Lo sapete
che i lavoratori precari della pubblica amministrazione, come gli
insegnanti, finanziano l’acquisto agevolato della casa e pure prestiti
personali a tasso contenuto, soggiorni climatici e altre provvidenze
che però sono negati ai precari medesimi ai quali tuttavia l’ente
previdenziale preleva in busta paga i soldi che servono per finanziare
il tutto attraverso una trattenuta obbligatoria? Nei giorni scorsi il
Corriere della sera ha pubblicato un servizio secondo il quale la Cassa
degli statali manda in rosso l’Inps. Il servizio alludeva ai problemi
indotti dalla fusione dell’Inpdap, l’ente previdenziale dei lavoratori
pubblici, con l’Inps e sottolineava le “molte provvidenze che l'Inpdap
ha finora assicurato ai lavoratori e ai pensionati pubblici: in tutto 5
milioni e mezzo di cittadini con le loro famiglie”. Ogni anno
l'istituto, prosegue l’articolo “concede prestiti e mutui agevolati
(nel 2011, 100 mila prestazioni) e indice bandi per: «Case albergo»,
«Soggiorni senior», borse di studio, ospitalità nei suoi convitti per
studenti e residenze per anziani, vacanze in Italia e all'estero per lo
studio delle lingue, soggiorni termali, contributi sulle spese
sanitarie”. Prestazioni finanziate da un contributo obbligatorio a
carico dei dipendenti pubblici e dei pensionati. Il problema è che il
sistema è finanziato anche da milioni di ignari lavoratori obbligati a
pagare l’obolo e che tuttavia non avranno mai nulla in cambio.
I precari pubblici forse non lo sanno, ma finanziano obbligatoriamente
l’acquisto agevolato della casa (e non solo della prima!) dei loro
colleghi di ruolo. Si sente spesso dire che i precari non riescono ad
accedere ai mutui e ai prestiti personali e che i direttori delle
banche non li prendono neppure in considerazione. Così loro e le loro
famiglie finiscono spesso per firmare contratti con società finanziarie
prive di scrupoli e si ritrovano a dover far fronte a rate e tassi
sproporzionati. Questo capita a giugno di ogni anno ai docenti lasciati
senza stipendio estivo, come si fa con i cani abbandonati prima di
andare al mare. Il problema dei tassi non interessa invece i lavoratori
del pubblico impiego iscritti all’Inpdap. Questi ultimi infatti
usufruiscono di tassi agevolati. Se intendono comprare casa, l’ente ha
previsto per loro un mutuo che finanzia l’intera somma necessaria (fino
a 300.000 euro) per l’acquisto dell’immobile a un tasso appetibile. Ma
questo vale solo se il richiedente iscritto all’Inpdap – come recita il
relativo regolamento – è un lavoratore “a tempo indeterminato, con
un’anzianità effettiva globale, computando anche i periodi di servizio
a tempo determinato per i quali sia stato versato il contributo
credito, di almeno 3 anni”. Dunque, il periodo di precariato varrà solo
se e in quanto si sarà diventati lavoratori con posto fisso. Altrimenti
si perdono i soldi versati. La disparità è resa necessaria
dall’esigenza di evitare sofferenze al sistema per carenza di garanzie.
Ma è proprio questo il punto. Migliaia di precari sono vittime di
contratti a termine e non hanno un contratto a tempo indeterminato non
sempre perché non ci sono stati e non ci siano posti di lavoro
scoperti. Essi non sono stati e non sono ancora lavoratori a tempo
indeterminato solo perché il datore di lavoro ha preferito usare a
sproposito la contrattazione a termine. Chi scrive ha all’attivo due
concorsi pubblici superati, ha appena firmato il suo 24mo
(ventiquattresimo!) contratto annuale come insegnante della scuola
pubblica (una situazione comune a centinaia di migliaia tra docenti e
non docenti vittime dell’abuso di contratti a termine) nonostante abbia
appena ottenuto in Tribunale una sentenza di condanna dello Stato a un
pesante risarcimento per abuso pluridecennale di contratti a termine
per avere svolto mansioni uguali a quelle dei colleghi a tempo
indeterminato in violazione di norme nazionali e comunitarie. Eppure ai
precari della scuola pubblica è richiesto in maniera coercitiva di
versare una quota mensile che nel cedolino dello stipendio viene
indicata con la voce “Fondo credito”. In sostanza i precari finanziano,
con la forza, l’accesso al credito in favore del personale di ruolo,
senza potervi accedere essi stessi, che si vedranno rifiutare il
finanziamento per la prima casa anche dalla propria banca, per mancanza
di garanzie. Una nota dell’Inpdap sull’accesso al credito con cessione
del quinto dello stipendio spiega infatti che i prestiti pluriennali
vengono concessi dall’Istituto “solo in presenza di requisiti
predefiniti e certificati”, quali: “stabilità nel rapporto di impiego,
retribuzione avente carattere fisso e continuativo”. Quanto ai piccoli
prestiti, la musica non cambia. I piccoli prestiti non concessi ai
precari che lavorano vengono invece concessi anche agli ex-lavoratori
stabili andati in pensione, che peraltro a differenza dei lavoratori
possono scegliere se aderire o meno alla trattenuta dallo stipendio.
Qualcuno invece sostiene che l’Inpdap eroga prestiti anche ai precari.
Si legge infatti nella normativa in questione che “tra gli aventi
diritto rientrano anche i dipendenti con contratto di lavoro a tempo
determinato non inferiore ai tre anni…”. Ma, dal momento che non
esistono per gli insegnanti incarichi a tempo determinato che siano
superiori a un anno, la norma equivale, per loro, a una beffa. Ci
si attenderebbe un’energica reazione da parte non tanto degli
interessati, che perlopiù ignorano quanto stiamo scrivendo, ma almeno
da parte dei sindacati. Ho cercato di individuare
l’esistenza di qualche energica reazione sindacale ma ho trovato solo
una sommessa considerazione della Cgil, intervenuta a seguito di una
modifica del regolamento con cui l’Inpdap ha riconosciuto l’accesso al
credi to a tutti coloro che subiscono la trattenuta citata. “Nel caso
della scuola”, è la conferma della Cgil, contenuta in un documento“tale
trattenuta viene versata indistintamente dai dipendenti a tempo
indeterminato e da quelli a tempo determinato”. Bella scoperta.
Tuttavia, prosegue il sindacato, “le prestazioni Inpdap sono in realtà
erogate solo a coloro che hanno un rapporto di lavoro a tempo
indeterminato. Una differenza che secondo noi non ha più ragione di
esistere, dal momento che i supplenti già da tempo, precisamente dal
gennaio 2003, sono stati assoggettati alle stesse trattenute
previdenziali ed assistenziali dei loro colleghi a tempo
indeterminato”. Va bene, ma questa dichiarazione è del 2005: sono
riusciti intanto i sindacati a rimuovere la discriminazione? L’Inpdap,
spiegava il sindacato, “giustifica tale differenza sostenendo che nel
caso dei supplenti, vista la durata dei contratti, non ci sarebbero
sufficienti garanzie per il recupero dei prestiti erogati che prevedono
un minimo di 12 rate”. Non è chiaro se a questa remissiva
considerazione abbia fatto seguito qualche segno di più marcata
indignazione. Di certo, se c’è stata, non è servita a niente, visto che
a tutt’oggi i precari non possono accedere a mutui e piccoli prestiti,
mentre, con i soldi dei precari, trattenuti nel cedolino dello
stipendio alla voce Fondo credito, vengono finanziati i colleghi già
protetti. Lo ricorda la stessa Cgil quando, nello stesso documento
citato, elenca “le condizioni di miglior favore” e le novità introdotte
da una delle tante versioni del Regolamento a beneficio del personale
stabile, visto che “d’ora in poi,” conclude la Camera del Lavoro, “si
potrà ottenere il prestito per l’acquisto ristrutturazione della prima
casa anche quando si è già proprietari di un’altra abitazione sul
territorio nazionale, a condizione che quest’ultima sia distante dalla
residenza del dipendente almeno 50 km”. Finora invece, precisa il
sindacato, “il prestito veniva concesso solo se
l’acquisto-ristrutturazione riguardava l’unica casa di proprietà su
tutto il territorio nazionale”. Insomma, chi tanto e chi niente. E chi
non becca niente deve per forza pagare il conto degli altri. Di fronte
a tanto grande evoluzione dei diritti di parte dei lavoratori,
sostenuta dagli oboli di altri lavoratori esclusi dal banchetto, un
comunicato sindacale di cordoglio ai precari forse ci stava.
(Liberamente tratto dal mio libro "Una vita da supplente").
Vincenzo
Brancatisano
vi.bra@fastwebnet.it