Isole sì, ma non
isolate. Almeno per quanto riguarda l'energia. Gran Bretagna e Islanda
potrebbero presto essere collegate da cavi ad alto voltaggio sul fondo
dell'oceano che porteranno l'energia geotermica dei vulcani islandesi
alle abitazioni dei sudditi di Sua Maestà. Il sottosegretario per
l'Energia Charles Hendry, che ha parlato con il Guardian del piano, si
recherà in Islanda a maggio per discutere del progetto, al quale gli
islandesi sarebbero molto interessati. Quelli con l'Islanda sarebbero i
più lunghi di una serie di interconnettori elettrici che entro il
prossimo decennio collegheranno l'energia eolica e delle onde
dell'Europa settentrionale con quella solare dell'Europa del sud e del
Nord Africa, rendendo più stabile la fornitura di energia rinnovabile e
riducendo così la dipendenza dalle importazioni di combustibili
fossili. Al momento la Gran Bretagna può contare su soltanto tre
interconnettori, uno tra Scozia e Irlanda del Nord, uno con la Francia
e uno con l'Olanda, ma altri nove sono in fase o di costruzione o di
progettazione. Il prossimo che aprirà, collegherà l'Irlanda al Galles,
inaugurando così l'importazione nel Regno dell'energia delle onde
proveniente dalla costa atlantica irlandese. Un altro ambizioso
progetto collegherà il Regno con l'isola di Alderney, dove onde molto
forti potrebbero produrre fino a 4GW di elettricità, e da Alderney alla
Francia, dove una nuova centrale nucleare verrà costruita a
Flamanville. Accordi commerciali per la costruzione del collegamento
sono stati firmati già a febbraio. La Gran Bretagna è sempre stata
indipendente dal punto di vista energetico, ma con le riserve di
petrolio e gas nel mare del Nord in declino, il futuro purtroppo punta
verso una crescente dipendenza dalle importazioni. I cavi
interconnettori sono dunque, nelle parole di Hendry "una parte
assolutamente cruciale della sicurezza energetica e di una fornitura di
energia a basse emissioni". Se l'intera rete venisse costruita, gli
interconnettori potrebbero rifornire il Regno di un terzo del suo
fabbisogno. Pur restando un progetto di una certa complessità dal punto
di vista ingegneristico - ogni chilometro di cavo contiene 800
tonnellate di rame - gli interconnettori possono essere costruiti
piuttosto in fretta, al ritmo di 30 chilometri al giorno. E anche se
richiedono grossi investimenti, a lungo termine sarebbero i più
vantaggiosi. Il collegamento tra la Gran Bretagna e l'Olanda, costruito
nel 2011, è costato 500 milioni di sterline. Ma secondo Doug Parr di
Greenpeace gli interconnettori sono il modo più economico di supplire
alle momentanee interruzioni della fornitura di energia eolica "perché
si evita il costo di costruire centrali". "Compreremo ovviamente
energia quando il vento non soffia, ma gli interconnettori ci
permetteranno di venderla quando soffierà e le nostre fonti di energia
eolica sono le migliori d'Europa".
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