Qualche
giorno fa uno slogan pubblicitario piuttosto originale diceva così:
“Licenzia un dipendente, assumi una web agency“. L’annuncio ha fatto
discutere: ritraeva un uomo in giacca e cravatta fatto uscire dal posto
di lavoro con un calcio sul fondo-schiena. Un’altra campagna
pubblicitaria ritrae due giovani trentenni, l’uno belloccio con le
braccia conserte e lo sguardo sicuro; l’altro impacciato e goffo,
giacca e cravatta piuttosto scialbe. Il primo ha “un posto fisso, un
ottimo reddito e vive con la sua donna”, diceva l’annuncio. Il secondo
“è laureato da sei anni, ha un lavoro precario, un reddito basso e vive
con i suoi genitori”.
Quale dei due preferisci? Questa era la domanda. Non si tratta di un
sito di appuntamenti ammiccanti, ma della pubblicità dei corsi di
formazione permanente del consorzio Enfapi, un centro di formazione
professionale di Bergamo, legato a Confindustria e finanziato dalla
Regione Lombardia. Preferisci laurearti e divenire l’ennesimo colto
precario senza donna, senza reddito e senza lavoro, o divenire capo
reparto in fabbrica a sedici anni e vivere “con la tua donna” già a 30,
come farebbe un uomo vero?
A prima vista i due spot non hanno molto in comune. L’uno è una volgare
rappresentazione visiva dei benefici della novella libertà di
licenziamento: vuoi risparmiare? Licenzia, troverai sicuramente
qualcuno disposto a fare lo stesso lavoro a minor prezzo. L’altro è
un’amara rappresentazione dell’inutilità dello studio. Vuoi sprecare
tempo e denaro? Laureati. Entrambi gli slogan sono in tema oggi.
Entrambi, infatti, ci dicono precisamente quello che ha detto la
Fornero: il lavoro non è un diritto. Devi guadagnartelo, o qualcuno lo
farà al posto tuo. Nemmeno lo studio è un diritto. In fondo, a che
serve studiare se poi fai il precario? Insomma la Fornero ha ragione.
Con la disoccupazione giovanile al 36,2%, qualcuno realmente credeva
che il lavoro fosse ancora un diritto?
Qualche giorno fa un’indagine commissionata da Confindustria Bergamo a
Astra Ricerche ha portato alla luce i sogni e le aspettative per il
futuro dei giovani bergamaschi, destinatari della campagna del
Consorzio Enfapi. “I giovani bergamaschi non si fanno illusioni”,
riassumeva il trafiletto del Sole 24 Ore intitolato “Perché a Bergamo
la laurea non attira”. Questi ragazzi “in un prossimo futuro potranno
fare i camerieri, i cuochi, i commessi, al massimo gli operai, magari
anche specializzati. Ma non certo, e non più, i manager o i
consulenti”. Insomma: è “inutile alimentare generazioni di laureati
frustrati”.
Il punto, dunque, non è che i diritti costano. È che è tempo di essere
umili. Il problema non è che la Fornero ha detto la verità, quando al
Wall Street Journal ha detto che il lavoro non è un diritto. È che ha
detto di farsene una ragione. La controprova di tutto questo è il
comparto istruzione. Dal 2008 a oggi i tagli hanno consentito ben 8
miliardi di risparmio su scuola e università. Al momento dell’entrata
in vigore del decreto, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, la
Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Istituto Italiano di Studi Germanici,
l’Istituto Nazionale di Alta Matematica, l’Istituto Nazionale di
Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, l’Istituto Nazionale di
Astrofisica, il Museo Storico della Fisica e il Centro di studi e
ricerche Enrico Fermi saranno soppressi. Dal 2010 al 2011 sono stati
tagliati più di mille corsi di laurea. Dal 2008 a oggi più di 20 mila
scienziati, post-doc, assegnisti, co.co.co ha lasciato il lavoro. Il
tasso di indebitamento degli atenei è tale che con tutta probabilità
sarà difficile ogni sostanziale reclutamento. Se non vengono
reintegrati, i docenti saranno dimezzati in meno di dieci anni.
Non contento, il rettore della Iulm Puglisi vuole di più: il 70% degli
atenei italiani è inutile, ha dichiarato il 2 luglio. Possiamo
finalmente abbattere il sistema universitario pubblico tout court,
quale occasione ghiotta. In alternativa, l’ex decreto 437 offre
un’altra chance: vuoi sopravvivere? Alza le tasse studentesche. Capito
il trucco? Poco importa se gli studenti avranno il minor numero di
atenei, docenti, borse di studio e (quasi) posti di lavoro del mondo
occidentale. Vuoi un diritto? Paga. Gli altri possono sempre andare in
fabbrica e a vivere con la loro donna.
Francesca
Coin - ilfattoquotidiano.it