Il muretto basso sono,
nella metafora, i giovani precari, su cui la classe dirigente si
appoggia mostrando di non avere coraggio né strategie. Facile,
amministrare così! In questi giorni, i coordinamenti dei precari
denunziano a gran voce che contro i precari della scuola si sta
tessendo, passo dopo passo, una tela di ragno, una trappola.
Manifesteranno a Milano, il prossimo 21 aprile. La loro tesi è che si
vengono accrescendo gli ostacoli sul percorso verso l’assunzione dei
precari delle GE, e ostacoli sulla prospettiva di un avvenire decoroso
per i giovani (famiglia ? Figli ? Casa ? Prospettive nell’età
pensionistica ?). Quali i nuovi ostacoli segnalati dai Coordinamenti ?
L’annuncio dei concorsi che riserveranno parte dei ruoli agli ultimi
arrivati; la chiamata diretta in Lombardia; la riforma delle pensioni;
e, in prospettiva l’orientamento del Governo a “risparmiare” sugli
ammortizzatori sociali, e a introdurre la possibilità di licenziamento
del personale dello Stato (dovremo leggere bene i contenuti del ddl
riforma del mercato del lavoro, che nei prossimi giorni verrà
depositato in Parlamento per l'iter di approvazione). Insomma: Piove
sempre sul bagnato (a Palermo, il proverbio è molto, molto più crudele:
“U cani muzzica sempre u cchiù spaiddatu”, ma non vogliamo essere così
cinici). Non sappiamo se quello che i Coordinamenti denunziano sia un
disegno lucido della classe dirigente; molto più probabilmente è il
risultato della sostanziale ignoranza dei responsabili politici in
ordine alle reali esigenze della Scuola: continuano ad amministrarla
guardando ad altro (chi agli interessi di partito, chi all’università,
chi alla visibilità della propria parte politica, professionale,
sindacale ecc..), da prospettive dalle quali non ne colgono le
peculiarità rispetto ad altri comparti (del resto, questo è stato
sempre il difetto di strategia dei sindacati “concertativi”). Noi,
comunque, siamo sempre stati e rimarremo lucidamente dalla parte dei
giovani precari, e non ci stancheremo di dire che non c’è coraggio
nella gestione politica della questione lavorativa in Italia, e neanche
equità. E neanche spirito di umanità.
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