Sotto il profilo
politico, economico, sociale, ed etico-culturale, in senso lato, il
nostro paese sta attraversando certamente uno dei
momenti meno sereni, più incerti e fibrillanti della storia
della "seconda repubblica": mancanza di lavoro e bassa
redditività produttiva, disoccupazione giovanile in forte
aumento, caro-vita strisciante e nuove sacche di povertà; diffusa
illegalità e aumento della criminalità minorile, urbana e periferica;
precariato strutturale e sistematico nella scuola, scarso senso
civico, e disprezzo dei valori della vita e della cultura; adolescenti
che si danno all’alcool, allo sballo, e allo sbando sempre più
disorientati, senza maestri, smarriti nella fatua ricerca
parossistica di paradisi artificiali tanto illusori, quanto
infernali; crescita paurosa della violenza anche tra le mura
domestiche, abbandoni e sevizie sui minori, sulle
giovani donne, ma anche sugli anziani; furti e intrallazzi e raggiri a
vario titolo a danno della cosa pubblica e della privata, poca fiducia
nella giustizia penale civile e amministrativa, arricchimenti
illeciti e colossali evasioni fiscali. Insomma, non c’è da stare,
appunto, sereni!
Di fronte a tutte queste gravissime emergenze, come
risponde la classe politica dirigente? Cosa fanno i partiti che
siedono in Parlamento? Litigano ancora, come da sempre, per
preservare solo i loro interessi e le loro poltrone! E i sindacati? Si
dividono e si ricompattano a giorni alterni anch’essi a difesa
degli interessi esclusivi delle classi lavoratrici che rappresentano. E
il governo dei tecnici? Tira dritto verso il suo assunto: sbrogliare il
bandolo della matassa che possa risanare il debito pubblico e riportare
il Paese al pareggio di bilancio.
Come? Tassando, tassando e tassando, e impuntandosi sulla riforma
dell’art.18 dello statuto dei lavoratori, che, a suo avviso, va
modificato, pena il disastro della nostra economia!
La Chiesa Cattolica, intanto, difende l’art. 18 e
ammonisce: Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare
come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio
e accantonare invenduto in magazzino. Il diritto al lavoro
e le tutele dello statuto dei lavoratori vanno garantiti!
Il governo ribadisce sull'articolo 18: «Nessuna marcia indietro», e
nessun cedimento a «pressioni». Lo Statuto dei lavoratori
va rivisto e riformato perché, così com’è, è di ostacolo alla
crescita del paese!
Confindustria, dal canto suo, avverte: «Qualsiasi ipotesi di
indebolimento» della riforma dell'articolo 18 su cui il presidente
Monti ha preso una posizione molto chiara dicendo che la discussione è
chiusa, per noi sarebbe inaccettabile».
Il leader del Pd non ci sta, e manda a dire che la
riforma Monti sarebbe un disastro per i lavoratori, e
minaccia: "il governo può andare avanti se rispetta la dignità di tutte
le forze che lo sostengono".
Di Pietro: Monti padrone vada a casa. "La riforma dell'articolo
18 proposta dal governo è l'atto arrogante di prepotenza del nuovo
padrone, sobrio, ma sempre padrone".
Bossi: "Non è una riforma, ma una controriforma".
Casini e Alfano, invece, condividono la scelta riformista del
governo e ritengono irresponsabili tutti coloro che la osteggiano. Così
è ( se vi pare).
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com