La
proposta arriva dal preside di un istituto dell'hinterland milanese. Il
progetto, avversato dai sindacati, calcola 15 giorni per 700mila
docenti e ottiene qualcosa come 10 milioni e 500mila giornate
lavorative che potrebbero essere utilizzate per salvare la scuola.
Un’iniziativa “Salva Italia” anche per la scuola: ridurre le ferie
estive degli insegnanti di due settimane e utilizzare quelle ferie in
giornate di lavoro per accrescere le prestazioni della scuola in favore
degli alunni. Lo ha proposto al collegio di suoi insegnati un preside Luciano Giorgi
di Cisliano, nell’hinterland milanese. L’idea trae motivo, come
sostiene letteralmente il dirigente, “dalla grave crisi che sta
conoscendo il nostro Paese ( e non solo)”. La proposta calcola 15
giorni per 700mila docenti e ottiene qualcosa come 10 milioni e 500mila
giornate lavorative che potrebbero essere utilizzate per salvare la
scuola, per “migliorare ulteriormente la qualità della scuola pubblica
italiana”.
Una proposta che ha sconvolto i docenti che hanno pensato subito di far
intervenire il sindacato per farla bocciare. E il sindacato già ha
preso posizione. “Chiedere ulteriori prestazioni lavorative ai docenti
dice il sindacalista Pippo Frisone – e a costo zero per giunta, è una
proposta che nella situazione attuale, rischia di trasformarsi in una
vera e propria provocazione. Diventa quindi demagogico far credere
all’utenza che i docenti, pagati lo stesso nei periodi di sospensione
dell’attività didattica, abbiano chissà quali debiti o recuperi morali
da fare per la salvezza del nostro Paese” .
Secondo Frisone ci sono poi da salvaguardare le norme che regolano il
contratto nazionale di lavoro e lo stesso calendario scolastico: “Le
ore settimanali d’insegnamento – dice – sono legate al calendario
regionale delle lezioni, mentre le attività funzionali si svolgono nel
cosiddetto periodo delle attività didattiche che per legge hanno inizio
il 1 settembre e termine il 30 giugno. Luglio e agosto sono mesi
contrattualmente dedicati alle ferie, in cui è sospesa ogni attività
didattica”.
Insomma si arriverebbe a una sorta di prevaricazione di queste norme
senza dare nulla in cambio ai docenti privati del loro normale periodo
di riposo. Conclude Frisone: “E di questo passo, perché non anche i
periodi di sospensione delle lezioni a Natale o a Pasqua ? A questo
punto, tanto varrebbe riscrivere il CCNL e la legge regionale sul
calendario scolastico. Non è ancora una volta “ a costo zero” e sulla
pelle degli insegnanti che si migliora la qualità della scuola pubblica
italiana”.
Augusto Pozzoli
ilfattoquotidiano.it