Avete mai
provato ad iscriversi alle graduatorie nazionali italiane per diventare
insegnanti? Beh, si tratta di una procedura burocratica contorta che si
avvita tra ermetici siti ministeriali ed enigmatici moduli da
compilare. Ma questo non è nulla rispetto ai tempi d’attesa che deve
affrontare il candidato prima di sapere se potrà avere una supplenza
per i mesi successivi. Lontano come un miraggio c’è l’abilitazione
all’insegnamento, chimera irraggiungibile per gli aspiranti professori.
Oggi, infatti, non esistono né scuole di specializzazione post-laurea,
come la SISS, né percorsi chiari e semplici definiti dal Ministero
dell’Istruzione.
Quello che manca ormai da anni è un semplice concorso pubblico
nazionale. Basterebbe dare delle date e specificare le materie d’esame,
basterebbe avere un numero di posti liberati dagli insegnanti in
procinto di andare in pensione e un numero di posti da assegnare
stabiliti dal Ministero. Tutto molto semplice, chiaro, limpido. Forse
troppo.
In Francia ogni anno vengono banditi due concorsi nazionali: il CAPES e
l’Agrégation, che permettono agli aspiranti insegnanti di qualsiasi
materia di ottenere una cattedra definitiva, emancipandosi così dal
limbo delle supplenze.
L’insegnamento dell’italiano come lingua straniera nelle scuole è e
resta da sempre uno dei principali sbocchi professionali per tutti
quegli italiani che decidono di andare a vivere oltralpe, dove esiste,
difatti, una carenza di insegnanti della materia e appare sempre più
difficile per il Ministero trovare dei sostituti per le cattedre che si
liberano ogni anno. Nonostante ciò, le difficoltà per gli aspiranti
docenti italiani non mancano. Primo: l’abilitazione all’insegnamento
ottenuta in Francia non viene riconosciuta negli altri paesi europei.
Secondo: i criteri di valutazione adottati dalla commissione possono
apparire bizzarri. Nella culla dell’Illuminismo, infatti, ad essere
presa in considerazione è soprattutto la forma piuttosto che il
contenuto degli elaborati scritti. Risulta dunque fondamentale per il
candidato che voglia passare il concorso adeguarsi fedelmente alla
struttura canonica del saggio breve francese, piuttosto che lasciarsi
andare a virtuosismi stilistici. Terzo: ogni anno vengono aggiunti
nuovi titoli da allegare necessariamente alla domanda di iscrizione al
concorso. Si tratta di titoli para-accademici che riguardano la
certificazione di ulteriori competenze linguistiche e informatiche, e
sono ottenibili solo attraverso corsi universitari a pagamento.
Per superare le insidie di CAPES e Agrégation, tuttavia, esistono corsi
universitari post-laurea che sono in grado di preparare gli studenti al
concorso pubblico. «La cosa peggiore, in Italia come in Francia, è che
la parte dedicata alla pedagogia dell’insegnamento è marginale rispetto
a quella teorica» mi spiega Lorita, che ha appena passato gli scritti
per ottenere il CAPES. «Non esiste nessuna preparazione
all’insegnamento concreto, quello in classe di fronte agli studenti.
Manca completamente anche una qualsiasi formazione psicologica per gli
insegnanti che si troveranno ad affrontare classi complicati».
Lorita si riferisce in modo particolare alle cosiddette ZEP, le Zone di
Educazione Prioritaria. Create nel 1981, le ZEP sono delle scuole – ne
esistono circa ottomila, - sparse su tutto il territorio
francese, ma che si trovano soprattutto nelle banlieue e nelle grandi
città (il 32% delle scuole sono Parigi e dintorni). Dotate di un
maggior grado di autonomia per fronteggiare maggiori difficoltà
didattiche che un contesto sociale difficile potrebbe generare, le Zep
sono il lato oscuro del sistema scolastico francese. Un sistema
egalitario nei principi, ma che in realtà è piuttosto elitista. Il
percorso accademico dello studente, infatti, viene segnato
indelebilmente dalla scelta del liceo in poi, attraverso un serie di
tappe indispensabili per accedere alla migliore formazione possibile.
Il percorso ideale dello studente prevede il liceo giusto, che gli
permetterà di accedere ai corsi di preparazione giusti, indispensabili
per accedere, una volta diplomato, ai più rinomati istituti di
formazione superiore, le famose Grandes Ecoles, e quindi avere
garantiti i migliori impieghi lavorativi e le migliori prospettive di
carriera.
Per tutti gli altri insegnanti e studenti rimane la scelta di una
scuola pubblica che vede all’orizzonte nuovi tagli e nuove difficoltà
non così lontane da quelle italiane.
Giacomo Rosso
parigi@ilfattoquotidiano.it