Sono
un'insegnante che lavora nella scuola elementare da 40 anni.
Quest'anno, per l'ennesima volta, ho partecipato con la classe (una
quinta elementare) alle Prove Invalsi: sono prove nazionali attraverso
le quali il Ministero dell'Università e della Ricerca (Pubblica
Istruzione) dovrebbe rendersi conto della preparazione in Italiano e in
Matematica degli alunni delle classi 2^ e 5^ della Scuola Primaria e 3^
della Scuola Secondaria di 1° grado. Nonostante le mie perplessità, che
di seguito espliciterò, mi sono sempre preoccupata di preparare la
classe affinché potesse affrontare le prove considerandole, nonostante
tutto, un ulteriore arricchimento. Le mie perplessità sono sempre state
le seguenti:
1 - La prova d'Italiano consiste nella lettura e nella comprensione di
due brani e nel rispondere a qualche domanda che riguarda l'ortografia
e la grammatica. Se un alunno è, oppure non è, in grado di scrivere un
testo corretto, con frasi ben collegate fra loro e un buon contenuto,
non viene minimamente preso in considerazione. In alternativa vengono
assegnate letture anche complesse con risposte che possono far nascere
dei dubbi.
2 - La prova di Matematica si può definire "variabile".
Ancora adesso, avendo partecipato a diverse prove Invalsi, i miei
colleghi ed io non siamo in grado di capire quale tipo di preparazione
viene richiesta. Ogni anno le prove cambiano impostazione. Ogni anno
prepariamo la classe sulle prove dell'anno precedente e ogni anno ci
ritroviamo in difficoltà. Quest'anno la delusione (e la conseguente
frustrazione) ha raggiunto il massimo livello. Dopo aver preparato gli
alunni somministrando loro i test degli anni precedenti e facendo
acquistare a spese delle famiglie due libri di esercizi per le prove
Invalsi (uno per l'Italiano e uno per la Matematica), ci siamo trovati
di fronte a test che richiedevano dagli alunni non tanto una serie di
competenze acquisite, ma addirittura la spiegazione dettagliata del
procedimento messo in atto per raggiungere il risultato. Molte
risposte, in questo modo, anche se corrette, non sono accettabili
perché non è stato eseguito per iscritto tutto il ragionamento (tenendo
conto che ci sono 33 quesiti da risolvere in 75 minuti). Basta vedere
un fascicolo e le conseguenti risposte accettabili per rendersi conto
dell'assurdità. Tra l'altro, anche per quanto riguarda la Matematica,
siamo molto lontani da una verifica oggettiva del programma svolto.
I miei colleghi ed io ci troviamo seriamente nella difficoltà di capire
che cosa a livello ministeriale ci viene richiesto. Innanzitutto una
verifica ha senso se eseguita dopo aver sviluppato un programma secondo
gli obiettivi precedentemente decisi. All'inizio dell'anno scolastico
l'Invalsi dovrebbe far pervenire alle scuole gli obiettivi che si
vogliono raggiungere nella verifica finale, esempi di test e loro
modalità di esecuzione, per poter procedere ad una adeguata
preparazione. E poi è necessario mettersi d'accordo sui contenuti! Da
una parte i programmi ministeriali, dall'altra le richieste della
Scuola Secondaria di 1° grado, dall'altra ancora gli Invalsi (ognuno
per la sua strada). Pur seguendo scrupolosamente i programmi
ministeriali, pur avvalendoci dei libri di testo con i relativi
esercizi, pur facendo il raccordo con la Scuola Secondaria di 1° grado,
pur preparando scrupolosamente la classe agli Invalsi, tutto questo non
basta.
Vi assicuro che le energie dei miei colleghi e le mie insieme a quelle
degli alunni sono tese al raggiungimento della migliore preparazione
possibile.
Perché ogni anno dobbiamo subire questa gratuita frustrazione? Una
volta raccolti i risultati, come fa il Ministero a rendersi conto
veramente della qualità dell'insegnamento e del livello di
apprendimento? Perché, quando ci sono dibattiti sulla scuola, non
vengono convocati gli insegnanti che lavorano sul campo ma i tecnici e
i vice tecnici che, con tutta probabilità, non entrano in una classe da
chissà quanto tempo? Perché non si manda nelle scuole qualcuno che veda
personalmente il lavoro che viene fatto e che può consapevolmente
verificarne i risultati? Ci viene il sospetto che si voglia dimostrare
che la scuola pubblica non funzioni perché, al di là degli Invalsi,
ogni anno veniamo messi nelle condizioni più difficili per lavorare
proficuamente.
Ma qui si dovrebbe aprire un altro discorso...
Bruna
Mencaglia (lettera dal giornale Bresciaoggi)