Come dice lo storico Marco Invernizzi "nel 1861 non nasce l’Italia, che esisteva
almeno da un millennio, ma lo Stato nazionale, cioè un nuovo vestito
per un corpo antico".
Oggi abbiamo alle spalle 150 anni di storia unitaria, raggiunta
attraverso strappi e violenze. Non abbiamo più bisogno di nuovi strappi
e di nuove violenze. Servirebbero soltanto ad esasperare le ferite,
semmai urge una riconciliazione nazionale che narri i fatti alla luce
della verità.
"L’Unità è un bene e va mantenuta - continua Invernizzi - Semmai
il Risorgimento è un’altra cosa. Esso è il modo in cui questa
unificazione è avvenuta, cioè riguarda le finalità ideologiche e le
modalità politiche e militari con cui l’Italia è diventata uno Stato
nazionale. Se l’unità è una realtà che sarebbe “ideologico” e
imprudente disprezzare, sul Risorgimento bisogna dare un giudizio. Esso
ha provocato alcune ferite profonde nel corpo sociale e queste ferite
vanno conosciute, giudicate, per poter essere medicate e accettate. Il
Risorgimento – afferma Invernizzi - ha provocato almeno tre ferite che
hanno determinato a loro volta tre questioni, ancora aperte: la
“questione cattolica”, la “questione federalista”, la “questione
meridionale”. La prima è avvenuta in seguito al fatto che dopo il 1848
chi ha voluto unificare l’Italia lo ha fatto consapevolmente contro le
sue radici cristiane.
La seconda ferita riguarda la forma dello Stato, essendo stato scelto
un modello centralista invece di un abito federalista, così palesemente
più adatto alle caratteristiche dell’Italia preunitaria.
La terza questione nasce dal fatto che fra il 1860 e il 1870 c’è stata
nel Meridione una guerra civile che ha provocato circa 100 mila morti,
in seguito all’occupazione dell’esercito sabaudo.
Un altro storico, Francesco Pappalardo, a proposito della
questione meridionale, ha avuto modo di scrivere: "Negli anni
successivi al 1860 la resistenza antiunitaria delle popolazioni
meridionali si presentò con forme molto articolate, di cui offrono
testimonianza, l'opposizione condotta a livello parlamentare, le
proteste della magistratura, la resistenza passiva dei dipendenti
pubblici, il rifiuto di ricoprire cariche amministrative, il
malcontento della popolazione cittadina, l'astensionismo elettorale, il
rifiuto della coscrizione obbligatoria, la diffusione della stampa
clandestina e la polemica condotta dai migliori pubblicisti del regno.
La resistenza armata, però è il fenomeno più evidente, che coinvolse
non soltanto il mondo contadino ma tutta la società del tempo nelle sue
strutture e nei gruppi che la compongono.
A Napoli il nuovo Ministro della polizia, affida alla camorra il
compito di organizzare la guardia nazionale cittadina consegnando di
fatto la città ai delinquenti. L'adesione di costoro alla causa
nazionale per motivi di convenienza segnò, pur in una successione di
repressione e di tolleranza, l'avvio di un utilizzo clientelare della
camorra da parte dei governanti locali e nazionali.
Lo stesso accadde in Sicilia.
Nelle settimane successive si susseguirono scontri e rivolte, in una
guerra spietata che insanguinerà per anni il Mezzogiorno. Nonostante la
dura repressione la guerriglia continuò e le rivolte si fecero sempre
più frequenti e violente. Nella primavera del 1861, scoppierà
l'insurrezione generale e migliaia di uomini si scateneranno contro gli
invasori, in una lunga, furiosa e disperata lotta, bollata
riduttivamente come brigantaggio".
Queste tre ferite ad oggi continuano a sanguinare, sia pur in modi
diversi perché affrontate con preclusioni ideologiche e senza uno
spirito di riconciliazione.
Alla luce delle mutate condizioni storiche (Caduta del Muro di Berlino,
Risveglio dell'amor di Patria, eroismo dei nostri militari nelle
Missioni di Pace all'estero) "le tre questioni" possono essere
affrontate serenamente al fine di cementare la nostra Unità Nazionale.
On. Alessadro
Pagano
Deputato nazionale
già Assessore regionale
all’Istruzione
P.S.: Si segnala la presente bibliografia per i giusti elementi di
riflessione:
1) L'Unità d'Italia e il Risorgimento di Francesco Pappalardo.
D'Ettoris Editori
2) Il mito di Garibaldi di Francesco Pappalardo. Sugarco.
3) L'Unità d'Italia. Centocinquantanni 1861-2011di Giacomo Biffi.
Cantagalli
4) 1861-2011. A centocinquantanni dall'Unità d'Italia. Quale
identità?
di Francesco Pappalardo e Oscar Sanguinetti.
Cantagalli
5) I Cattolici contro l'Unità d'Italia? di Marco Invernizzi. Edizioni
Piemme.