“E’ a rischio il
rilancio dell’economia se aumenta la spread tra i partiti”
cosi ha dichiarato il Premier Mario Monti da Belgrado guardando
da lontano la nostra Patria e le continue sempre accese lotte tra i
partiti. La spread, sinonimo di divario, divergenze, contrapposizioni,
caratterizza l’intera società italiana e le realtà che la animano,
compresa la scuola, che diventa icona di divergenze e divario tra Nord
e Sud, tra scuole di eccellenza e scuole a rischio, tra scuole che
crescono e scuole che muoiono, che scuole giovani e scuole che
invecchiano. Il dimensionamento scolastico che avrebbe dovuto unificare
le risorse numeriche ed i benefici di personale, di strutture e di
servizi, in Sicilia mantiene uno stato di effettivo e ampio
spread specie nei confronti delle 130 scuole rimaste ancora sotto
la soglia dei numeri nazionali e quindi destinati ad una prolungata
agonia di sofferente e improduttiva reggenza.
Aumenta ancora la spread tra le scuole che accolgono e fanno
fruttificare i benefici e le risorse dei fondi europei tramite i PON, i
POR , gli FSE e i FESR e le scuole
che stanno a guardare, dove è alto il numero dei docenti
che non intendono scommettersi e cooperare per investire tempo e
risorse aggiuntive per costruire una scuola migliore e più attrezzata.
Aumenta tra spread tra le scuole che tendono ad un efficace
miglioramento dei processi interni ed i collegi docenti che decidono di
non adottare le prove invalsi per non vincere la fatica di correggere e
registrare le risposte degli alunni della propria classe.
Secondo l’art.51 del decreto delle semplificazioni la
somministrazione delle prove, viene considerata “attività
ordinaria” ed ecco si trova il cavillo che l’ordinario della scuola non è la
lezione di tutti i giorni, bensì la gita o il corso di recupero e
quindi la proposta viene indirizzata nel tunnel della
decisionalità dei singoli collegi docenti, dove la tendenza che prevale
è quella del quieto vivere e di ridurre al minimo gli impegni
aggiuntivi.
Mentre ci si lamenta del lavoro che manca e dei precari che bussano
alla porta della scuola,prima sempre spalancata con ingressi liberi da
porte e “finestre”, oggi si registra sempre più la stanchezza di
quanti si sentono costretti a restare in servizio in attesa del
compimento degli anni contributivi di servizio o il
raggiungimento dell’età pensionabile.
La scuola non è una fabbrica ed il lavoro didattico non si misura a
punti, bensì a disponibilità personale e attenzione
pedagogica, che man mano si affievolisce quando vengono meno le
motivazioni forti che fanno superare le mille difficoltà e
gli imprevisti del quotidiano scolastico.
Aumenta quindi lo spread tra le scuole dove la prevalenza è personale
docente giovane e motivato e le scuole dei centri storici, dove gli
arrivati sono già da tempo “seduti” e stabili in un quieto vivere ed in
un conformismo di genere. A lungo andare anche gli esiti finali saranno
diversificati.
Ricucire e diminuire lo spread tra i titoli tricolori e i
bund tedesco è la tensione primaria del presidente del Consiglio, ma il
suo esempio di risanamento e di contenimento, ancorché caratterizzato
da tagli e riduzioni dovrebbe coinvolgere tutti gli operatori
scolastici nel rendere fruttuoso , efficace ed efficiente il lavoro
scolastico.
Se i risultati conseguiti restano ancora sotto la soglia della media
nazionale vuol dire che c’è ancora tanto da fare e sono ancora
molti i passaggi da migliorare. Non si può, quindi, utilizzare l’arma
della collegialità per ridurre la produttività scolastica a danno
dell’intera collettività.
Per accorciare le distanze e il divario, per contenere nei limiti
ragionevoli lo spread occorre intervenire su entrambi i
poli , da un’estremità all’altra e quindi camminare andando incontro
all’altro e non restare nella postazione della infruttuosa opposizione.
Anche se ad alcuni la metafora è poco gradita, l’espressione “nella scuola occorre
sentirsi azionisti dell’impresa cooperativa dell’educazione” ha
la sua pregnanza valoriale ed i profitti, che i docenti “azionisti” ne potranno avere,
ricadono a beneficio dei propri alunni, i quali crescono con gli occhi
aperti e protesi al futuro e divenuti cittadini eccellenti
potranno costruire una società migliore.
Sentendosi “azionisti” cresce inoltre l’autostima e la motivazione a
cooperare per il lento e graduale processo di miglioramento, che
investe tutti i settori della vita sociale e in particolare la scuola ,
luogo privilegiato di educazione e di formazione in un contesto sociale
che registra una reale emergenza educativa e crisi dei valori
della famiglia e del senso dello Stato.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it