Si avvicina l’apertura
del nuovo anno scolastico, ed io, pur non essendo un insegnante, (ho
svolto un altro tipo di lavoro), vorrei esporre alcune brevi
riflessioni su questa importante e “vitale” professione per lo sviluppo
civile e sociale dell’individuo, oltreché dell’intera società. Intanto
vorrei fare un plauso all’intero corpo insegnanti d’Italia, che, ai
vari livelli, si prodigano per far crescere la nostra gioventù
“instillando” in loro non solo le consuete e normali nozioni, ma
divenendo essi stessi dei “punti di riferimento” per lo sviluppo
intellettivo, psicologico e formativo dei loro discenti.
In queste riflessioni voglio dire che il maestro è un punto di
riferimento per la crescita dei giovani, perché, oltre a “stare” in
cattedra, “scende”, sicuramente, nella loro vita di tutti i giorni, ed
è proprio lì che si crea un forte legame umano ed un contatto “unico” e
indissolubile, tra il maestro e l’alunno, tra il docente e il discente.
Ed in considerando di tutto ciò, brevemente, vorrei, ricordare i miei
maestri.
Fin dalla più tenera età, ciascuno di noi, viene “affidato” ad un
maestro. La parola, magister, proviene dal latino, cioè colui che
eccelle per sapienza o abilità in qualche cosa, che insegna una
disciplina od una attività. Maestro, dalla radice magis che indica
superiorità, cioè una persona che ha delle spiccate doti in una
determinata disciplina dello scibile umano.
Presso gli antichi romani, il magister, deteneva una carica, aveva
autorità, dignità, esercitava un potere.
Dei miei maestri, innanzitutto, voglio accennare ai miei genitori che,
per primi, mi hanno insegnato la semplicità, l’onestà, la correttezza,
l’agire sempre in modo lineare, dignitoso e rispettoso degli altri.
Sono nato in una famiglia di operai, e mio padre e mia madre, i miei
primi maestri di vita, mi hanno dato l’esempio di una vita legata ai
valori della famiglia e del lavoro, dell’onestà e della laboriosità, e
sull’essere un cittadino giusto ed esemplare.
Nelle “vecchie” scuole elementari (sono del 1949), vi era un maestro
unico, e voglio parlare di lui, del mio caro maestro delle scuole
elementari. Il mio maestro era piccolo di statura, mi ricordo che per
scrivere alla lavagna teneva una pedana che, all’occorrenza, tirava
fuori. Questo maestro l’ho avuto per tutto il ciclo delle elementari,
dalla prima alla quinta. Quando iniziai ad andare a scuola, i miei cari
genitori, per invogliarmi a frequentare con assiduità le lezioni,
“davano” al maestro, in gran segreto, tante monetine da cinque lire
(era il 1955), così ogni giorno, il brav’uomo, mi dava una monetina ed
io ero orgoglioso di essere entrato nelle sue simpatie. Questo
simpatico episodio, quando venni a saperlo, molto tempo dopo, da
grande, mi riempì di tanta simpatia verso quest’uomo, ed ancora oggi lo
ricordo con tanta stima. Il modo di insegnamento del mio maestro, così
semplice, sistematico, garbato, la sua serietà nel lavoro, mi inducono
a ricordarlo con tanto affetto e mi fanno ripensare a quel periodo come
il più spensierato e bello della mia vita!
Passati gli anni, voglio accennare ad un altro “mio” maestro che ho
avuto quando ho fatto attività sindacale a tempo pieno (un sindacato
per gli artigiani). Lì ho avuto “a che fare” con il “compagno Peppino”,
un maestro, duro ed esigente, che ha “formato” il mio carattere e la
mia personalità, soprattutto, dal punto di vista umano e culturale,
oltreché sindacale. Ricordo che all’inizio provavo, quasi, un timore
reverenziale nei suoi confronti, ma poi, ben presto, siamo diventati
amici e mi sono sentito in simbiosi con lui.
Il “compagno Peppino”, con la sua preparazione universitaria, la sua
esperienza ventennale nel sindacato, era, per me, “il maestro” in cui
identificarmi, da prendere d’esempio, e di cui vantarmi per essere
cresciuto alla sua scuola. Egli affrontava qualsiasi argomento, locale,
nazionale, internazionale, con una lucidità impressionante ed io mi
sentivo attirato dalla sua personalità, dalla sua sapienza, tanto che,
spesso, lo imitavo nel preparare i miei discorso pubblici. Egli era la
mia guida, ed ha influenzato fortemente la mia crescita personale. Quei
quattro anni di intenso lavoro sindacale con lui, dal 1975 al 1979,
sono, per me, un ricordo incancellabile e prezioso, che hanno segnato,
per sempre, la mia vita.
Dunque, ogni uomo ha il proprio maestro, il proprio “punto di
riferimento”.
Oltre ai miei genitori, il maestro delle scuole elementari e il
“compagno Peppino” sono stati i miei punti basilari per la mia crescita
personale.
Adesso, però, senza fare inutili e inopportuni confronti, voglio
ricordare il “vero” Maestro, colui che travalica e trascende tutti gli
altri, Gesù Cristo. Il solo Maestro che… “ad acque tranquille mi
conduce, mi rinfranca, mi giuda per il giusto cammino, per amore del
suo nome”. Solo il Signore è il mio pastore, con lui non manco di nulla…
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it