Catania. Partono i “Teatri Corsari”
(il titolo evoca gli “Scritti corsari” di Pasoliniana memoria), una
rassegna di drammaturgia contemporanea presso l’Antica Filanda
Roccalumera, sede di residenza artistica del CTS, il Circuito Teatrale
Siciliano. La rassegna rientra in un ampia programmazione regionale del
CTS, quale Circuito Teatrale della Sicilia, che da gennaio a giugno
2012 coinvolgerà circa 30 comuni delle nove provincie siciliane con la
proposta di oltre 70 spettacoli teatrali di 10 compagnie italiane del
teatro di innovazione e di drammaturgia contemporanea. Ecco gli
appuntamenti:
Venerdì 30 marzo, ore 21: ESSERE E NON ESSERE omaggio a
Carmelo Bene di e con Pippo Di Marca prima rappresentazione in Sicilia
Il testo è ricavato da scritti e interviste di Carmelo e, specialmente,
dal libro dello stesso Bene e Giancarlo Dotto.
Venerdì 13 aprile ore 21: ENTRO I LIMITI DELLA MEDIA EUROPEA,
ore 21,00 premio Calcante 2010, (prima rappresentazione nella Sicilia
orientale) oratorio in nero per le morti bianche di Nino Romeo con
Graziana Maniscalco e Nino Romeo che ne cura anche la regia.
Venerdì 27 aprile, ore 21: CORPI IMPURI di e con Marinella
Manicardi (prima rappresentazione in Sicilia). Attrice di grande
sensibilità, da sempre impegnata sui temi che riguardano la sfera del
femminile.
Venerdì 11 maggio, ore 21: VOLEVO DIRTI di Sabrina Petyx,
(prima rappresentazione nella Sicilia orientale). Regia di sabina Petyx.
Venerdì 16 marzo è andato in
scena POST MORTEM di e con
Nino Romeo regia Pippo Di Marca musiche Luciano Berio. Dal 2006 lo
spettacolo è stato ospite in numerosi teatri italiani, tra i quali: il
Piccolo Teatro di Milano, il Montevergini di Palermo, l’Atelier
Metateatro di Roma; spettacolo di successo scritto da uno degli autori
rappresentativi della drammaturgia italiana contemporanea.
Ecco la recensione:
Quella di Delfo Torrisi, protagonista monologante di “Post mortem”,
atto unico di Nino Romeo è la storia di un’agnizione, di un’ascesa e di
una discesa definitiva agli inferi. Il protagonista, figlio di “Cirinu
u munnizzaru”, ormai “prufissuri”, medico da naturali ed esuberanti
ormoni (braccati dall’altro sesso) e dotato inoltre di uno
straordinario olfatto capace di schiudergli le porte di una luminosa
carriera all’Istituto di medicina legale, ripercorre la sua vicenda
professionale e umana lungo la sinusoide farneticante del suono-lingua
del dialetto catanese.
Con “Post mortem” infatti quel “mistilinguismo” che è certo elemento
notevole del teatro di Nino Romeo si è ormai naturalmente riversato
nella parlata dialettale (si pensi a “Cronica” o a “Fatto in casa”)
ormai ‘logos’ per eccellenza: certo come dichiarato ossequio alla
paterna “sapienza linguistica”, ma soprattutto varco meticoloso - come
ha notato Fernando Gioviale nella prefazione al volumetto a cura del
Gruppo Iarba che contiene l’atto unico - attraverso cui percorrere dal
“ritorno consapevole e studiato alla cultura, la salvezza della memoria
della natura”. Nell’arco di tre sequenze, lo (h)umor alcholicus su cui
s’avvita la voce di Nino Romeo consente a Delfo di sciorinare, unica
compagnia un tavolo affollato di bottiglie e di bicchieri mai vuoti (e
nella ovvia metafora dello spazio minimo, fetale, del teatro la regia
di Pippo Di Marca rivela il suo geniale lampo) una vicenda
apparentemente surreale, giocata tra i poli opposti di Pirandello e di
Brancati lungo un climax narrativo incalzante e convulso. Anche se
struttura, contenuti e scioglimento della vicenda potrebbero benissimo
evocare anche atmosfere boccaccesche ora le più dolenti ora le più
erotiche; anche se “Post mortem” potrebbe condurre sugli spinosi
sentieri, che so, di una devastante decostruzione alla Celine, Nino
Romeo impone alla sua messa in scena un procedimento degenerativo: non
solo narrativamente, attraverso una sorta di caccia all’uomo (Delfo
vilipeso, perseguitato poi retrocesso alla mansione di “spaccamotti”…)
ma soprattutto attraverso una dinamica drammaturgica costruita su un
mutevole gioco di ruoli, grazie al quale il protagonista si racconta in
prima e in terza persona, teso a spostare ogni equilibrio raziocinante
anche nello spettatore. Perciò Romeo-Delfo è una antifrastica sirena
autoseducente: offrendosi questa volta la letteratura se non come
salvezza almeno come confessione/rivoluzione, ricerca – “post mortem”
appunto - di un com/patire che nessuno avrebbe mai pensato di concedere
al protagonista. Cui il “rasto” intimissimo della sua carne accorda,
alla fine, una redenzione tutta umana.
Giuseppe Condorelli
condorg@tiscali.it