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Dirigenti Scolastici: Si chiude un anno drammatico per il dimensionamento e se ne apre un altro senza prospettive per le scuole sottodimensionate

Opinioni

Ugualmente pesante la situazione dei Dsga, che in diverse regioni rischiano il soprannumero.
Da qui a settembre potrebbe però succedere qualcosa di positivo; l’emanazione delle linee guida sulla costituzione delle reti in applicazione dell’art. 50 della Legge 35/2012 potrebbe essere l’occasione, finalmente, per una riforma di natu­ra strutturale, a più di dieci anni dall’autonomia scolastica.

Dimensionamento e scuole sottodimensionate
Dovendo trasformare tutti i Circoli Didattici e tutte le Scuole Medie in Istituti Comprensivi, per di più con un numero minimo di 1.000 alunni, è stato inevita­bile procedere ad un dimensionamento alquanto pesante: le scuole del primo ci­clo sono passate da 7.102 a 6.159, sono 943 in meno, il 13,28%.
Va detto che la situazione in Italia è molto a macchia di leopardo, ma in gran parte delle regioni bisognerà senz’altro rimetterci mano, per il semplice fatto che sono “sopravvissute” 1.384 istituzioni scolastiche non a norma, nel senso che ri­maste Circoli Didattici o Scuole Medie.
Nel caso del primo ciclo, si tratta non di un semplice dimensionamento, ma del­l’adeguamento dell’aspetto strutturale e istituzionale all’aspetto ordinamentale: se esiste un primo ciclo, le istituzioni scolastiche ne devono essere l’espressione, non ha più senso che esistano scuole che ne comprendono solo una parte, che si tratti di sola scuola primaria o di sola suola secondaria di primo grado non ha importanza.
.
Ancora più pesante del dimensionamento forzato del primo ciclo, è la questione delle scuole sottodimensionate; lo Stato sembra dire alle Regioni: fate pure quel lo che volete, io intanto taglio i posti di dirigente e di Dsga; la funzionalità di queste scuole evidentemente non interessa molto.
Non si tratta di un fenomeno di poco conto: le scuole sottodimensionate saranno il prossimo anno 1.125, il 12,2% del totale.
Se si guardano i due fenomeni insieme (1.384 scuole del primo ciclo non a nor­ma, più 1.125 scuole sottodimensionate su un totale di 9.200) appare evidente che il sistema scolastico italiano è in una situazione di forte tensione e sofferen­za
Va detto che le cose quest’anno sono state fatte male, in fretta e furia, oppure non sono state fatte per niente; si spera di non dover assistere ad uno stillicidio di provvedimenti che si trascinano per diversi anni, il prossimo anno l’intero si­stema va messo a regime, lungo due direttrici:
­ adottare per il primo ciclo il criterio dei mille alunni come media e non come numero massimo, secondo quanto proposto dalle Regioni
­ eliminare il fenomeno delle scuole sottodimensionate, sempre che si abbia a cuore la funzionalità del servizio.

Esubero e nomine impossibili.
Per effetto dei due provvedimenti, più un piccolo dimensionamento nel secondo ciclo, il prossimo anno ci saranno 2.138 posti di dirigente e di Dsga in meno, quasi il 21 % in meno rispetto ad oggi; questa drastica diminuzione di posti avrà effetti pesanti non solo sui dirigenti e sui Dsga in servizio, ma anche sui futuri dirigenti, coloro cioè che stanno oggi sostenendo le prove del concorso o le han­no già concluse.
Anche tenendo conto dei pensionamenti, cinque regioni il prossimo anno pre­senteranno una situazione di esubero dei dirigenti in servizio:

REGIONI

ESUBERO AL
01/09/2012

CAMPANIA

195

SICILIA

162

CALABRIA

93

SARDEGNA

35

PUGLIA

22

MOLISE

21

Ci permettiamo di dare un suggerimento: utilizzare per il prossimo anno scola­stico i dirigenti in esubero nelle scuole sottodimensionate, dando per scontato che non si voglia procedere ad una mobilità interregionale d’ufficio o che si vo­gliano tenere i dirigenti in esubero a far niente.
L’esubero verrebbe così riassorbito, solo in Calabria rimarrebbe una piccola sof­ferenza.
In una situazione dove si registrano esuberi dei dirigenti in sevizio, è chiaro che le nomine dei vincitori di concorso sono a rischio, almeno in alcune regioni; a livello nazionale i posti messi a concorso sono 2.286, i posti vacanti al primo settembre prossimo sono 472, ne mancano 1.814.
E’ vero che le procedure concorsuali si concluderanno solo in poche regioni e che le graduatorie hanno validità triennale, ma c’è poco da star tranquilli.
Abbiamo parlato sopra di un’Italia a macchia di leopardo, questo è tanto più vero per quanto riguarda le nomine dei vincitori di concorso; nel caso si conclu­dessero le procedure concorsuali, questa la situazione al prossimo primo settem­bre:
­ in tre regioni non solo si potrebbe procedere all’assunzione di tutti i vinci-
tori, ma risulterebbero anche dei posti vacanti, per cui bisognerebbe ban­dire subito un altro concorso
­ in nove regioni si potrebbe effettuare subito una parte delle nomine, ri­mandando le altre agli anni successivi
­ in sei regioni non si potrebbe effettuare alcuna nomina; forse è meglio che in queste regioni le commissioni vadano a rilento...
Ma quanti anni, oltre il prossimo, ci vorranno per portare e termine le nomine? Basandoci sul numero dei dirigenti oggi in servizio e sull’attuale tasso di pensio­namento, abbiamo fatto una stima per le diverse regioni:

REGIONI

ANNI NECESSARI PER EFFET-
TUARE LE NOMINE

 

ABRUZZO

4

 

BASILICATA

5

 

CALABRIA

7

 

CAMPANIA

5

 

FRIULI V.GIULIA

2

 

LAZIO

4

 

LIGURIA

2

 

MARCHE

3

 

MOLISE

9

 

 

PIEMONTE

1

 

PUGLIA

5

 

SARDEGNA

6

 

SICILIA

6

 

TOSCANA

2

 

UMBRIA

4

Forse sarebbe bene cominciare a preoccuparsi del problema, in diverse regioni si va ben oltre il triennio di vigenza delle graduatorie.

Le difficoltà di gestione
Non si tratta comunque solo di esuberi o di nomine mancate; il prossimo anno la gestione delle scuole sarà molto più difficoltosa, di conseguenza le condizioni di lavoro dei dirigenti e dei Dsga subiranno un netto peggioramento.
Non si tratta di un fenomeno di poco conto; ne rende testimonianza l’atteggia­mento dei sindacati e delle associazioni professionali di categoria, che hanno re­centemente usato toni di autentica preoccupazione; le OO.SS. hanno richiesto l’apertura di una vera e propria trattativa a livello di contrattazione integrativa nazionale, che però appare alquanto problematica nell’attuale quadro normativo.
Ritorneremo a breve su questi temi, che richiedono un approfondimento ad hoc; qui vogliamo tornare sulla questione del docente vicario, per segnalare una presa di posizione governativa che è risultata alquanto sopra le righe.
Riprendendo le parole di Reginaldo Palermo su Tecnica della Scuola, il sottose­gretario ai Beni Culturali Roberto Cecchi ha liquidato con due battute la com­plessa e spinosa questione del pagamento dell’indennità di reggenza per i docen­ti vicari che sostituiscono il dirigente scolastico; Cecchi ha affermato in Parla­mento rispondendo ad una interrogazione dell’On. De Pasquale che “l'articolo 34 del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto scuola sottoscritto il 29 novembre 2007 disciplina l'istituto dei collaboratori del diri­gente scolastico indicando che questi ultimi (nel numero di due unità) sono re­tribuibili, in sede di contrattazione d'istituto, con i finanziamenti a carico del fondo per le attività aggiuntive di cui all'articolo 88, comma 2, del medesimo contratto collettivo”. “Come è noto ­ ha aggiunto Cecchi ­ nello stato di previ­sione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, non esistono risorse finanziarie ulteriori rispetto a quelle appena descritte da destinare alle finalità in esame”.
Qualcuno dovrebbe ricordare al Governo che esistono altri istituti contrattuali oltre quelli citati dal Sottosegretari e il fatto che non esistano altre risorse nello stato di previsione del MIUR non è effetto di volontà divina, ma di un preciso peccato di omissione dei responsabili del Ministero, sia amministrativi che poli­tici, peccato che qualcuno potrebbe benissimo in termini più laici considerare un reato di omissione di atti d’ufficio.
Segnaliamo in merito un’importante iniziativa delle ARSA, che hanno formulato una proposta di legge per attribuire l’esonero ai docenti vicari a tutte le scuole normodimensionate.
L’istituzionalizzazione delle reti
Abbiamo già avuto modo di dire che l’istituzionalizzazione delle reti previsto dall’art. 50 della Legge 35/2012 potrebbe essere l’occasione per affrontare molte questioni rimaste aperte nella gestione del sistema di istruzione, dal rapporto tra Scuole autonome e Amministrazione periferica a quello tra Stato e Regioni, tan­to più che la spending review incombe e non si vede cosa altro si potrebbe ta­gliare nelle scuole.
I temi da affrontare sono molti e rimangono molti problemi aperti, speriamo solo che questa importante occasione non vada persa e soprattutto che non si emani­no norme ininfluenti o, peggio ancora, inapplicabili; non si sente di ceto il biso­gno di aumentare la confusione.









Postato il Lunedì, 04 giugno 2012 ore 14:36:16 CEST di Salvatore Indelicato
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