Si tratta di 45
mila docenti e 35 mila amministrativi, tecnici ed ausiliari. I posti
vacanti rientrano in queste quantità e vanno coperti per legge! Anief
chiede al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, di stabilizzare
da subito, durante l’estate 2012, almeno 80 mila lavoratori precari
della scuola Italia: si tratta di 15 mila insegnanti di tutte le
discipline, circa 30 mila docenti di sostegno e 35 mila posti tra
amministrativi, tecnici ed ausiliari. Sono tutti assegnabili al
personale precario, poiché riguardanti posti effettivamente liberi,
coperti da anni da personale non di ruolo, e individuati al netto dei
soprannumerari e dei pensionati già registrati. Secondo il presidente
Anief, Marcello Pacifico, non si tratterebbe però di una concessione
del ministero dell’Istruzione. Ma di un atto dovuto per legge.
“Considerando che la normativa vigente – sostiene Pacifico – impone
l’assunzione del 50% del personale attraverso le graduatorie dove sono
collocati i precari, è il caso di ricordare al Ministro che ha appena
annunciato l’indizione di due tornate di concorsi pubblici, da cui
scaturiranno decine di migliaia di futuri assunti”. “Inoltre – spiega
sempre il presidente Anief – l’assunzione di 80 mila precari
rispetterebbe quanto previsto dalla norma sul nuovo piano programmatico
triennale di assunzioni, risalente allo scorsa estate, sottoscritta
anche a seguito di migliaia di ricorsi presentati dal nostro sindacato.
Tutti ricorsi – continua Pacifico – che, è il caso di ricordare, sono
stati presentati negli ultimi mesi proprio per ottenere la
stabilizzazione lavorativa dei precari interessati e che hanno già
ottenuto in tantissime Corti territoriali del lavoro la condanna
dell’amministrazione per abuso dei contratti a termine”. “Evidentemente
– conclude il presidente del giovane sindacato scolastico –
l’amministrazione si è resa conto che non è più sostenibile il
pagamento dei cospicui risarcimenti danni a proprio carico, stabiliti
ogni volta dal giudice: visto l’alto numero di ricorrenti, siamo oramai
nell’ordine dei milioni di euro che la pubblica amministrazione spende
per non applicare la legge”.
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