Lettere in redazione
Sono una docente risultata idonea
all’esercizio della dirigenza scolastica.
Fui nel gruppo dei primi docenti che segnalarono, ancor prima dei
sindacati, che c’erano errori nella prova preselettiva, rivolgendomi
allo stesso Direttore del Ministero addetto al reclutamento dei
Dirigenti scolastici che mi rispose un laconico “pensi a studiare”. Ho
fatto fare alla sua risposta il giro del web (basta fare una ricerca),
inviando segnalazione anche a Michele Serra che prontamente pubblicò
nella sua rubrica sul Venerdì di Repubblica. Probabilmente ora, al
cospetto dei disastri di questi concorsi, la protervia si è trasformata
in un agnellino che ora, forse chissà, si trova smarrito di fronte a un
lupo fatto di ricorsi e di sentenze del Tar, che stanno dando torto a
una macchina concorsuale in sbandata fin dall’inizio e la quale
nessuno, né lo Stato né i sindacati, ha voluto rimettere in carreggiata
in tempo.
Quando ormai era già montato il caso della prova preselettiva, che
naturalmente stava naufragando verso i primi ricorsi di questo
fortunoso Concorso per Dirigenti, tutti i sindacati si chiamarono
indietro precisando, con comunicati ufficiali, che non avrebbero preso
la parte di uno piuttosto che di un altro (inidonei e idonei) per non
ledere legittimi diritti né dell’una né dell’altra parte. Anche se ho
sempre sospettato che forse il solo fatto che degli insegnanti
concorressero per diventare dirigenti, prefigurasse ai sindacati
l’”odore” del potenziale nemico, che può essere anche abbandonato a sé
stesso, forse dimentichi che c’erano, prima di tutto, da tutelare
migliaia di insegnanti.
Sono stata tra quelli che hanno segnalato che forse la griglia di
valutazione degli scritti della propria regione non fosse
docimologicamente corretta; e questo appena pubblicata, prima che la
macchina delle correzioni si mettesse in moto. Segnalazione effettuata,
tra gli altri, al Segretario regionale del mio sindacato, senza che ciò
avesse nessun esito.
Ora siamo allo sfascio più totale. La sentenza di annullamento del Tar
della Lombardia, probabilmente è l’inizio di altri annullamenti
regionali addirittura più fondati e giustificabili.
Dunque dall’alto del mio impegno e del sacrificio enorme fatto e
imposto alla mia famiglia per superare questo concorso e ottenere
l’obiettivo tanto desiderato, senza perdere nemmeno in giorno di scuola
e portando avanti i vari altri impegni scolastici di “prima linea”,
evidenzio di seguito un breve elenco di fatti da me deprecati:
depreco la battaglia invelenita, fatta a colpi di offese e di odio, che
gli idonei hanno ingaggiato contro gli inidonei-ricorrenti e viceversa.
Dovremmo essere tutti solidali contro lo Stato e i suoi dirigenti e
amministratori; molti dei ricorsi sono fondati e da essi traspare un
pressapochismo al limite del grottesco, nell’organizzare la macchina
concorsuale, e la presenza di dirigenti incapaci di applicare delle
evidenti regole di legge. Qui non si parla di vizi di forma da far
scovare a principi del foro, ma si tratta di errori lapalissiani; di
incapacità di formare una commissione secondo legge o di griglie che
danno 32 come punteggio massimo, quando anche i muri sanno che il
punteggio massimo della prova è 30. Da questo sistema di indegna
superficialità è lesa anche la dignità di chi come me ha superato le
prove, perché una gestione “incapace” mortifica sia l’inidoneo, che si
sente defraudato di un diritto, sia l’idoneo che si chiede da quale
razza di sistema sia stato valutato. Senza contare che nel caso di
annullamento delle prove, il danno a chi si è speso in termini
economici, morali e di pensiero, non viene arrecato da chi ha fatto il
ricorso, esercitando un diritto legittimo riconosciuto dalla
Costituzione, cui si ispira il diritto amministrativo, ma viene
arrecato dallo Stato, che si è fatto cogliere in evidente fallo e che è
stato incapace di tutelare anche me, risultata idonea. Quindi mi
piacerebbe che per una volta noi italiani agissimo, senza il solito
lesivo contrapporsi in fazioni, dedite al proprio “particulare”;
dimenticassimo l’ispirazione “guelfa” e “ghibellina” che per sei secoli
ha danneggiato la storia italiana e ci vedessimo, ognuno per vie
diverse e anche con interessi magari contrapposti, contro il “nemico”
comune, l’amministrazione, con una diversa dignità che non sia svilita
da invettive e offese reciproche;
depreco la superficialità, l’incompetenza, il pressapochismo, la
mancanza di professionalità, di tutte quelle amministrazioni che i Tar
sanzioneranno con le loro sentenze; e il colpevole silenzio dei
sindacati, che se si muoveranno ora si saranno mossi troppo tardi;
depreco la parcellizzazione di questo concorso “nazionale” nella
congerie delle differenze regionali che, come si è visto, è garanzia
solo di disomogeneità, discrezionalità, disuguaglianza. Se il
federalismo, se la sussidiarietà, se l’autonomia sono queste, c’è di
che essere spaventati.
Prof.ssa Mila Berchiolli, Lucca
mila.berchiolli@istruzione.it