Lettere in
redazione
gent.ma Sig.
ra,
NON sono un elettore del PD e sono un maestro di scuola primaria.
Se la prima cosa forse non mi legittima a rivolgermi a Lei, la seconda
credo si.
Dopo il massacro della Gelmini molti miei colleghi ritenevano non
potesse succedere nulla di peggio e che anzi le cose sarebbero volte al
meglio, contando sul fatto che il supporto determinante del PD al
governo Monti ne avrebbe condizionato le scelte di politica scolastica
fin da subito, vista anche la ferocissima ma ahimé inutile opposizione
allo smantellamento che tutti voi avevate fatto. Io, diffidente per
natura, stavo lì a guardare; ed ecco che, come immaginavo, nulla
cambia.
Restano in piedi i corsi di inglese coatti per docenti di scuola
primaria che di inglese non sanno nulla e nulla riusciranno ad
insegnare ai loro alunni, anzi certamente semineranno danni a iosa,
vista la tipologia e i tempi della formazione.
Resta intatta la decurtazione del monte ore, che costringe (in alcuni
casi, purtroppo, agevola) le scuole a diminuire la quantità della sua
offerta formativa, arrivando alle striminzite 27 ore che la Moratti
aveva seminato e che Fioroni non ha saputo o voluto estirpare; ciò
malgrado la stragrande maggioranza delle famiglie richieda le 30 0 le
40 ore, e malgrado tutti noi si sia consapevoli del fatto che gli
alunni è meglio tenerli a scuola che fuori.
Si avvia la grande rivoluzione del sostegno, con la “riconversione” dei
docenti generalisti che con corsi a pagamento di durata risibile
diventeranno d’emblée professionisti del settore mentre i colleghi e le
colleghe con esperienze decennali, titoli di lunga durata se non
universitari saranno liberi di andare a spigolare.
L’ultima perla sembrerebbe essere la riscoperta di questa patacca del
“merito”, dove agli alunni più bravi verrà dato il premio, così come ai
docenti più bravi.
Se solo Profumo passasse in una scuola non per fare comparsate ma per
capire come funziona veramente, probabilmente scoprirebbe quanto poco
merito possa esserci nel diventare i primi della scuola se si è figli
di dottore, o di avvocato, o di professore, e quanto piuttosto andrebbe
premiato chi, a dispetto dei pesi che si porta sulle spalle, arranca e
da solo conquista faticosamente dei risultati, grandi o piccoli che
siano.
Sulla premialità agli insegnanti “più bravi”, poiché l’andazzo sembra
essere quello di Apreana memoria se non peggio, mi chiedo in cosa
consista il merito: è meritorio dire sempre sì al proprio dirigente? O
forse lo è annusare l’aria e regolare, come in un sondaggio prevendita,
le proprie prestazioni sulla richiesta del cliente? O forse lo è creare
classi di alunni prontissimi a rispondere a quiz e test, ma privi di
intelligenza divergente e pensiero critico?
Cito queste piccole cose perché le conosco direttamente e le posso
misurare sul campo, con le loro ricadute sconvolgenti sulla qualità
dell’offerta didattica che riusciamo a fornire (anzi, che di anno in
anno forniamo sempre meno).
Certo, la rassicurazione del ministro sull’intangibilità della riforma
Gelmini mi rassicura veramente poco, anzi mi preoccupa.
Vorrei sentirmi sollevato dall’dea che il Suo partito interverrà, come
in questi anni ha sempre promesso, a difesa della scuola dello Stato
italiano, ma se penso poi a come è andata sull’art. 18, a difesa del
quale vi eravate spesi con la stessa forza con la quale avete difeso la
scuola, quasi quasi vi chiederei di non fare nulla.
sentitamente
Giuseppe Grasso
giugrass@tiscali.it