Nel 78 a.C.
Caio Verre viene preposto al governo della Sicilia. A suo merito
vanta un curriculum politico di tutto rispetto : in
Gallia Cisalpina nell’82, come questore, ha sistematicamente
rubato; in Cilicia, e in altre parti dell’Asia minore, calpestando ogni
regola morale, e millantando sfacciatamente agli occhi di tutti la sua
immensa fame di potere, ha commesso ogni sorta di violenze e di
soverchierie senza alcun pudore; nel 74, in seguito a
brogli elettorali approda alla pretura
urbana, e si fa subito notare per il suo modo spregiudicato di
amministrare la giustizia - ( a favore sempre dei suoi sodali) - e di
pronunciare sentenze arbitrarie, soprattutto in materia di eredità, che
gli possano assicurare notevoli profitti. Con una carriera così
brillante, e con queste rassicuranti trascorsi, come non preporlo al
governo della bella e ricca provincia siciliana?
E vi approda, infatti, nel 78 a.C., prima come propretore, e,
poi, come governatore . E in questo ruolo,il
“galantuomo”, ha modo di mettere in evidenza al massimo livello tutte
le sue qualità: non esita, ad appropriarsi del denaro pubblico
che gli capita tra le mani, a qualunque scopo sia esso
destinato; non tentenna nel fare nomine scandalosamente
inopportune e partigiane, calpestando e violando ogni più
sacro patrimonio di virtù pubbliche e private; non si vergogna di
vendere cariche, e di mercanteggiare sul loro prezzo, né di fare scambi
di voto pur di trovare strumentalmente appoggi ,
anche in ambienti malavitosi; non ha pudore di porre un freno
alle sue razzie di collezionista di oggetti preziosi , né si
perita di giustificare segrete manovre di spese
folli per appalti improduttivi, o fasulli, proposti a
solo esclusivo vantaggio suo e dei suoi clientes , ecc.
ecc.
Quid plura dicam? Menomale che
Cicerone c’era!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com