I futuri Its prepareranno
su 16 settori, dall’agribusiness alla moda - ROMA Non c’è lavoro ma più
di centomila tecnici potrebbero strappare un contratto nel giro di
poche ore, se solo avessero la formazione giusta. Sono i tecnici
dell’industria e delle costruzioni, i tecnici del marketing e, fra le
professioni operaie, quelle del settore metalmeccanico. La domanda è
talmente alta quando si entra nei settori superspecializzati che ieri
mentre il ministero dell’Istruzione e quello dello Sviluppo Economico
erano riuniti con le Regioni per dare una risposta al problema, in
platea due giovani che studiano materie biomedicali hanno trovato
all’istante uno stage in un ente che fa ricerca. Ci aveva provato già
Mariastella Gelmini quando era ministro dell’Istruzione a dare alle
aziende i tecnici di cui c’è un grande bisogno. Aveva creato 59 Its,
Istituti tecnici superiori destinati a fare faville. Erano partiti,
come promesso, ma le cose non sono andate nel migliore dei modi. Alcuni
non hanno mai preso il via, altri solo in parte. In primavera il nuovo
ministro dell’Istruzione ha deciso una correzione di rotta approvando
una riorganizzazione che ha affidato alla sottosegretaria Elena Ugolini
e che ieri è stata raccontata durante la Conferenza dei Servizi. «Non
bisogna aver paura di chiudere le strutture che non vanno. Su 59 Its il
30-35% è già di altissima qualità, in altri ci sono le condizioni per
un’oliatura e possono andare avanti, ma quelli che non funzionano
chiudiamoli». Arriveranno alcuni ritocchi, insomma. «L’integrazione tra
scuola e impresa non può prescindere dal rapporto con il territorio»,
ha avvertito Ivan Lo Bello, vicepresidente per l’Education di
Confindustria. La base da cui partire è in alcune mappe realizzate dal
Ministero per lo Sviluppo Economico. Vengono individuati 16 settori che
diventeranno il nucleo dei futuri Its: si va dall’agribusiness alle
costruzioni, alla meccanica strumentale, la sanità, la casa, la moda e
così via. «Intendiamo formare dei tecnici specializzati alla tedesca
che in Italia mancavano», spiega Elena Ugolini. «Oggi il 33% delle
aziende quando assume una persona la forma per farla lavorare al suo
interno. Se ci fosse un sistema di formazione più vicino alle aziende i
vantaggi sarebbero molteplici», spiega Giuseppe Tripoli, capo del
Dipartimento per l’Impresa del ministero per lo Sviluppo Economico. Le
novità rispetto al passato sono molte. Ci sarà il coinvolgimento delle
Regioni che in precedenza era mancato. C’è quello del ministero per lo
Sviluppo Economico, è lo stesso Corrado Passera che infatti ammette:
«Occorre mettere insieme tutti i pezzi dell’ingranaggio senza gelosie
istituzionali». Accanto agli Its nasceranno i Poli
tecnico-professionali già previsti dal 2007 e mai realizzati.
All’interno dei Poli si lavorerà su botteghe-scuola e scuole-impresa.
Le linee guida degli Its verranno presentate a fine luglio durante la
Conferenza Stato-Regioni. I tempi per partire? «La cultura deve
cambiare da subito, è questo il nostro impegno», risponde Elena Ugolini.
Flavia Amabile
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