La proposta
ministeriale di trasformare i docenti in soprannumero in “docenti di
sostegno” mediante un breve corso ripresenta un modello già adottato
nella storia della scuola italiana, quasi un film già visto. Qualcuno
ricorderà la trovata geniale del Ministero quando fu
istituita la figura dei docenti “operatori tecnologici” per
azzerarla presenza dei doppi docenti di educazione tecnica e, quindi,
esaurito l’esubero la figura dei docenti di Educazione Tecnica, il
compito dell’operatore tecnologico è stato cancellato , dopo aver
svolto corsi e seminari di formazione e di riconversione. La stessa
operazione è avvenuta con i docenti di dattilografia e trattamento
testi e così sarà per le altre materie che lentamente tendono a
scomparire, riducendo le ore scolastiche e le discipline da
insegnare.
E’ stato scritto da persone che credono nella scuola che “Questa
storia della riconversione dei soprannumerari in docenti di sostegno
grida vendetta al cospetto di Dio”, ed è una vero e grave errore
tramutare in docente di sostegno come ripiego, quei docenti
disciplinari che si trovano della sfortunata situazione di perdenti
posto.
Ben venga l’attenzione alla formazione e alla qualificazione
professionale, ben strutturata e resa efficace da una specifica azione
di tirocinio guidato, ma occorre innanzitutto la motivazione a farne
tesoro.
La carriera docente dovrebbe avere una valenza di “missione” per
la delicata azione professionale che pone i docenti in relazione con
gli studenti, nel difficile compito educativo e formativo e a
maggior ragione il compito di “docente di sostegno” che aiuta,
sostiene, integra il processo formativo degli studenti disabili nella
specifica attenzione ai bisogni di ciascuno, non può essere imposto per
legge sol perché si è perdenti posto e quindi soluzione da
ultima spiaggia per restare ancora a scuola e percepire lo
stipendio
Se ciò dovesse avvenire quale garanzia di successo si
assicura all’azione integrativa dell’allo disabile se docente di
sostegno svolge un compito perché “costretto”?.
Dare invece l’opportunità di scegliere un serio percorso di
riqualificazione professionale nella specificità del sostegno a tutti i
docenti che lo desiderano e se ne ritrovano le competenze e le
attitudini , risolverebbe ugualmente la questione numerica dei posti di
sostegno, ma assicurerebbe altresì una migliore qualità
nelle prestazioni e nelle specifiche attenzioni all’alunno diversabile.
La scuola ha bisogno non di posti o di numeri di docenti in organico,
bensì di professionisti che svolgano con competenza un compito non
facile e complesso ed i corsi di qualificazione professionale per
il sostegno dovrebbero tendere a questi obiettivi.
Nel mondo della scuola si registra a volte una macchina organizzativa
che muove uomini e cose, ma con scarsa efficacia e produttività,
registrando in seguito, dopo un certo tempo, la poca efficacia di tale
azione. Ad esempio in questi giorni si sta avviando la macchina
del corsi TFA che apporteranno per le Università un introito di
circa 50 milioni di euro o farse anche di più , essendo
mediamente di 2.500 euro il costo individuale per la frequenza
del TFA è, con punte di 3.000 e più, cui si aggiungono 100-150 euro per
le prove di selezione. Tutto ciò apporterà beneficio alla scuola?
Se si svolgeranno dei corsi come quelli delle SISSIS, è legittimo
avanzare qualche perplessità, anche se in molti corsi si sono
registrate positive punte di eccellenza.
Non si comprende ancora quale logica governa il meccanismo dei posti in
organico se ogni anno, avviene una girandola di posti di sostegno
assegnati sull’organico di fatto e quindi senza i presupposti della
continuità. All’insegna della regola i tagli i posti di
sostegno ad inizio d’anno vengono ridotti ed in seguito a sentenze dei
tribunali che accolgono le richieste dei genitori e delle associazioni
delle famiglie dei disabili, in corso d’opera viene riconosciuto il
diritto al sostegno e si recuperano posti per docenti di sostegno
senza alcuna regola di continuità
Quando si iscrive un bambino in una prima classe ed è certificata
la necessità del sostegno si dovrebbe garantire per cinque o tre anni
la continuità del docente di sostegno e pertanto il posto dovrebbe
risultare nell’organico della scuola. Se ciò non avviene non si
assicura continuità e sviluppo al processo di formazione e di
integrazione ed ogni anno sarà una vera sofferenza per l’alunno, i
genitori ed i docenti, dovendo iniziare tutto da capo.
Quando cambieranno le cose? I nuovi docenti , oggi in esubero,
domani, dopo il corso, titolari nel sostegno, avranno garanzia di
stabilità? Sono queste le domande che si pongono non solo i docenti
coinvolti, ma anche i genitori che collaborano con la scuola
nella ricerca del miglior bene del proprio figlio, specie se disabile.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it