Venezia
gli ha dedicato una delle mostre più visitate della stagione (oltre
150.000 presenze), Milano un'altra importante rassegna, mentre Roma
aspetta settembre per rendergli omaggio: l'Italia celebra nei 150 anni
dalla nascita il genio di Gustav Klimt, padre della Secessione
viennese, tra i pittori più amati dal pubblico, dove i suoi capolavori
raggiungono quotazioni stellari. Come a Vienna, che ha visto le
maggiori iniziative partire già nei primi mesi del 2012, le principali
città italiane hanno dunque anticipato alla stagione primaverile le
importanti esposizioni che hanno riproposto le opere più significative
del celebre artista nato nella capitale austriaca il 14 luglio 1862.
Dopo Milano, la prima a dare il via alle celebrazioni allo Spazio
Oberdan con i disegni preparatori del Fregio di Beethoven, è stata la città di Venezia, che ha riunito al Correr opere e testimonianze del
movimento per ricordare quanto la presenza di Klimt e della Secessione
nella città lagunare siano state fondamentali per lo sviluppo delle
arti nei primi decenni del '900. Grande successo di pubblico per
ammirare, affiancate, la “Giuditta I” del 1901, ora al Museo Belvedere
di Vienna e “Giuditta II”, acquistata alla Biennale del 1910
per la Galleria d'Arte Moderna di Cà Pesaro. L'esposizione veneziana ha
appunto optato per una puntuale ricostruzione della genesi e
dell'evoluzione dell'opera di Klimt, un esempio di modernismo, che ha
cambiato il volto dell'arte e dell'architettura in Europa. Appassionato
studente di Belle Arti, fin dalla prima adolescenza alle prese con le
tecniche più svariate, dal mosaico alla ceramica, il giovane Gustav
inizia a lavorare molto presto alla realizzazione di grandi cicli
decorativi a fianco del fratello Ernst e del pittore Franz Matsch.
Diventato nel giro di pochi anni famoso e apprezzato dai reali e
dall'Accademia, Klimt poco più che trentenne è già un punto di
riferimento tanto che nel 1897 è nominato presidente dell'appena
costituita Secessione, tra i primi movimenti di avanguardia che
aspirava alla creazione dell'opera d'arte totale. Direttore della
rivista Sacra Primavera, Klimt stringe un fortissimo rapporto con
l'architetto Josef Hoffman, insieme al quale nel 1902 mette in piedi il
progetto per una mostra che avesse come filo conduttore il ritratto di
Beethoven realizzato dallo scultore Max Klinger. L'amico architetto,
direttore artistico della storica esposizione, crea tre grandi sale, in
una delle quali Klimt dipinge su tre pareti il Fregio di Beethoven,
considerato, insieme alle decorazioni di Palazzo Stoclet a Bruxelles,
uno dei punti più alti raggiunti nell'utopica ricerca dell'opera
totale. Architettura, pittura, arti applicate si mescolano infatti a
tal punto da diventare tra loro inscindibili, e originando in questo
modo stili e suggestioni che domineranno di fatto tutto il primo '900.
E lo spirito klimtiano è anche il tema della mostra che si svolgerà in
settembre negli spazi del Museo Boncompagni Ludovisi a Roma.
L'esposizione, che ha già avuto un'edizione veneziana a Cà Pesaro
(chiusasi l'8 luglio), ha voluto esporre la grande decorazione dalle
tele dell'artista muranese Vittorio Zecchin per l'Hotel Terminus al
capolavoro di Galileo Chini per il Salone centrale del Palazzo
dell'Esposizione della Biennale. I pannelli, in cui il pittore
fiorentino volle "infondere un senso di pacata letizia", sono oggi
custoditi (almeno il nucleo di maggior rilievo) alla Galleria Nazionale
d'Arte Moderna a Venezia. Da qui la decisione di far transitare la
mostra anche nella capitale.
http://www.gazzettadelsud.it/news/home/2393