Un decreto pesante da 7
a 10 miliardi o più soft da 5-6 miliardi, con un rinvio della seconda
tranche all'autunno. Si è tenuto a palazzo Chigi un primo confronto tra
i ministri sulla spending review, in vista dell'incontro di domani con
le parti sociali. Il presidente del Consiglio Mario Monti ha incontrato
separatamente il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passera, il
ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e il
viceministro all'Economia Vittorio Grilli. È possibile che in serata ci
sia un nuovo incontro. Dopo questi incontri, si è riunito il consiglio
dei ministri: il governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale
la legge della regione Veneto sulle risorse idriche. Lavoro istruttorio
per l'incontro di domani con le parti sociali Si tratta, viene spiegato
da fonti di governo, di un lavoro istruttorio in vista degli incontri
tra il presidente del Consiglio, le parti sociali e gli enti locali in
programma per domani. Si parlerà dell'entità dei tagli legati al
decreto sulla spending review. Palazzo Chigi e Tesoro premono
l'acceleratore sulla prima ipotesi, ma i ministeri frenano, in
particolare quello della Salute. E proprio questa frenata potrebbe
spingere a cedere a un intervento in due tempi. Difficilmente, poi, un
provvedimento leggero sarebbe sufficiente a scongiurare l'incremento
dell'Iva anche l'anno prossimo. Il decreto, dunque, prenderà corpo dopo
gli incontri con parti sociali ed enti locali, rinviati a martedì 3
luglio. E si tratta di incontri che potrebbero influire sulle scelte
del governo, visto che i sindacati si sono già schierati contro le
misure, che dovrebbero colpire anche il pubblico impiego.Squinzi: mi
auguro una riduzione della pressione fiscale
«Domani mattina siamo stati convocati dal presidente Monti che ci
illustrerà le linee operative della spending review, e mi auguro - ha
sottolineato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi - che
attraverso la sua revisione si possa veramente accumulare quei fondi
che ci permettano da un lato di ridurre la pressione fiscale, e
dall'altro di poter riprendere a fare investimenti nella direzione
della crescita e dello sviluppo». Squinzi ha sottolineato la necessità
in Italia «di una riduzione di tasse. Il total tax rate in Italia è al
68,5% contro il 46,7% in Germania, il 37% nel Regno Unito, il 52% in
Svizzera», rilevando che «le nostre imprese hanno un fardello sulle
spalle che fino ad ora hanno portato e lo hanno pagato in termini di
incapacità di crescere e di produttività». Questa è una situazione, ha
detto Squinzi, «contro cui non riusciamo più a combattere: abbiamo
bisogno di un sistema Paese che ci permetta di venirne fuori in maniera
definitiva».
Evitare l'aumento dell'Iva dopo l'estate
Il decreto ha come obiettivo dichiarato quello di evitare l'aumento
dell'Iva dopo le vacanze (servono 4,2 miliardi), ma deve anche trovare
nuove risorse per i territori colpiti dal terremoto in Emilia-Romagna e
in Lombardia. Ci sono poi da finanziare anche le spese inderogabili,
come le missioni internazionali. Una serie di risorse dovrebbe arrivare
dalla sforbiciata alle spese pubbliche attesa dal pacchetto di misure
del commissario straordinario Enrico Bondi, che intende razionalizzare
gli acquisti di beni e servizi.
I tagli partono dalla sanità
Tagli che partono dalla sanità, con una sforbiciata da 1-2 miliardi,
soprattutto per la riduzione della spesa farmaceutica. Misure cui si
aggiungerà un pacchetto di interventi del ministro della Salute, Renato
Balduzzi, con la riduzione delle spese per la specialistica
convenzionata e per gli altri appalti. Il secondo e terzo pilastro
saranno la riduzione delle Province (dovrebbe essere dimezzato il
numero degli enti attivi) e la scure sulle società pubbliche,
alleggerendo Cda e tagliando enti strumentali, società e consorzi di
Regioni, Province e Comuni. Altri tagli riguarderanno gli immobili
pubblici con misure di razionalizzazione e il congelamento dei canoni
di affitto.
In vista tagli per il pubblico impiego
Possibili poi misure sul pubblico impiego. Punto sul quale i sindacati
sarebbero pronti a scendere in piazza. Per i dipendenti pubblici
potrebbero esserci un taglio dei buoni pasto, il rinvio della
tredicesima a gennaio e una riduzione di permessi e distacchi. Prevista
anche la riduzione dell'organico del 20% per i dirigenti, del 10% per
quelli di secondo livello e del 5% per gli altri ruoli, coinvolgendo
circa 10mila lavoratori. Per gli statali in esubero non ricollocabili
potrebbe essere stabilita la mobilità per due anni (con l'80% dello
stipendio), mentre per chi ha i requisiti per la pensione potrebbe
scattare il pensionamento con le vecchie regole previdenziali,
derogando per 1-2 anni alla riforma Fornero.
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