I precari della
scuola a Como vincono la loro battaglia. E costringono l'ufficio
scolastico provinciale a mettere mano al portafoglio. Il giudice del
lavoro, Barbara Cao, ha condannato il ministero dell'Istruzione a
risarcire i supplenti che per anni sono stati assunti con contratti
annuali a termine che anziché durare dodici mesi si interrompevano a
fine giugno per riprendere al primo settembre, con uno sconto netto -
per le casse di Roma - di due mesi. Sono in tutto 36 gli insegnanti che
si sono visti riconoscere, dal giudice, ciò che da anni reclamavano a
grande voce: l'illegittimità di quelle assunzioni a tempo determinato
limitate a dieci mesi all'anno. Si tratta di supplenti chiamati a
coprire i posti vacanti per un intero anno scolastico, e non solo per
pochi mesi.
L'avvocato Elisabetta Di Matteo, per conto della Uil, aveva depositato
il ricorso chiedendo che il giudice condannasse le istituzioni
scolastiche a restituire ai quei professori le due mensilità perse ogni
anno di lavoro, con un conto complessivo per le casse del ministero
pari a circa 150mila euro.
Sono 18, in totale, gli istituti comprensivi e i circoli didattici
chiamati in causa dai supplenti: Como lago, Borghi, Albate in città,
Merone, Asso, Fenegrò, Rovellasca, Olgiate Comasco, Fino Mornasco,
Lurate Caccivio, Cernobbio, Grandate e Casnate, Cantù 2, Lurago d'Erba,
Tavernerio, Erba, Pusiano, Mariano Comense in provincia. A questi si
aggiungono le scuole superiori: la Leonardo da Vinci, la Teresa Ciceri,
la Ripamonti, l'istituto commerciale Romagnosi, il liceo classico
Volta, il Carcano e il Pessina.
«L'apposizione ai contratti di lavoro del termine del 30 giugno anziché
del 31 agosto - si legge nel ricorso - ha privato» i supplenti precari
non solo «di due mensilità» ma anche «dei benefici economici e
giuridici» di cui avevano diritto, in termini di scatti di anzianità e
della possibilità - dopo tre contratti a termine consecutivi - di
aspirare al ruolo.
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