E’ arrivato il
decreto del dimensionamento, presentato dall’Assessorato Regionale
all’Istruzione, approvato dal Ministero quasi “tappandosi il
naso” e certamente non di buon grado, considerato il permanere di
numerosi circoli didattici e di scuole medie che ostinatamente sono
rimaste divise. Sono ancora numerose le scuole che sulla
carta sono definite “autonome” ma, in considerazione della
limitata presenza di alunni, non vedranno assegnata la figura del
dirigente e quindi saranno destinate alle “reggenze”, con
notevoli sprechi di energie e di risorse (doppi bilanci, doppi
revisori, doppi consigli di istituto e collegi docenti.
A che vale sostenere di aver difeso e salvato la scuola
siciliana e i posti di lavoro, quando non ci sono i presupposti per
garantire un servizio scolastico efficiente e produttivo?
Una scuola piccola, con pochi alunni, infatti, non consente sia in
termini di risorse economiche, di mezzi e di personale lo svolgimento
organico della vita scolastica.
La frammentazione delle cattedre comporta un grave danno alla
produttività dell’insegnamento, dovendo i docenti completare
l’orario di servizio in più scuole e quindi concentrare le ore
l’insegnamento in due giorni per scuola.
Le tante annunciate migliorie di strumentazione didattiche, sussidi
tecnologici e progetti innovativi passano attraverso la progettualità
dei PON che una scuola piccola difficilmente riesce a sviluppare in
maniera adeguata e fruttuosa e quindi ritorna il detto: “a chi ha sarà dato e a
chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
Peccato che nel decreto diramato dall’Assessorato e dalla Direzione
Regionale non figurano i numeri degli alunni per ciascuna istituzione,
così da mettere in luce i molteplici punti deboli che in ciascuna
provincia dell’Isola rendono questo piano di dimensionamento ancorché
gravoso, per le numerose perdite di dirigenze, e posti di lavoro,
del tutto incompleto e prossimo ad un indispensabile successivo
riadattamento.
La regione siciliana ha salvaguardato le sue “prerogative” di diritti,
ma ora dovrebbe mettere in atto le “prerogative
e le competenze dei doveri”, perché se ha chiesto ed
ottenuto il mantenimento di alcune scuole dovrà essere in grado
di assicurarne la funzionalità e garantirne i servizi.
Il numero degli alunni , indicatore comune per garantire l’autonomia
scolastica, non è un criterio governabile a tavolino e gli alunni
non si contano come le pecore, “pro capite”. Ci sono tante variabili e
fra queste la scelta dei genitori che è “libera” nello scrivere i figli
dove ritengono.
Una scuola accresce l’utenza quando riesce
a presentare una positiva immagine di
qualità di servizi ed è portatrice di una buona politica, ecco che
allora si incrementano le iscrizioni e la scuola cresce. Il
mantenimento dei numeri standard, senza incremento o differenziazione
di servizi provoca nel tempo un graduale decremento
Nella trasformazione degli istituti comprensivi si registra un forte
calo di utenza nelle scuole medie e ne abbiamo avuto
spiacevole constatazione anche a Catania.
Mentre un circolo didattico, avendo gli spazi e le strutture potrà
crescere , la scuola media senza gli alunni, che restano negli istituti
“comprensivi” è destinata a chiudere.
Il calo demografico costituisce il fattore primo del nuovo
assetto scolastico e ci vorrà forse ancora qualche anno per
ridefinire il volto e la geografia della scuola catanese,
permanendo delle situazioni che beneficiano dell’antica tradizione del
passato.
Nelle municipalità cittadine si tende ad assicurare una sola
istituzione scolastica efficiente mentre prima erano presenti due
o più istituzioni (solo il quartiere di Cibali è rimasto ancora
incompiuto) e si auspica che una migliore fruizione dei
plessi scolastici possa determinare il rilancio di alcune scuole
oggi in perdita di alunni.
Quando vedremo anche le scuole nuove, originate dalla fusione o
aggregazione di precedenti istituti, assumere un nuovo nome, una nuova
politica scolastica unitaria e coinvolgente il territorio, una
specifica identità nella qualità dei servizi e delle prestazioni, con
un corpo docente unito che non si sentirà “ex…. Pascoli” ma
costruirà la nascente comunità scolastica a servizio del territorio,
allora sarà primavera anche per la scuola catanese e torneranno
le rondini come un tempo, quando il clima era buono e le stagioni
scandivano i diversi periodi dell’anno sociale.
Giuseppe
Adernò
g.aderno@alice.it