenditori. Come Mirko Squerzoni qualificatosi in Meccanica all’Enaip
di Isola della Scala, che ha avviato, a soli vent’anni, un’impresa per
la produzione di accessori e telai per kart, trasformando così una
passione giovanile in carriera professionale di successo.
A conclusione dell’incontro, infine, Forma nazionale ha presentato al
Ministro una richiesta molto precisa: un emendamento alla Legge
finanziaria per escludere dal Patto di stabilità le risorse regionali
destinate al sostegno dei percorsi professionali. Risorse a garanzia di
quello che è, a tutti gli effetti, un servizio pubblico essenziale
(erogato da imprese private no profit e capace di raggiungere elevati
standard di qualità a costi contenuti), segmento del servizio nazionale
d’istruzione.
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