Leggendo i
comunicati stampa sindacali in merito al tavole regionale di
consultazione per il dimensionamento scolastico c’è da stare molto
attenti circa le tante verità non espresse. Ascoltando il racconto
diretto dei testimoni oculari alla consultazione si apprendono
alcune novità non pubblicizzate come quella della richiesta della CGIL
di cassare la delibera del Comune di Caltagirone, forse la delibera più
completa e ben fatta, ed anche l’ANP, rappresentata al tavolo dal
presidente regionale, si è dichiarata contraria alla saggia
delibera del Comune calatino per proteggere, forse, qualche
posto di dirigente.
Si sono verificati nel corso della contrattazione dei
misteriosi gesti di scambio tra scuole e plessi. Alcune di
queste con più plessi si sono trasformate in “donatori di organi”
in quanto hanno distribuito plessi alle scuole vicine e
altre hanno lanciato dei “salvagente” per tenere in
piedi per qualche anno ancora delle istituzioni fragili che
contano pochi alunni.
Per alcune situazioni particolari è sembrata proprio un gara di
“solidarietà”, pur di tenere in piedi delle realtà
che non offrono garanzia di continuità e di sviluppo.
Come faranno a vivere la scuole piccole con un preside “reggente”, due
assistenti amministrativi di cui uno beneficiario della Legge 104, con
tre bidelli in quattro plessi?
Come farà una piccola scuola a gestire i fondi dei PON che
costituiscono al momento l’unica risorsa certa per le scuole?
Per quanto tempo ancora potranno continuare a restare
distinti i circoli didattici dalle scuole medie, anche con
600, 700 studenti, in contrasto con la norma che suggerisce
l’attivazione di “istituti comprensivi” ?
Il dimensionamento che dovrebbe tendere a rendere la scuola
autonoma capace di gestire risorse risulta a volte una
forzatura artificiosa, specie quando, aggregando plessi a volte
eterogenei registra il quorum di un dato numerico, senza, però, tener
conto delle scelte dei genitori, i quali, se non saranno
contenti, chiederanno il nulla osta o non rinnoveranno
l’iscrizione, trasferendosi altrove.
La logica territoriale dovrebbe prevalere su altre strategie
alchemiche e, utilizzando come criterio di aggregazione
territoriale quello dei distretti sanitari, anche il settore
scuola potrebbe avere una suo omogeneità territoriale.
Mettere insieme realtà e contesti sociali diversificati e a volte
contrastanti, invece di produrre progresso e socialità, determina
scissione e divisione all’interno della nascente “comunità scolastica”
, nella quale alcuni si sentono “privilegiati” ed altri si
definiscono “servi della gleba”
Sono frequenti, specie nelle scuole del secondo grado, che diverse
succursali della scuola madre nel capoluogo di provincia,
trasformano i piccoli comuni periferici in costellazioni
stellari con variopinti “punti luce” senza la necessaria
funzionalità e l’aderenza al territorio.
Le scelte politiche regionali che salvaguardano alcune “prerogative”,
in verità mai valorizzate prima, al momento producono una
situazione ibrida, che non ha una definita chiarezza, né tanto
meno una garanzia di stabilità.
Povera scuola siciliana senza prospettive di futuro !
Cerchiamo di non perdere la speranza e sforziamoci di scrivere dritto
su righe storte e, mentre si evidenziano alcune anomalie presenti
nel piano, si auspica che si possa garantire un buon servizio
all’utenza.
Giuseppe
Adernò
g.aderno@alice.it