ROMA - Hanno «espresso
un parere» più di quarantamila italiani: 18.820 mercoledì (uno ogni
quattro secondi), altri 21.540 ieri, più o meno uno al secondo. La
pagina segnala-il-tuo-spreco voluta da Palazzo Chigi ha fatto il boom.
Cosa ci sia fra quelle quarantamila segnalazioni, a Palazzo Chigi non
hanno l’autorizzazione a dirlo. L’Autorità per la Privacy ha
immediatamente scritto al governo per diffidarlo dal diffondere dati
sensibili. Però - racconta chi quei dati li ha già scorsi - i temi
ricorrenti sono due: le auto blu e gli stipendi dei parlamentari. Più
che una raccolta di segnalazioni, un enorme sfogatoio contro gli abusi
dello Stato e per i sentimenti dell’antipolitica. Il compito ingrato di
spulciare fra quelle quarantamila mail per ora spetta a otto funzionari
di Palazzo Chigi. Si chiama ufficio «dialogo con il cittadino». Se le
segnalazioni proseguiranno a questi ritmi, ci vorranno i rinforzi: ad
affiancare gli otto malcapitati potrebbero essere alcuni dei dipendenti
del ministero di Giarda. L’unico caso reso pubblico per esplicita
volontà di chi l’ha postato - riguarda una statua che dovrebbe
abbellire il palazzo di Giustizia di Treviso. Centottantaseimila euro
regolarmente finanziati dal ministero della Giustizia per un marmo che
attende di essere posato da vent’anni. Fin qui, un classico caso di
spreco. Ma c’è il paradosso kafkiano: una legge del 1949 dice che
finché la statua non verrà sistemata sul suo trespolo, il Palazzo di
Giustizia aperto da anni - non può essere collaudato. La lista civica
di centrosinistra racconta che il Comune - al quale sono affidati quei
fondi - ha tentato di convincere il ministero a destinare le risorse ad
altro. Nulla da fare: o la statua o nulla. Il caso sembra fatto apposta
per assolvere Comuni ed enti locali, che invece sono in larga parte
responsabili degli sprechi dei quali il commissario agli sprechi Enrico
Bondi promette di occuparsi. Nella relazione presentata lunedì scorso
al governo il ministro delegato alla spending review, Piero Giarda, ha
segnalato l’«anomalia del finanziamento degli enti locali». Dei 240
miliardi che nel complesso spendono, solo cento sono frutto di tributi
propri. Il resto (140 miliardi) sono risorse che Comuni, Province,
Regioni spendono senza risponderne di fronte ai cittadini. Bondi, con
raro ottimismo della volontà, si è già messo al lavoro per mettere a
punto il piano di risparmi. Ieri ha visto il vice all’Economia Vittorio
Grilli, il quale gli ha consegnato un piano dell’Agenzia del Demanio
per risparmiare sugli affitti pagati dallo Stato sulla locazione di
edifici da privati: solo per questa voce, di qui al 2015, si potrebbe
risparmiare 43 milioni di euro. In tutto gli immobili affittati da
privati sono 10.108, e costano all’Erario più di un miliardo l’anno.
Rispetto alle prime dichiarazioni Giarda, ha cambiato passo:
l’operazione di revisione della spesa «riguarda almeno 300 miliardi di
euro», un quinto del prodotto interno lordo, ma benché sia difficile
portarla avanti occorre farlo perché «è di ostacolo alla ripresa
dell’economia». A partire dagli anni Ottanta la pubblica
amministrazione ha accumulato inefficienze: se non fosse accaduto -
calcola Giarda - oggi lo Stato costerebbe 73 miliardi di meno. Ora
bisogna «concentrare gli sforzi per alleggerire il prelievo fiscale».
Nel breve periodo la possibilità che ciò avvenga è pari a zero: di qui
alla fine dell’anno occorre risparmiare 13 miliardi per evitare
l’aumento dell’Iva di quattro punti percentuali.
Alessandro Barbera
www3.lastampa.it