Costituzione
Italiana. Articolo 33: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è
l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce
scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di
educazione, senza oneri per lo Stato. Accade in quel di Lombardia.
Da un lato il milione di euro letteralmente rubato dal finanziamento
pubblico (cioè soldi anche miei, che sono di Palermo e non mi do pace)
alla Lega per sovvenzionare la “scuola bosina” della signora Manuela
Bossi, giusto per dar conto a quel “senza oneri per lo Stato”, che
dovrebbe riguardare, come da mandato costituzionale, le scuole private.
Dall’altra la chiamata diretta dei docenti nelle scuole da parte dei
presidi, testè approvata dal governatore Formigoni, anch’egli lombardo,
anche qua, giusto per dar conto a un altro mandato “libero ne è
l’insegnamento”.
Siccome siamo durante le vacanze un po’ di ripasso di Costituzione non
fa mai male, a proposito di compiti a casa, per inciso secondo me
indispensabili per digerire, metabolizzare e mandare in circolo, nel
sangue, con le piastrine, un po’ di conoscenza in più. I fatti di cui
sopra ce ne confermano la necessità.
Il signor Qualunque, da chiacchierone qual è, mi obietta: “Meglio! se
un preside può scegliersi da solo i docenti sceglierà i migliori e la
scuola finalmente funzionerà!”. Poi magari glielo spieghiamo che “il
funzionamento” di una scuola dipende in buona percentuale anche dalle
capacità del preside. Ci aguriamo che sia bravo, ma quando non lo è (e
accade molto più spesso di quanto si pensi), immaginatevi come arranca
la navicella in tempesta di una scuola. Se poi il preside in questione
ha via libera nello scegliersi i docenti è la fine. Mia nonna diceva:
sulle cose importanti è meglio decidere in tanti.
Si sfrega le mani Riccardino Bossi, poco male per gli incidenti di
percorso di cui è stato vittima sfortunata, parrebbe che dal prossimo
anno mammà sua lo nominerà docente di “italiano quello vero con
declinazione lombarda” nel liceo classico padano della suddetta scuola
bosina. Del resto: libera è la scuola e libero ne è l’insegnamento. In
casa nostra noi facciamo quello che ci pare e siamo liberi. Loro. Coi
soldi nostri. Del resto, però, a pensarci bene, nelle scuole private il
preside se lo sceglie già il docente che gli piace..e dunque..con la
nuova legge…quasi quasi..siccome il signor camicia hawaiana è molto
intimo di papà, magari Riccardino potrebbe arrivare dritto dritto senza
passar né da concorso né da abilitazione a insegnare Storia e Geografia
al Beccaria. E mò chi era sto Beccaria?
Spera che tale meraviglia di provvedimento si estenda anche al sud il
signor X, preside di un istituto pluriprofessionale sito in una zona
non meglio identificata tra la Campania, la Sicilia e la Calabria. Ha
da piazzare una serie di rampolli di varie generazioni e di provenienza
“familiare”, di tipo politico, o di tipo “antropologicosociale” ,
diciamo così, ma sempre di appartenenze si tratta. In fondo il lavoro
al sud va promosso. COme al centro e al nord. E la scuola si sa, è un
“grande ammortizzatore sociale”. Al sud potrebbe capitarci come prof di
educazione civica uno che di cognome fa Contorno e al nord uno a scelta
tra Bossi, Minetti o la cugina della Brambilla. Attenzione: fosse per
giusta causa nessuno ci metterebbe il becco. Nulla osterebbe al preside
di scegliersi il novello Quasimodo come docente.
Il dubbio ahimè è d’obbligo. Perchè è proprio il valore discrezionale
del metodo a presentare le falle maggiori.
C’è chi denuncia (gli insegnanti, sempre loro, sempre a star lì a
lamentarsi) come «questa sperimentazione limiterà fortemente la
costituzionale libertà d’insegnamento dei docenti asservendoli ai
desiderata dei dirigenti scolastici dei singoli istituti». Ma va?
C’è chi invece la loda (l’associazione dei genitori delle scuole
cattoliche. Essì, esiste anche questa) «Il reclutamento diretto degli
insegnanti è un segnale di vero cambiamento per il sistema scolastico».
Punto interrogativo. Enorme.
Che il cambiamento ci sia è indubbio, che sia vero cambiamento anche.
Ma se dovete farci dire se siamo d’accordo: no, non siamo d’accordo.
Anzi per nulla. Ma proprio per niente. E vogliamo ripeterlo e scriverlo
per un migliaio di righe. No, no no. Signor Qualunque: no.
Secondo me i compiti sono necessari. E mò che c’entra? Non tantissimi
da vanificarli, ma il giusto. Il fondamento della vita e del paese va
studiato, ripassato e ripetuto, per tutta la vita e non solo in “età
scolare”, non solo in quelle sparute ore in classe che la Gelmini ci ha
concesso. Life long learning si chiama. E mi sa che la Costituzione una
ripassatina approfondita la necessita. Eccome. Capito signora Manuela
Bossi, signor Formigoni, signora Aprea, cari Riccardino e Renzo? Noi
non vogliam “lamentarci per non cambiar mai nulla”. Vogliamo solo
riportare le cose nelle caselline esatte.
E cioè: se si ruba si è ladri. Su questo non ci piove, giusto? E si
deve essere puniti non omaggiati giusto? Un milione di euro rubati a
noi e dati alla scuola privata della signora Manuela Bossi è una
vergogna inammissibile. Sarebbe difficilmente digeribile persino se non
fossero stati rubati ma concessi a norma di legge. Comprarsi poi,
sempre con soldi pubblici, una laurea in Svizzera e sedere da
vicepresidente nel Senato di questa Repubblica è poi vergogna che non
possiamo mandar giù.
Secondo: la legge si osserva. Siamo d’accordo tutti? Se non lo siamo
tutti (come parrebbe dimostrare la storia italiana degli ultimi anni)
compiti a casa e ripasso. La Costituzione va osservata ancor di più. Se
non ci piace o non ci convince in alcune parti , prima la si cambia e
col parere di tutti e poi eventualmente si agisce in modo diverso. Si
chiama democrazia costituzionale la nostra. Posto che quell’articolo è
così perfetto da essere avanti coi tempi persino oggi.
E dunque il provvedimento di cui sopra: la chiamata diretta dei docenti
non se po’ fa perché va contro l’art.33 della Costituzione Italiana.
Oltre che andar contro il buon senso, la logica ed altre tante belle
cose. La scusa “così scegliamo i migliori” non regge, perché equivale
ed apre la via anche al “ci scegliamo i peggiori”, che in Italia
andrebbe per la maggiore, visto che da anni vanno di moda i peggiori e
non i migliori, apre la via al “ci scegliamo chi dico io”, al “hai i
capelli con le meches e dunque non puoi entrare in classe”, al “hai un
accento calabrese e dunque non ti prendo”, al “tu ne sai più di me e
potresti contraddirmi” etc..etc..etc..chi più ne ha più ne metta,
l’idiozia di certe menti abbiamo capito può non avere limiti.
La cosa più urgente da cambiare, e in questo si deve cambiare quanto
prima, è la percezione dei valori di “onestà”,e di “rettitudine” e di
“rispetto delle leggi e delle istituzioni” in coloro che acquistano una
qualunque carica governativa in Italia, dal consigliere di
circoscrizione al presidente del consiglio.
Anche se poi ci chiediamo sempre e rimaniamo esterefatti: ma come hanno
fatto a votare uno come a Renzo Bossi? E persino Umberto. Uno che è
capace di stracciare bandiere, di alzare diti medi, di mandare a quel
paese ogni istituzione italiana e straniera figurarsi se non è capace
di far altro. Cioè rubare e negare l’evidenza. Non la sopportiamo più
questa beffa infamante. Sono dei precedenti che non possono tollerarsi,
specie quando a chiunque sono richiesti dei sacrifici che non possono
più sopportare, dal freddo a scuola alle pensioni tagliate ai giovani
devastati dal non lavoro.
Il guaio è che un intero pezzo di paese lo ha osannato per anni e
ancora lo osanna.
Compiti a casa. Decisamente. Perchè a a molti di noi ribolle il sangue
se anche uno dei nostri figli gli viene in testa di seguirne le orme.
Mila Spicola
L'Unità