
Tuttavia il nostro tempo, gli uomini del nostro tempo, sembrano averlo dimenticato codesto magistero del vangelo. Una mentalità economicista dominante tende sempre più a defraudare l’uomo della sua spiritualità. Siamo al materialismo più becero e volgare: si è, in quanto si ha. L’egoismo e l’utilitarismo trionfanti ci allontanano sempre più dalla possibilità di concepire l’idea che si possa realizzare una fraterna e solidale unione per la difesa e lo sviluppo degli interessi comuni, pur nel rispetto della libertà delle singole persone e dell’autonomia di ciascuno; ci dispensano dal pensare che ogni anno più di trenta milioni di persone muoiono a causa di una alimentazione insufficiente. Ossia per fame. Ossia per mancanza di pane. Ossia per il fatto che tutta la ricchezza del nostro pianeta è concentrata nelle mani di poche centinaia di persone, mentre più del 60 % della popolazione mondiale vive in quella che è stata definita “ fame assoluta”, quantitativa e qualitativa!
Valutando questi dati di fatto, è possibile parlare di progresso e di civiltà?
Eppure, a leggere il Vangelo, non mancano gli obblighi di giustizia e di equità, i richiami ai doveri imprescindibili cui siamo tutti chiamati , indistintamente , a osservare, per rispetto, prima ancora che a Dio, alla nostra coscienza e al nostro prossimo. Non mancano le parabole, i “segni “ indicatori di coerenza, di fedeltà, di misericordia, di generosità, di lealtà, di comprensione.
Il Vangelo ( scomodo ) di Gesù, ci ricorda che la vocazione dell’uomo deve essere non quella di possedere, ma di distribuire. Solo per fare un esempio : possiamo portare il pane alla bocca, soltanto quando reca un secondo marchio ( oltre quello del sudore della nostra fonte): l’amore. Quando il pane, invece di diventare “nostro” rimane “mio”, noi cancelliamo la presenza del Padre dalla terra. Ha scritto Papini, nella sua Storia di Cristo ( Ed. Vallecchi,1921), che, perché il Suo lieto messaggio, si avveri, è necessario che ognuno si adoperi a cambiare il proprio modo di ragionare, a cambiare mentalità, ad operare dentro di sé quella metanoia senza la quale non si può aspirare al Regno dello spirito che richiede la conversione completa, il rovesciamento della vita e dei valori comuni della vita, la tramutazione dei sentimenti, dei giudizi , delle intenzioni: quella, insomma, che Gesù chiamò la “seconda nascita”.
Nuccio Palumbo
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