Lettere in redazione
A partire dagli anni 70, si assistette in Italia ad un
graduale e storico passaggio dal concetto di inserimento a quello di
integrazione degli alunni e degli studenti con disabilità nella scuola
statale. La produzione normativa testimonia i diversi passaggi, e le
lotte
sociali, con i quali si sviluppò un processo inteso a promuovere un
percorso di inserimento e di integrazione delle persone con disabilità
in ambito scolastico. Tale processo ha avuto come obiettivo quello di
dare attuazione ad un
“diritto”, ma soprattutto di implementare e migliorare strumenti,
metodi e servizi, che possano
favorire la partecipazione sociale e migliorare il rendimento
scolastico delle persone con disabilità.
Ma in quest’ultimo periodo, si osserva una involuzione di questa grande
vittoria sociale che da sempre era un vanto della scuola italiana in
Europa.
Paradossalmente, nell’integrazione di alunni con disabilità nelle
scuole statali, si passa da una politica di “qualità dell’Istruzione”
ad una politica di “necessità di riconversione”, ovvero da docenti
specializzati sul sostegno con corsi universitari (più o meno
diversificati negli anni) pagati di tasca propria, riservati a docenti
che si iscrivevano VOLONTARIAMENTE ai suddetti corsi, agli attuali
corsi di riconversione (direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012) come
“necessaria e improrogabile” alternativa al lavoro di personale in
esubero, alternativa alla perdita del posto e quindi OBBLIGTORIA.
Riassumendo, per ovviare ai tagli della riforma della scuola, i docenti
che sono perdenti posto dovranno OBBLIGATORIAMENTE riconvertire il
proprio titolo di studio e diventare improvvisamente docenti
specializzati sul sostegno, seguendo un corso GRATUITO, e sicuramente
non Universitario (una Convenzione di enti come riportato all’Art.2
comma 1 del suddetto decreto) ed in parte (quasi tutto se si legge
l’allegato B “Metodologia di conduzione” che stabilisce una quota di
corso del 50% online e “Assenze” con una quota del 10% da recuperare
anche questa online) con lezioni non in presenza ma comodamente da
casa. A questo si aggiunga la non certa volontà o compatibilità con un
insegnamento che, se fatto con professionalità e passione, è
sicuramente impegnativo e non standardizzato o di routine come
laboratori di fisica, chimica o altro.
Per finire (ma non per questo meno importante), con questo decreto
decine di migliaia di docenti specializzati ma precari, con esperienza
decennale e che per meglio svolgere il proprio lavoro, hanno continuato
negli anni a “formarsi ed informarsi”, vengono “cancellati” dalla loro
professione, alla faccia della professionalità, della meritocrazia e
continuità didattica.
Ma anche i docenti specializzati di ruolo vengono scavalcati dai
“riconvertiti” (sembra una parola medioevale, ma succede oggi!) che
toglieranno loro le sedi nelle quali lavoravano con continuità da anni.
Il tutto, senza una parola di scuse non tanto ai docenti, ma agli
alunni diversamente abili i quali, nuovamente, diventano i capri
espiatori, le vittime sacrificali di una società che nella corsa
frenetica non esita a lasciare indietro i più deboli.
Noi come docenti specializzati sul sostegno ci opporremo a questo in
tutti i modi, per noi e per loro e speriamo che voi come associazioni
vogliate fare altrettanto per cambiare questa brutta pagina della
storia sociale italiana.
Prof. Giuseppe Crisà
crisgppe@gmail.com