Una
terribile triade composta da commissioni ministeriali, Consip e banche
“amiche” ha assegnato milioni di euro per produrre dei micro-filmati di
tre minuti l’uno, al costo di 40mila euro ciascuno, di cui nessuno
conosceva l’esigenza e l’esistenza. Siamo di fronte ad una vergogna
nazionale, perché gli artefici sono gli stessi che hanno messo in
ginocchio la scuola italiana. Si recuperi ora un po’ di dignità,
dirottando quei fondi per sbloccare subito gli scatti di anzianità e
assumere i precari. Proprio mentre alla scuola pubblica si sottraggono
8 miliardi di euro, si cancellano 200mila docenti e Ata, si aprono le
classi pollaio, si tagliano due istituti su dieci, oltre che i fondi
per comprare la carta igienica e i gessetti, si bloccano i contratti e
gli scatti automatici del suo personale, al Miur si creano commissioni
di “sapienti” che, attraverso la Consip e delle banche “amiche”,
elargiscono ad aziende private ben 730mila euro per comprare 19
“pillole del sapere” dalla durata di 3 minuti ciascuno: degli spot, già
ribattezzati “supposte del sapere”, che costano allo Stato una cifra
che sfiora i 40mila euro l’uno. Secondo l’Anief, quanto evidenziato
dalla trasmissione Report, andata in onda la sera del 18 novembre su
RaiTre, ha messo in luce una vicenda gravissima: da una parte si chiede
a tutti coloro che sono coinvolti nella scuola, dal personale docente
agli Ata, dagli studenti alle famiglie, di affrontare duri sacrifici e
di ridurre vergognosamente la qualità della didattica; dall’altra si
elargiscono importanti somme, milioni di euro, a pseudo aziende per
produrre dei filmati di cui nessuno conosceva l’esigenza e l’esistenza.
“Siamo di fronte ad una vergogna nazionale – commenta Marcello
Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la scuola – ,
con i vertici del Ministero dell’Istruzione, ad iniziare dal Capo
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane,
finanziarie e strumentali, che non possono cavarsela ascrivendo i
criteri di scelta e di assegnazione di quei fondi e di altri cinque
milioni di euro per la realizzazione di inutili prodotti multimediali a
fantomatiche commissioni nate sotto la gestione Gelmini”. L’Anief
ritiene che è ora di finirla: quanto è accaduto è ingiusto e
ingiustificabile, ancora di più perché messo in atto dallo stesso staff
ministeriale che ha avallato sacrifici tali da mettere in ginocchio la
scuola pubblica italiana. “È giunto il momento – sostiene Pacifico – di
rendere realmente trasparenti, non solo sulla carta o a parole, le
procedure ministeriali di assegnazione delle gare di appalto dei fondi
pubblici: oggi con internet queste informazioni si possono rendere
accessibili a tutti. E lo stesso vale per i criteri di valutazione e
verifica delle risorse assegnate”. Non è possibile che una o due
commissioni di super-esperti abbiano la facoltà assoluta di decidere il
destino di ingenti fondi pubblici e senza, di fatto, rendere conto a
nessuno. E che dire, sempre in tema di appalti pilotati, dello
scandalo, reso pubblico da un “corvo” interno al Miur, dei fondi per la
ricerca dirottati su progetti che non avevano i requisiti minimi
necessari, in cambio probabilmente di tangenti o altri favori? “È
giunto il momento di finirla con questa gestione dell’istruzione
pubblica italiana: serve da subito cambiare registro. E attuare un
serio monitoraggio, anche al fine di operare una ricollocazione dei
fondi pubblici, sino ad oggi sperperati per operazioni che non hanno
nulla di formativo o educativo. Per recuperare almeno un po’ di dignità
- propone il presidente dell’Anief – si riparta decidendo di finanziare
gli scatti di anzianità e l’assunzione dei precari dimenticati”. La
puntata di Report (RaiTre) del 18/11/2012
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