Il ministro
Profumo non arretra e ribadisce la propria ricetta per sostituire in
buona parte i compiti a casa: "Un po' più di complessità, un po' più di
connettività, lavoro da fare in parte insieme, in parte ognuno a casa
sua, anche con orari più flessibili". Qualunque cosa significhi,
rischia di tradursi più che altro in un'altra ondata di improprio
sindacalismo studentesco. La speranza è che fra qualche giorno non se
ne parli più. Del resto, non dovrebbe certo toccare al governo centrale
stabilire norme su questa materia, da affidarsi invece alle scuole e
soprattutto ai singoli docenti.
Sul "Messaggero" Giorgio Israel contesta appunto la filosofia stessa
da gruppo di firenze dell'esternazione ministeriale, in contraddizione
con quella che ispira l'azione del governo: accettare più impegno, più
responsabilità, non pochi sacrifici.
Valerio Vagnoli si rivolge al Ministro ricordando tra l'altro che nella
formazione degli attuali tecnici al governo c'è stato sicuramente molto
studio nella propria "cameretta"; e che le altre agenzie formative
contribuiscono certamente alla costruzione della cultura individuale,
ma solo con la sistematizzazione e la rielaborazione che avvengono
nelle aule scolastiche, specie se sotto la guida di un docente in grado
di appassionare.
Antonella Landi, nella sua rubrica settimanale sul "Corriere
Fiorentino", denuncia la "curiosa abitudine nei confronti della
categoria degli insegnanti: chiunque pensa di poterci dire come
dobbiamo lavorare".
L''articolo di Giorgio Israel.
L'intervento di Valerio Vagnoli.
Il commento di Antonella Landi.
Va oggi segnalato anche un altro contributo, che può fare un po' da
sfondo ai precedenti : quello di Mario Pirani: A scuola un confine tra lecito e illecito,
dedicato come lunedì scorso a Ragazzi, si copia di Marcello Dei e alla
necessità di un serio programma di educazione civica indicato
dall'autore. Da incrociare, aggiunge Pirani "con una ricostruzione
della formazione etica degli italiani, una nuova pedagogia dei partiti
e delle istituzioni".
Pubblicato da Gruppo di Firenze a
16 commenti:
Anonimo ha detto...
Gli sprovveduti siete voi che pensate che a qualcuno
interessi ancora avere a che fare con delle teste pensanti.
02 aprile 2012
15:24
VV ha detto...
Ad Antonella Landi vorrei ricordare che tutto iniziò
con i decreti delegati e con il conseguente ingresso dei genitori nel
più importante organismo istituzionale scolastico, il Consiglio
d'Istituto.
Quando mai, per esempio, si accetterebbe di dare la
direzione di una qualsiasi struttura ospedaliera ad un paziente o la
direzione dei tribunali ad un esponente degli enti locali?
Con la complicità degli stessi insegnanti di allora,
si pensò che con l'ingresso nella "stanza dei bottoni" dei genitori,
finalmente la scuola si sarebbe rinnovata e sarebbe diventata
democratica.
L'operazione fu ovviamente il frutto del più bieco
populismo post-sessantottesco e in realtà servì a far entrare nellle
scuole i sindacati e i partiti politici " democratici". Ancora oggi,
pur essendo diventata la realtà una caricatura vera e propria degli
anni Settanta ( in molte classi, salvo alle elementari, i
rappresentanti dei genitori sono eletti da loro stessi)si continua a
credere che il maggior organo istituzionale delle scuole debba essere
presieduto da un genitore, malgrado le responsabilità ricadano sempre
sul dirigente scolastico. Ma tant'è: pur di limitare il potere dei
dirigenti scolastici, tutti, ma proprio tutti, sono convinti che è
meglio, in nome della democrazia, svendere la scuola ai genitori che
non richiamare alle sue responsabilità chi della scuola è o dovrebbe
essere il vero responsabile. Siamo ancora a quello che il Machiavelli
riteneva uno dei cancri della gestione del potere: frammentarlo per
tirare a campare e permettere a chiunque di pensare al proprio
personale particulare.
02 aprile 2012
15:24
V.P. ha detto...
«Sul "Messaggero" Giorgio Israel contesta appunto la
filosofia stessa dell'esternazione ministeriale, in contraddizione con
quella che ispira l'azione del governo: accettare più impegno, più
responsabilità, non pochi sacrifici.»
è da rigettare anche la forma e le modalità
mediatiche usate per lanciare un messaggio che può contrapporre docenti
da una parte e dall'altra genitori, studenti e magari anche presidi.
un ministro che improvvisa ex cathedra?!
e poi il governo dei c.d. "tecnici"? ma che cercano
visibilità e prendono cantonate proprio come i "politici"!
02 aprile 2012
15:46
Pippo ha detto...
I docenti non si accorgono che i sindacati li hanno
svenduti ai genitori. Insegnare significa essere al servizio non della
società e dell'interesse pubblico, ma delle famiglie e dei loro
capricci, delle loro frustrazioni, della loro alterigia e della loro
idea di cultura spesso scambiata per successo scolastico anziché
formativo ed educativo.