«I primi progetti di insegnamento online in Italia risalgono a una
ventina d'anni fa. Ma credo che un'iniziativa di portata simile a
quella americana debba raggiungere almeno una dimensione europea per
poter funzionare bene. Il punto di partenza esiste già: è il progetto
"Erasmus for all" previsto dall'ottavo programma quadro.
E in fondo è naturale che ci si ispiri all'iniziativa Erasmus: forse la
più efficace di tutte nel formare l'Europa dal basso. Milioni di
studenti hanno passato sei mesi o un anno studiando all'estero. Quando
tutto iniziò, circa vent'anni fa, le università europee non si
parlavano quasi. Poi hanno introdotto dei crediti comuni, si sono
creati dei ponti. È naturale che tutto questo abbia uno sbocco anche
ordine».
Ma qual è l'obiettivo dell'insegnamento interattivo attraverso
Internet? Le stesse università americane ammettono di essere ancora
alla ricerca della formula giusta.
«Uno degli obiettivi è allargare il bacino degli studenti. Alcuni corsi
ordine negli Usa hanno registrato 120mila iscrizioni, e 20mila studenti
hanno superato i primi esami.
Sono numeri enormi. E ricordo che quando il Mit iniziò a muovere i
primi passi in questa direzione mettendo a disposizione di tutti i
materiali dei suoi corsi undergraduate - si proponeva esattamente
questo: creare un bacino di studenti molto ampio dal quale poter
selezionare i talenti migliori.
Chiunque, in ogni angolo del mondo, aveva l'opportunità di ricevere una
formazione targata Mit e di poter competere con gli studenti iscritti
ai corsi tradizionali».
La qualità della didattica è equivalente a quella tradizionale?
«La didattica è garantita dall'ateneo. Gli studenti si iscrivono perché
hanno voglia di mettersi in gioco. La tecnologia è migliorata
moltissimo grazie ai siti di interazione ordine. E la possibilità che
un gruppo di studenti ha di interagire con il proprio professore su una
pagina wild non è inferiore a quella di una tradizionale lezione de
visu. Se anche rimarranno degli studenti che imparano poco, i numeri
degli iscritti sono talmente grandi da garantire comunque un guadagno
in termini di diffusione delle conoscenze».
Un titolo online potrà mai avere valore legale?
«Anche gli americani assegnano solo un certificato ai loro studenti
online, non dei crediti veri e propri. E non mi sento in grado dí
esprimermi sulla validità dei meccanismi di valutazione. Ma pensiamo a
tutti gli adulti che avrebbero la possibilità di proseguire la loro
formazione anche dopo aver completato i loro studi tradizionali.
È un sistema in formazione, le incognite non mancano. Ma le
potenzialità sono enormi».