Considerato che per
l’anno scolastico 2012/2013 il numero delle
cessazioni è risultato per il personale docente ed educativo pari a n.
21.112 unità,
il Governo ha autorizzato un numero pari di immissioni in ruolo.
In diverse regioni però, soprattutto al sud dove vi sono consistenti
esuberi dovuti non solo all’andamento demografico, ma anche ai tagli
della
cosiddetta riforma Gelmini (che alle superiori è arrivata al terzo anno
di corso), le
immissioni in ruolo saranno pari alla metà (o poco più) delle
cessazioni
dal servizio. I criteri di nomina per i docenti rimangono quelli già
utilizzati
in precedenza: il 50% delle assunzioni avverrà da Graduatorie di merito
dei
concorsi ordinari, banditi addirittura nel 1999, il rimanente 50% dalle
graduatorie ad esaurimento.
Per il personale Assistente Tecnico ed Amministrativo non è stato
autorizzato per il momento alcun posto, anche perché l’Amministrazione,
nonostante la dura resistenza del personale docente inidoneo,
intenderebbe
far transitare appunto nei posti vacanti del personale ATA i docenti
che si
sono ammalati e che in questi anni sono stati utilizzati ad altri
compiti
nelle scuole (biblioteche, etc).
Intanto c’è da dire, ma nessuno finora l’ha detto, che, ai sensi del
Contratto separato e in deroga al Contratto Nazionale, firmato da
Cisl-Uil,
Snals e Gilda il 19 luglio del 2011, anche per questa tornata è
previsto per
i neoassunti il congelamento della ricostruzione di carriera: il primo
gradone
di carriera (fascia 0-2) per i neoassunti non c’è più, in pratica i
neoassunti
manterranno fino al nono anno di servizio lo stipendio da precari.
Nella scuola, la percentuale del personale con contratti a tempo
determinato è altissima. Circa un sesto dei Docenti e quasi la metà
degli ATA - per circa 220.000 unità - sono precari. Questo sia per
avere una
quota di personale da poter facilmente lasciare a casa quando si
attuano tagli
straordinari alla stregua della cosiddetta riforma Gelmini, sia per una
questione di risparmio. E’ per questo motivo che moltissimi sono i
posti
che vengono mantenuti ad arte in organico di fatto sui quali occupare
supplenti
fino al 30 giugno, evitando di trasformarli in organico di diritto, sui
quali, previa autorizzazione interministeriale, sono possibili le
immissioni in
ruolo.
Mediamente il personale precario percepisce - per svolgere la stessa
prestazione lavorativa - in un anno - circa 9.000 € lordi in meno del
personale a tempo indeterminato (con la recente “spending review”, tra
l’
altro, ai
precari si vogliono scippare persino i soldi delle ferie maturate e non
godute
in spregio, non solo al Contratto di Lavoro Collettivo, ma persino alla
Costituzione).
Questo per lo stipendio estivo che i supplenti fino al termine dell’
attività didattica non percepiscono e per la progressione di carriera
(gli scatti di
anzianità) di cui precari, anche se hanno lustri e lustri di servizio,
non
godono.
E’ per questo motivo che l’Amministrazione effettua le immissioni in
ruolo con il contagocce, non garantendo neppure, o garantendo appena,
il normale
turn-over con le cessazioni dal servizio di coloro che vanno in
pensione.
Si tratta di una questione di sfruttamento: poter sottopagare una quota
consistente di personale per svolgere la stessa attività professionale,
anche
a costo di precarizzare il servizio scolastico e non garantire la
continuità
didattica agli studenti.
Basti pensare che nell’anno scolastico 2011-2012, appena trascorso,
nonostante fosse l’ultimo del piano straordinario triennale di tagli
della Gelmini
(143.000 posti di docenti e ata in meno), il MIUR ha stipulato, solo
per il
personale docente, oltre 120 mila contratti di supplenza di lunga
durata:
38 mila per il sostegno, gli altri su cattedre ordinarie, di cui 71
mila fino
al 30 giugno.
Ed altrettanti, se non di più, visto l’aumento degli studenti
soprattutto
nelle regioni del Nord, saranno stipulati per l’a.s. 2012-2013.
Se pensiamo ai 1991 posti per il sostegno ai disabili autorizzati per
le
immissioni in ruolo, a fronte dei circa 38.000 posti di sostegno che
l’anno
scorso sono stati occupati con una supplenza fino al termine delle
attività
didattiche, risulta chiara l’assoluta esiguità dei numeri delle
prossime
assunzioni.
Senza contare che il DM n. 74 del 10 agosto 2012, che disciplina le
nuove
assunzioni, dice esplicitamente che, prima di assegnare i posti, si
tratta
di verificare la possibilità di coprirli con personale in esubero di
altre
discipline, anche se non abilitato per quel posto d’insegnamento,
quindi il
numero dei posti potrà persino essere inferiore a quello autorizzato.
Insomma non c’è molto da festeggiare per le 21.112 assunzioni di
docenti,
a parte naturalmente per chi entrerà in ruolo dal prossimo settembre,
spesso
dopo 10-15 o anche venti anni di precariato ed umiliazioni.
E’ per questo che si tratta, nella scuola ma non solo, di aprire una
nuova stagione di conflittualità che faccia pagare la crisi a chi l’ha
provocata
e non ai lavoratori, agli studenti, ai precari e ai pensionati,
rivendicando
nello specifico:
- LA FINE DELLA PRECARIETA’, CON LE ASSUNZIONI SU TUTTI I POSTI
DISPONIBILI,
NON SOLO QUELLI DI ORGANICO DI DIRITTO, MA ANCHE QUELLI CHE SI OSTINANO
A
MANTENERE IN ORGANICO DI FATTO;
- IL RITIRO DEI TAGLI;
- LA PARITA’ DI TRATTAMENTO TRA PERSONALE A TEMPO DETERMINATO ED
INDETERMINATO,
come già i Tribunali del Lavoro di tutta Italia stanno
sancendo, emettendo sentenze favorevoli ai precari che sono ricorsi per
il diritto
appunto a percepire gli scatti di anzianità anche nel periodo
pre-ruolo. Solo la parità di trattamento - e quindi l’abolizione dello
sfruttamento di
precarie e precari - potrà in futuro, abolendo la convenienza per lo
Stato
di mantenere la precarietà stessa, risolvere i problemi del precariato
della
scuola.
COBAS
- Comitati di Base della Scuola