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Voce alla Scuola: La newsletter dell'ADI , Associazione Docenti Italiani

Rassegna stampa
ADI - Associazione Docenti Italiani
Sommario:
  1. Si avvicina a grandi passi il seminario internazionale ADi, Bologna 24 e 25 febbraio 2012, “O LA SCUOLA O LA VITA". Un evento accattivante, insieme rigorosamente scientifico e vivacemente costruito con intervalli scenici e pause di discussione e ristoro
  2. Una brutta figura. La scuola dalla 1^ alla 2^versione del decreto semplificazione e sviluppo
  3. INVALSI e Valore aggiunto: a che punto siamo. L’intreccio con il progetto VALeS
  4. Il Rapporto UE 2012 su Istruzione. Un’impietosa fotografia di professoresse senescenti ma non solo
  5. Lombardia: progetto di legge per il reclutamento diretto dei docenti. La Regione almeno ci prova, e lo Stato?
  6. La Monkseaton High School. Là dove tecnologia e ricerca scientifica si incontrano
  7. ADIRISORSE si arricchisce. Cosa c’è di nuovo
  8. ADIDIRIGENTI sul sito. L’apertura di un proprio spazio interattivo con due inviti
  9. Tre cambiamenti di rilievo ai vertici dell’Amministrazione. L. Stellacci al Dipartimento Istruzione, V.Aprea alla Regione Lombardia, P. Sestito all’INVALSI
ADI Associazione Docenti Italiani
info(at)adiscuola.it

I. - Si avvicina a grandi passi il seminario internazionale
“O la scuola o la vita”, Bologna 24-25 febbraio

Un evento accattivante, insieme rigorosamente scientifico e vivacemente costruito con intervalli scenici, pause di discussione e piacevole ristoro
Obiettivo: ripartire da una comprensione profonda e documentata degli alunni e degli studenti: i new millennium learners
Mancano solo 10 giorni al seminario internazionale dell'ADi, un evento che raccoglie attorno a sé le figure più prestigiose nazionali e internazionali, e che ogni anno approfondisce e pone all'attenzione temi spesso inesplorati o troppo spesso proposti in modo superficiale e stereotipato.
Quest'anno cercheremo insieme di capire gli studenti, i new millenium learners, abbandonando richiami nostalgici, attrezzandoci per gestire al meglio il presente.
Insieme vogliamo trovare nuovi spunti e nuove motivazioni verso un lavoro che, sempre più, pare dover ricercare in se stesso e non nelle istituzioni il desiderio del miglioramento e dell'innovazione e insieme ad essi alcune indispensabili gratificazioni professionali con gli alunni e la comunità.
Un'atmosfera accogliente ed amicale
Il seminario, come sempre, coniugherà il rigore scientifico con un'atmosfera accogliente, amicale, in cui è bello ritrovarsi e intessere nuove amicizie.
Abbiamo scelto fin dai primi seminari di trattare “bene” i colleghi, perché abbiamo tutti bisogno di uscire da schemi grigi e deprimenti. Le pause caffè, con i mitici buffet ADi, intervallano la tensione che si crea nel seguire le relazioni e sono un momento di piacevole distensione.
Brevi intermezzi scenici
Dall'anno scorso abbiamo introdotto anche un breve intermezzo teatrale il sabato mattina, gestito dagli studenti, in cui vengono poste all'attenzione molte delle distorsioni del nostro sistema in modo pregnante ma con leggerezza.
Quest'anno vedremo anche, il venerdì pomeriggio, brevi spezzoni del film La Classe, palma d'oro a Cannes nel 2008, su cui ragionare insieme, guidati da Roberto Cubelli, ordinario di psicologia generale all'Università di Trento. Il venerdì pomeriggio assisteremo poi ad una breve sfilata, in cui sarà proposto il contrasto tra il modo di vestire usuale degli studenti e l'uniforme scolastica adottata da alcune scuole italiane. Un'insolita introduzione al tema dell'abbigliamento che non è, come a prima vista può apparire, argomento banale. L'abito è un aspetto fondamentale nei processi di socializzazione di qualunque essere umano in qualsiasi cultura. Esiste un legame molto forte e complesso tra pratiche vestimentarie e costruzione e affermazione dell'identità nelle sue più svariate dimensioni: sociale, culturale, di genere ecc. Quindi vale la pena parlarne, tanto più oggi, in una società multietnica.
La cena sociale
Il venerdì sera infine, per chi vorrà parteciparvi, ci sarà la cena sociale nelle belle sale di un antico Palazzo bolognese, Palazzo Grassi. Si consiglia la prenotazione al seguente numero di telefono: 051 2193649.
I documenti sul sito
Sul sito trovate: 1) la Presentazione del seminario, 2) il Programma, 3) gli Abstract delle relazioni, 4) le modalità di iscrizione, 5) il modulo di richiesta di partecipazione per il dirigente scolastico.
Si ricorda che l'iscrizione al seminario è obbligatoria.


II. - Una brutta figura
La scuola dalla 1^ alla 2^ versione del decreto
semplificazione e sviluppo

Il decreto legge n. 5 Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo, è stato pubblicato, nella versione riveduta e corretta, in Gazzetta Ufficiale il 9 febbraio, entro 60 giorni la conversione in legge.
Come noto il Governo, dopo il primo annuncio, ha dovuto riunirsi una seconda volta per esaminare, quasi esclusivamente, l'articolo relativo alla scuola. L'esame del Ministero dell'economia ne ha preteso la riscrittura in toto, ad eccezione della parte relativa all'edilizia scolastica.
Rosario Drago ha fatto un'illuminante analisi comparativa delle due versioni. Una brutta figura per il nuovo Ministro, afferma, che prima si renderà conto di questa situazione, meglio sarà per la scuola e i conti pubblici.
Autonomia (art.50)
L'articolo sull'autonomia, che perde il titolo suggestivo di autonomia responsabile, passa da tre articoli ad uno solo (art.50) di tre commi: niente fumoso organico funzionale, niente bonus di 10.000 nuovi assunti, e nemmeno niente stabilità triennale, niente autonomia finanziaria (cioè, l'affidamento di budget senza vincoli di destinazione), niente budget per le supplenze, niente nuove reti di scuole se non quelle già previste dal Regolamento sull'autonomia (art. 7, DPR 275/99) e non attuato. 
Allora dell'autonomia cosa rimane? Sappiamo solo che al Ministro resta l'onere di emanare entro 60 giorni dalla conversione in legge del decreto (realisticamente entro il prossimo mese di giugno/luglio) alcune linee guida per l'avvio di una sperimentazione  (sic!) atta a:  consolidare e sviluppare l'autonomia; potenziare l'autonomia gestionale; valorizzare la responsabilità e la professionalità del personale, ma ... all'interno di tutti i vincoli normativi e finanziari esistenti.
Le linee guida avranno, in tutta probabilità, attuazione non prima dell'anno scolastico 2013/14: nuovo Ministro, nuovo Governo (non tecnico), nuovo Parlamento, nuova legislatura!
Convitti (art. soppresso)
Scompare in toto l'articolo sui convitti. Così si chiude per sempre, afferma Drago, una vicenda che ha visto questa Lobby tentare pervicacemente di “rifondare” queste antiche istituzioni – spesso eredi dei collegi religiosi – che in un secolo e mezzo, nonostante le cure di Giovani Gentile, del Fascismo (De Vecchi) e di qualche ministro democristiano (Malfatti, in primis), hanno seguito il loro corso di inarrestabile declino: un declino irreversibile, come dimostra anche la situazione francese che, in un certo senso li ha inventati (Napoleone) e sostenuti. Il Governo ha quindi fatto una scelta giusta, rinviando al mittente una proposta che non aveva nemmeno una pallida giustificazione per essere esaminata.
INVALSI (art.51)
L'articolo sul potenziamento del sistema nazionale di valutazione contiene misure per ribadire – questo è il termine più appropriato – la funzione di coordinamento del sistema nazionale di valutazione, avvalendosi anche dell'Agenzia per la diffusione di tecnologie per l'innovazione. L'ultimo comma “impone” (“attività ordinaria di istituto”) alla scuole di partecipare alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti.
Questo articolo forse era necessario, non solo in relazione a certe reazioni luddistiche di alcuni gruppi di colleghi di fronte alle iniziative dell'Invalsi, ma anche agli onerosi impegni internazionali (vedi Ocse) che l'Italia è tenuta – e ha interesse – ad onorare.
Anche qui sarebbe stato auspicabile un maggiore coraggio e una maggiore energia, rivendicando per l'Invalsi lo statuto di Agenzia autonoma e indipendente dall'Amministrazione (e dai Ministri), in modo da superare l'attuale “conflitto di interesse” che inevitabilmente contrappone gli appetiti politici (solo momentaneamente “sospesi”) del Ministro di turno e del suo apparato dai fini istituzionali e professionali (trasparenza, affidabilità, validità, comparabilità, ecc.) delle rilevazioni sui risultati del sistema di istruzione.
Misure per l'istruzione tecnico professionale e gli istituti tecnici superiori (art. 52)
Due sono gli aspetti positivi dei contenuti delle future linee guida sull'istruzione tecnico-professionale:
1) la costituzione di poli tecnico-professionali. Anche in questo caso un richiamo ad una legge ampiamente ignorata (oggi se ne contano una decina quasi tutti al Nord), un'occasione si spera per creare incentivi all'integrazione dei percorsi. In attesa che il problema venga risolto alla radice e cioè con la decentralizzazione dell'amministrazione di tutto il personale della scuola e la “fusione” strutturale tra percorsi di istruzione e formazione professionale;
2) la promozione della realizzazione dei percorsi di apprendistato, anche se il Ministro poteva fare uno sforzo supplementare e iscrivere definitivamente questo “ordine” nell'ordinamento dell'istruzione, come avviene in tutti i Paesi civili.
La formulazione della lettera a) invece è decisamente da respingere là dove impone un contingentamento degli ITS (uno per Regione), il che significa che si faranno male (e saranno inutili) in Regioni – cioè nel Sud – dove non esiste nessuna domanda per i più svariati motivi, comprese le caratteristiche del mercato del lavoro e il monopolio storico delle università, e si sacrificano le Regioni dove c'è urgenza di istituire questo nuovo canale di alta formazione e di diffonderlo nel territorio.
Modernizzazione del patrimonio immobiliare (art.53)
Un giudizio positivo sull'insieme dell'articolo. E provvidenziale l'ulteriore contributo di 100 milioni di euro per l'anno in corso con priorità per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Sono decisamente innovativi alcuni interventi di semplificazione e modernizzazione che dovranno essere contenuti nel piano nazionale.
Per utilizzare al meglio l'opportunità del piano è augurabile che il Ministro provveda a sollecitare le Regioni inadempienti alla realizzazione del dimensionamento delle scuole (oggi meno della metà su 1300 previste), in modo che le scarse risorse a disposizione non si disperdano in interventi inutili e irrazionali.
Conclusione: un insegnamento per tutti
Le vicende del decreto legge ci consente di trarre tre insegnamenti per il futuro:
1) la crisi economica mette in discussione l'intero assetto della spesa pubblica. Se ne esce solamente con uno sforzo di ripensamento radicale del ruolo dello Stato nella gestione dei servizi pubblici, compresa la scuola;
2) va abbandonato il pregiudizio che più spesa pubblica per la scuola significhi più istruzione, come dimostrano tutte le ricerche internazionali.
3) la scuola sopravviverà a questa crisi e troverà nuovo impulso solo se saprà abbandonare rapidamente il modello di gestione delle risorse che l'ha caratterizzata fin dagli anni '70, centrata quasi esclusivamente sull'incremento degli organici e i bassi salari del personale, insegnanti in primo luogo.
Ancora una volta il problema per la scuola Italiana è quello della qualità: spendere meglio.


III. - INVALSI e valore aggiunto. A che punto siamo
L'intreccio con il progetto VALeS
Tiziana Pedrizzi, alla luce del seminario di studio tenutosi a Roma il 31 gennaio u.s., ha fatto il punto sulla realizzazione in Italia del Valore Aggiunto, inquadrandolo nei più complessivi compiti dell'INVALSI e delle sperimentazioni VSQ, Valorizza,VALeS.
I compiti dell'INVALSI per il 2012
Nel corso del seminario sopracitato, Roberto Ricci, responsabile del Servizio Nazionale di Valutazione, ha delineato i seguenti compiti dell'Istituto per il 2012:
consolidare la qualità delle prove,
costruire le scale di competenze sul modello PISA,
sviluppare valutazioni longitudinali (cioè nelle quali sia possibile seguire i risultati di ogni studente lungo le successive prove INVALSI e tracciarne la curva di crescita),
• e, sulla base di queste, effettuare valutazioni di Valore Aggiunto delle scuole.
Valutazioni del Valore Aggiunto  e analisi longitudinali
Poiché solo dal 2009 i dati del SNV vedono l'identificabilità attraverso il Codice Individuale dell'Alunno, le analisi longitudinali saranno possibili solo a partire da quest'anno, con la comparazione dei dati 2009- 2010 e 2010-11. Il seminario ha infatti messo in chiaro che analisi effettive di valore aggiunto saranno possibili solo su questi dati.
Tuttavia i ricercatori INVALSI e Banca d'Italia si sono mossi per utilizzare anche altri strumenti di analisi che, integrati con quelli di cui sopra, potranno dare un'idea più chiara di quale è effettivamente il contributo delle scuole agli apprendimenti degli alunni.
Le variabili scelte sono quelle che generalmente le analisi internazionali hanno dimostrato essere più influenti:
• lo status socioeconomico e culturale della famiglia (e in aggregato della scuola) denominato ESCS (Economic, Social, Cultural Status),
• il genere,
• la nazionalità,
• e la regolarità negli studi.
Togliendo, con apposite strumentazioni statistiche, gli effetti di queste variabili, si ottiene un residuo che si ipotizza essere il Valore Aggiunto della scuola. In questo, che al momento rimane una scatola nera dovrebbe consistere l'effetto della scuola, fra cui preponderante l'effetto insegnante.
Valori assoluti e valore aggiunto
 Dalle relazioni presentate al seminario si possono dedurre alcune, sia pur semplificate, conclusioni.
Le misure di Valore Aggiunto sono indispensabili per un sistema equo di valutazione delle scuole, considerata la diversa qualità del capitale umano in entrata.
Tuttavia, non si deve mitizzare il loro ruolo; anche i valori assoluti hanno il loro peso.
Anche perché sembra che, concretamente, si possa individuare con una certa sicurezza una limitata percentuale di scuole con valore aggiunto positivo o negativo, ma che la grande maggioranza delle scuole non presenti valori netti sulla base dei quali costruire una graduatoria, né sembra che questi valori siano costanti nel tempo e stabili nei due diversi ambiti (Italiano e Matematica) esaminati.
E perciò, per una maggioranza di scuole, si può ipotizzare che le graduatorie in valori assoluti non si discostino molto da quelle di valore aggiunto.
Eppure, ai fini dell'intervento sul sistema scolastico, l'individuazione di queste “ali” è ciò che più conta, perché, studiandone le caratteristiche, si può cercare di capire cosa funziona o cosa non funziona in loro e dedurne pertanto delle indicazioni relative al sistema scolastico nel suo complesso.
Valorizza, VSQ e VALeS
Ma dove collocare l'utilizzo di questi risultati ? Una prima risposta sembra arrivare dalle complesse vicende relative ai progetti sperimentali VSQ e VALeS.
Valorizza, invece, sembra essere stato definitivamente accantonato, purtroppo non per la evidente debolezza del suo impianto, ma per la condanna dei sindacati: una grossa delusione per chi, da un governo di tecnici, si aspettava la fine della cogestione.
Il progetto VSQ, iniziato insieme a Valorizza e tuttora in corso, prevede un premio per le scuole e la distribuzione su decisione autonoma della scuola della premialità ad una limitata percentuale dei suoi insegnanti.
Ora la graduatoria delle scuole in VSQ ed in futuro nel sua nuova versione VALeS viene realizzata con:
• una percentuale di punteggio attribuita da un team di “osservatori” sulla base della griglia di valutazione VALSIS (Valutazione del Sistema Scolastico e delle Scuole) predisposta da Donatella Poliandri dell'INVALSI;
• un'altra percentuale di punteggio basata sul Valore Aggiunto di ciascuna scuola, calcolato dal Servizio Nazionale di Valutazione INVALSI sulla base dei dati relativi ai risultati delle indagini di 5° elementare e di 1° media (per le quali soltanto sono disponibili da quest'anno i dati longitudinali per i singoli allievi).
La nuova versione VALeS sembra mantenere lo stesso impianto, ma rischia di perdere di incisività se si punterà solo sul miglioramento, senza rendere ben chiari con punteggi i diversi valori delle scuole e senza garantire obblighi di pubblicizzazione.
L'importanza di pubblicizzare i risultati
La pubblicizzazione dei risultati sembra essere ciò che oggi è concretamente fattibile ed i cui risultati è importante osservare.
Il sistema ”Scuole in chiaro” sta già facendo dei bei passi: le scuole che lo vogliono possono esporre i loro risultati INVALSI (e magari anche PISA per quelle campionate). Le famiglie che cercano informazioni si domanderanno perché la scuola X l'ha fatto e la scuola Y no. E magari gli organi di stampa si metteranno alla caccia di queste informazioni. Del resto, in tempi di ossessione sulla informazione e sulla trasparenza sembra dovuta l'informazione all'utenza della scuola, soprattutto se si potranno offrire non solo i valori assoluti del SNV, ma anche il Valore Aggiunto ed i giudizi qualitativi sul funzionamento.
Non servirà a niente? Vediamo …
Creerà ghettizzazioni? Perché, non ci sono già e solo sulla base di rumors? Una mensilità in più non muove grandi passioni, in gente che ha scelto fin dall'inizio una professione non economicamente remunerativa ma che presentava altri vantaggi per la loro vocazione ed il loro stile di vita. Mentre l'ambizione di avere una buona immagine come scuola o il timore di farsi sfilare l'amata cattedra, per fuga di alunni, possono molto di più.
VALeS e la valutazione dei dirigenti
Nel quadro del progetto VALeS è previsto anche di impostare la valutazione dei dirigenti. Resa necessariamente obbligatoria dalla legge sulla dirigenza, questa scottante faccenda sta facendo spendere soldi da più di un decennio in sperimentazioni che non approdano a nulla. Anche perchè senza valutazione di scuola, ma anche senza cambiare almeno in parte i meccanismi di reclutamento e gestione del personale, i suoi risultati sarebbero estremamente opinabili.
Il contesto del progetto VALeS sembra un inizio ragionevole.


IV. - Il Rapporto UE su istruzione 2012
Un' impietosa fotografia di professoresse senescenti, ma non solo
Un Rapporto in 7 capitoli
E' stato presentato a Bruxelles il 10 febbraio 2012 il Rapporto UE sull'istruzione dal titolo Dati chiave sull'istruzione in Europa 2012' (Key data on Education in Europe 2012), che è alla sua ottava edizione.
Il Rapporto comprende 33 Paesi europei (e 37 sistemi educativi, considerato che alcuni Paesi hanno al loro interno sistemi educativi diversi) e analizza gli sviluppi nei sistemi di istruzione negli ultimi 10 anni.
Il Rapporto è organizzato in 7 capitoli intitolati:
1) Contesto
2) Organizzazione (con un capitolo sulla valutazione)
3) Partecipazione
4) Risorse
5) Insegnanti e personale dirigenziale.
6) Processi educativi, con informazioni sull'istruzione prescolare (ISCED 0), sull'istruzione primaria (ISCED 1), sull'istruzione secondaria di 1° e 2° grado (ISCED 2-3), sull'istruzione superiore, terziaria (ISCED5-6)
7) Livelli delle qualificazioni e transizioni al lavoro
Organizzazione: più obbligo, più autonomia, più valutazione
Secondo i dati riportati gli aspetti più significativi delle riforme strutturali e organizzative sarebbero:
• l'estensione in alcuni paesi europei dell'obbligo di istruzione,
• un maggiore livello di autonomia scolastica,
• lo sviluppo dei sistemi di valutazione, che si differenziano nei vari Paesi. Ad essere valutati possono essere il sistema d'istruzione, le singole scuole o gli insegnanti; diversi sono i sistemi di accountability delle scuole basate sui risultati degli studenti, nonchè l'atteggiamento nei confronti della publicizzazione dei dati.
Risorse economiche: media europea su PIL 5%, Italia 4,6%, con la percentuale più bassa per l'istruzione terziaria 0,8
Nella maggioranza dei Paesi europei gli investimenti per l'istruzione sono rimasti pressoché immutati, con una percentuale media di circa il 5% del PIL fino al 2008, ossia fino a poco prima della crisi economica. L'Italia è al 4,6%. In risposta alla crisi, alcuni Governi hanno assunto specifiche misure per evitare di diminuire i fondi per l'istruzione e salvaguardare le riforme implementate nell'ultimo decennio, ma non è stato ovunque così.
Il dato più eclatante per l'Italia è la sua collocazione fra i tre Paesi che spendono meno per l'istruzione terziaria, solo lo 0,8%, insieme alla Slovacchia e al Regno Unito.
Insegnanti: un'impietosa fotografia di professoresse senescenti
Tutta la stampa italiana si è soffermata soprattutto sulla parte del Rapporto che mette in evidenza l'invecchiamento e la femminilizzazione del corpo docente, non rimpiazzato da giovani leve di insegnanti,  con la prospettiva di gravi carenze di insegnanti nel prossimo futuro.
Nel 2009 la femminilizzazione del corpo docente, dalla primaria alla secondaria superiore inclusa, riguardava complessivamente nella UE circa il 60%, in Italia il 75,8%, con un dimezzamento nel nostro Paese nell'istruzione terziaria (35,6%), con la solita evidente esclusione delle donne dove i lavori si fanno più prestigiosi
La situazione dell'Italia in quanto a invecchiamento dei docenti è la più preoccupante, e lo sarà sempre di più, vorremmo aggiungere, con le nuove norme sulle pensioni.
L'Italia è il Paese che ha la più alta percentuale (57,8%) di professori ultracinquantenni nelle scuole secondarie, ultima dopo la Germania (50,7%).
Contemporaneamente l'Italia ha la percentuale più bassa di docenti under 30 (0,5%), rispetto alle altre ultime: Germania 3,6%, Bulgaria 5,5%, Austria e Islanda 6% e alla Spagna 6,8%.
Orario di servizio degli insegnanti aumentato nella maggioranza dei Paesi
Nella maggior parte dei Paesi europei le ore di servizio degli insegnanti sono aumentate negli ultimi 10 anni. Nel 2010-2011 l'orario di lezione in classe registra una media tra le 19 e le 23 ore settimanali, un po' di più del 2006-2007 quando la media era tra le 18 e le 20 ore settimanali.
In pochissimi Paesi europei, comunque, l'orario di servizio degli insegnanti si limita all'insegnamento in classe. Nella maggioranza dei Paesi i contratti stabiliscono un numero di ore settimanali da svolgere oltre all'insegnamento. In linea di massima l'orario complessivo di lavoro oscilla tra le 35 e le 40 ore settimanali.
Diciasette Paesi o Regioni definiscono inoltre il numero di ore settimanali in cui gli insegnanti devono essere disponibili a scuola oltre l'insegnamento, che spesso significa disponibilità ulteriore con gli alunni e gli studenti, per supplenze o sostegno individuale o per piccoli gruppi.
In Italia nessun governo, né tecnico, né di centrosinistra né di centrodestra, ha mai saputo esprimere una politica sugli insegnanti. Chi governa la scuola è da tempo il MEF non il MIUR.
D'altra parte come può essere altrimenti di fronte a un ministero in balia di tutte le spinte corporative che finora ha subito, senza governarla la diminuzione degli organici, di cui continua a cercare disperatamente l'incremento (v. le ultime 10.000 cattedre proposte e immediatamente tagliate dal MEF), che continua salvaguardare graduatorie ad esaurimento centenarie, assieme all'incapacità, o meglio al rifiuto consapevole, di reclutare giovani leve selezionate e preparate, di predisporre una carriera degli insegnanti, di accorciare la progressione economica di tutti i docenti che è fra le più lunghe in Europa, e in quel contesto di ripensare l'orario di servizio, prevedendo una maggiore disponibilità a scuola, anche per la copertura delle supplenze.
Crescono i giovani con livelli alti di istruzione
Il 79% dei giovani europei fra i 20 e i 24 anni ha completato l'istruzione secondaria superiore (ISCED 3) nel 2010, confermando il trend che si registra in tutta Europa a partire dal 2000, Italia compresa che passa dal 69,4% al 76,3%.
Fra i 24-64enni cresce, per ciascuno dei gruppi di età considerati dal 2000 al 2010, la media europea di persone con un titolo terziario, universitario e non. La crescita più grande riguarda il gruppo 35-39enni, con una variazione positiva di quasi il 7%. Nonostante l'aumento medio di giovani con titolo terziario, rimangono differenze significative fra i vari Paesi. In alcuni (Danimarca, Irlanda, Cipro, Lussemburgo, Finlandia, Svezia e Norvegia) la proporzione di 30-34enni con titolo terziario è ben al di sopra del 45%, mentre in altri (Italia, Malta, Romania e Turchia) è al di sotto del 20%.
Come noto la bassissima percentuale italiana è dovuta principalmente al deplorevole mancato sviluppo del settore terziario non universitario. Si sta ancora cercando di lanciare gli ITS, collocati peraltro al livello ISCED 4 e non 5.
L'istruzione pare un buon antidoto contro la disoccupazione.
I giovani con un titolo di livello terziario (laurea o postdiploma) entrano nel mercato del lavoro due volte più velocemente dei giovani con la sola licenza media. A livello europeo, la durata media della transizione al primo impiego significativo è di 5 mesi per chi è in possesso di titolo terziario, di circa 7,4 mesi per i diplomati della scuola secondaria superiore, e fino a 9,8 mesi per chi ha livelli di istruzione inferiori.
Ma nonostante questo aumento complessivo di laureati e diplomati di livello terziario, uno su cinque risulta occupare un posto sottoqualificato rispetto al titolo posseduto. E si tratta di una percentuale in aumento dal 2000.


V. - Lombardia: progetto di legge per il reclutamento
diretto dei docenti

La Regione almeno ci prova, e lo Stato?
Il giurista Carlo Marzuoli ha esaminato l'articolo 8 del progetto di legge lombardo “Misure di crescita per lo sviluppo economico e l'occupazione”  contenente una disposizione che attribuisce alle istituzioni scolastiche statali la funzione di organizzare, a partire dall'anno 2012-2013, concorsi per il reclutamento del personale docente necessario a svolgere le attività annuali.
La disposizione pone dubbi di legittimità, ma oggi l'autentico scandalo è l'immobilismo
Un tal genere di disposizione, a legislazione vigente, pone dubbi di legittimità, afferma Carlo Marzuoli, ma, non si può tacere che oggi l'autentico scandalo e insieme il punto centrale da aggredire sia l'immobilismo.
Da oltre un decennio siamo in una evidente condizione di inadempimento costituzionale: la non attuazione del Titolo V in materia di istruzione. Questo rende sempre più difficile governare il sistema e la situazione pare essere   destinata a peggiorare.
Ai difetti di sempre si somma una profonda contraddizione interna all'ordinamento vigente. Da un lato, alcune norme, a cominciare dalla Costituzione (Titolo V), vogliono che gli apparati statali dell'istruzione abbiano esclusivamente funzioni di governo, di studio, di valutazione e di controllo nei confronti di un sistema fondato sull'autonomia delle regioni, degli enti territoriali, delle istituzioni scolastiche (e della dirigenza scolastica); da un altro lato, tantissime altre norme tengono invece inchiodata detta amministrazione ad un assetto a suo tempo costruito in base a una logica opposta. Tutto questo rischia di produrre effetti incontrollabili, che la crisi economica e finanziaria moltiplica e dilata.
La vera urgenza:
l'adeguamento dello statuto giuridico dei docenti al Titolo V

L'iniziativa lombarda è un ennesimo campanello d'allarme, cosicché il punto che deve essere posto all'ordine del giorno risulta ancora più chiaro: l'adeguamento dello statuto giuridico del personale docente, e della conseguente disciplina del reclutamento, al sistema delineato dal Titolo V. Non vi sono misteri da risolvere, né vi è troppo da studiare o da inventare, né complesse indagini da effettuare. Il personale docente deve passare dallo stato alle regioni o agli istituti scolastici; il personale docente può essere selezionato e assunto anche a livello di istituto scolastico o di reti di istituti.
A questo fine, però (da qui nascono i molti problemi posti dalla disposizione lombarda), è necessario un quadro in cui vi siano poche norme, uniformi per l'intero sistema nazionale, in tema di garanzia della funzione docente, di valutazione dell'utile esercizio della funzione, di accesso alla funzione. 
Lo Stato fornisca il quadro di riferimento e non paralizzi la volontà di innovazione delle Regioni che vogliono svolgere fino in fondo il loro ruolo
Ma, è da precisare, non occorre un intervento modellato sulla premessa che tutte le regioni facciano tutto e tutte insieme. Non è più ragionevole, né prudente, addurre preoccupazioni concernenti alcune regioni per paralizzare le capacità di innovazione di quelle che intendono svolgere fino in fondo il proprio ruolo, come la Lombardia (o altre, ciascuna secondo il proprio indirizzo politico, nel rispetto della Costituzione). Lo Stato, insomma, deve quanto meno fornire il tassello che manca a chi da subito vuole avviare il cambiamento. Le esperienze che matureranno saranno il più efficace ausilio per gli altri.
In conclusione
Quanto ancora dovrà aggrovigliarsi la situazione della scuola in un ulteriore intreccio di contenzioso, di inefficienze e di sprechi, affinché l'autorità nazionale di governo (Parlamento compreso) si decida a fare ciò che deve? Nel frattempo le Regioni dovrebbero definire disposizioni innovative praticabili con la legislazione nazionale vigente. Su questa strada pare ora incamminarsi la Lombardia alla luce dei recenti incontri fra il Ministro Profumo, il presidente Formigoni e il nuovo assessore Valentina Aprea.


VI. - La Monkseaton High School
Là dove tecnologia e ricerca scientifica si incontrano
Claudine Rayvan ha tradotto e introdotto un testo di Paul Kelley, il preside della scuola secondaria inglese Monkseaton, che sarà uno dei prestigiosi relatori al seminario internazionale dell'ADi, che si terrà a Bologna il 24 e 25 febbraio p.v., di cui abbiamo dato notizia in apertura di questa newsletter.
Paul Kelley è un convinto sostenitore del ricorso alla ricerca scientifica per migliorare gli apprendimenti, e nutre la convinzione che le neuroscienze e le nuove tecnologie renderanno possibile, nel volgere di una generazione, vincere la sfida dell'apprendimento per tutti.
Lo sorregge l'ottimismo della volontà e opera costantemente per tradurre questa aspirazione in realtà. Il fascino di Paul Kelley sta proprio qui, nel suo essere insieme un profondo studioso dei temi dell'apprendimento e un grande realizzatore delle teorie che professa.
Su ADirisorse si è già creato un piccolo gruppo italiano che sta cercando di mettere in pratica lo “spaced learning” o “apprendimento intervallato”, una delle metodologie che Kelley ha introdotto con successo nella sua scuola.
Sarebbe bello sperimentare molte altre cose, dagli spazi alle attrezzature, e, perché no, anche l'inizio delle lezioni alle 10.
Sarà entusiasmante ascoltare dalla sua viva voce come ha trasformato la sua scuola, le mete che ha raggiunto e quelle che aspira a raggiungere, e quali sono state le reazioni degli studenti. Respireremo una boccata di ottimismo e di innovazione al seminario dell'ADi.
Ne abbiamo un incredibile bisogno.
Il testo, che è importante leggere integralmente, affronta tra gli altri:
la possibilità anche per gli studenti della scuola secondaria di 2° grado di accedere all'Open University;
l'applicazione della tecnologia all'architettura dei nuovi ambienti di apprendimento;
il rapporto fra biologia e apprendimento, che l'ha condotto a ridefinire gli orari scolastici, con inizio delle lezioni alle 10 del mattino, sulla base dello studio dei ritmi circadiani;
nuovi approcci all'apprendimento sulla base delle nuove scoperte delle neuroscienze, sulla base delle quali ha avviato la sperimentazione dello spaced learning


VII. - ADIRISORSE si arricchisce
Cosa c'è di nuovo
Coordinato dalla giovane bravissima Romina Papa, ADiRisorse sta spiccando il volo.
Oltre al progetto sullo spaced learning, molto materiale su verifiche e valutazione delle competenze, sul portfolio digitale, sull'apprendimento digitale.
Inoltre il progetto europeo Comenius Changing with the climate, che coinvolge sei paesi europei: Regno Unito, con l'Università di Reading leader del progetto, Spagna, Francia, Romania, Ungheria e per l'Italia il Settore Ambiente ed Energia del Comune di Bologna. Il comune di Bologna invita tutte le scuole, non solo quelle Bolognesi, a partecipare al progetto. Su ADiRisorse tutte le indicazioni per aderire.


VIII. - ADIDIRIGENTI sul sito
L'apertura di un proprio spazio interattivo con due inviti
E' stato finalmente aperto sul sito ADi un apposito spazio per ADIDIRIGENTI.
La coordinatrice nazionale Cristina Bonaglia invita i colleghi a partecipare a due sperimentazioni:
• la costruzione del bilancio sociale, di cui fornisce sul sito tutti gli elementi e dà la sua personale disponibilità a sostenere i colleghi che lo affrontano per la prima volta;
• la partecipazione al progetto sperimentale VALeS. L'adesione  va data al MIUR entro e non oltre il 12 marzo 2012. Per la partecipazione all'iniziativa è indispensabile la delibera positiva del collegio docenti unitamente all' adesione del dirigente scolastico. Anche per questo progetto sarebbe opportuno il confronto sia nella fase iniziale che lungo il suo svolgimento.
Cristina Bonaglia dà appuntamento ai colleghi dirigenti al seminario internazionale ADi di Bologna del 24 e 25 febbraio p.v., in particolare alla cena sociale di venerdì 24, che sarà il momento in cui ci sarà più spazio per discutere e confrontarsi in un ambiente gradevole e conviviale.


IX. - Tre cambiamenti di rilievo ai vertici dell'Istruzione
L. Stellacci al Dipartimento Istruzione, V. Aprea alla Regione Lombardia, P. Sestito in arrivo all'INVALSI
In questi ultimissimi tempi sono avvenuti tre cambiamenti di rilievo ai vertici dell'Istruzione.
La direttrice dell'USR Puglia Lucrezia Stellacci è stata promossa direttrice dell'importantissimo Dipartimento dell'Istruzione che comprende:
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l'autonomia scolastica
Direzione generale per l'istruzione e formazione tecnica superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni
Direzione generale per il personale scolastico
Direzione generale per lo studente, l'integrazione, la partecipazione e la comunicazion
La Presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, ha lasciato l'incarico per assumere quello di Assessore all'istruzione, formazione e cultura della Regione Lombardia, proprio nel momento cruciale in cui, come abbiamo riferito in questa stessa newsletter, la Regione intende varare significative innovazioni.
Infine, dopo il passaggio di Giuseppe Cosentino a Capo della Segreteria tecnica del Ministro, è dato in arrivo all'INVALSI un nuovo uomo della Banca d'Italia, Paolo Sestito
A tutti i più vivi auguri dell'ADi!










Postato il Martedì, 14 febbraio 2012 ore 23:05:57 CET di Salvatore Indelicato
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