Quando il
MIUR decise di preparare i quesiti per il concorso da dirigente
scolastico, scelse una modalità che lasciò di stucco molti candidati.
Decise di comunicare in anticipo le domande con le relative risposte.
Era un modo innovativo che avrebbe messo la Pubblica Amministrazione
all’interno di una botte di ferro. Tutti avrebbero avuto pari
opportunità e i ricorsi amministrativi, che negli anni precedenti
avevano accompagnato con crescente insistenza ogni azione
amministrativa, sarebbero stati messi a tacere.
Il MIUR cercò di fare le cose per bene e si rivolse, per la
preparazione delle domande, ai massimi esperti nazionali. Furono
interpellati i più noti dirigenti scolastici, i docenti universitari
impegnati in master specifici, i migliori pedagogisti, i più illustri
giuristi di diritto amministrativo e scolastico. La scelta, in realtà,
si rivelò imprudente perché tali luminari da anni gestivano corsi per
conto di sindacati e associazioni professionali, oppure erano coinvolti
in master e corsi di specializzazione. Tuttavia la linea del ministero
era che tali esperti fossero talmente tanti che nessuno avrebbe
conosciuto in anticipo la totalità o la maggioranza dei quesiti.
Sin dalla pubblicazione apparve chiaro che i quesiti preparati erano
scritti senza eccessiva cura, infarciti di errori ortografici e
grammaticali. Alcuni erano sconvenientemente lunghi, altri contenevano
inesattezze. Insomma molti di essi sembravano, a chi aveva frequentato
qualche corso di preparazione, riciclati alla meglio.
Il MIUR intervenne affondando il bisturi, eliminando i quesiti dubbi,
quelli troppo lunghi, quelli con le inesattezze. Dei 5.000 quesiti
iniziali ne scomparvero oltre 1.000 e la nuova batteria di 4.000
domande fu accettata da tutti. Da quei 4.000 quesiti sarebbero stati
estratti i 100 da somministrare nella prova preselettiva.
Per superare la preselezione bisognava rispondere correttamente a 80
domande su 100. L’impresa era difficile visto il carattere complesso
dei quesiti. Potevano arrivarci quanti da 2 anni stavano studiando per
la preparazione al concorso oppure quelli muniti di memoria di ferro
che avessero passato il mese di settembre e la prima quindicina di
ottobre in uno studio forsennato di domande e risposte. Quando il 12
ottobre si tenne la prova preselettiva molti candidati vi arrivarono
scoraggiati. Su internet erano comparsi dei “simulatori di test” che
molti avevano usato. Tanti sapevano che difficilmente avrebbero
raggiunto la fatidica soglia degli 80.
La prova avvenne nella massima regolarità. I 100 minuti previsti erano
pochi e impedivano scambi di informazioni tra candidati, uso di
bigliettini e sotterfugi nei gabinetti della scuola. Dopo la prova,
conoscendo la quantità parossistica di ricorsi che ormai sommerge tutti
i concorsi pubblici, il ministero ha deciso di giocare la strada della
massima efficienza e trasparenza. Le prove furono corrette in tempi
rapidissimi e con una modalità sorprendente. I candidati potevano
controllare attraverso internet le operazioni di scrutinio. Potevano
guardare in faccia i commissari, osservare l’inserimento delle prove
nei lettori ottici e potevano conoscere i risultati in tempo reale.
Obiettivamente non so in quante parti al mondo vi sia stata una simile
trasparenza.
Tuttavia i risultati pubblicati velocemente su internet ebbero
l’effetto scatenante di una grande mole di ricorsi. Migliaia di
candidati tentarono di essere ammessi agli scritti attraverso le
sospensive del TAR, per poi sperare di essere ripescati tramite qualche
marchingegno all’italiana. I motivi addotti dai ricorrenti erano tanti:
dal tempo eccessivo, 4 ore, che aveva preceduto l’avvio della prova;
alle dimensioni del libro allestito da Formez. Si era fatta largo,
all’inizio, una convinzione: contestare le domande era difficile per
tante ragioni:
• le domande e le
risposte attenevano alle competenze tecniche delle commissioni;
• inoltre le domande
erano conosciute in anticipo da tutti e quindi rientravano in una sorta
di contratto tra commissione e candidati.
I ricorsi furono quasi tutti respinti e pochi ottennero la sospensiva
per accedere agli scritti. Il MIUR inoltre per favorire l’inserimento
in ruolo dal 1 settembre 2012, e per complicare la strada ai
ricorrenti, mise il turbo. Il 14 e il 15 dicembre in tutte le regioni
si tennero gli scritti. A quel punto la palla passò di mano agli Uffici
Scolastici Regionali.
Occorre rilevare che gli USR alcuni errori, a mio giudizio, li fecero.
Avrebbero potuto nominare in commissione Dirigenti Scolastici in
quiescenza, quelli che erano andati in pensione da uno o due anni.
Costoro avrebbero potuto lavorare celermente alla conclusione del
concorso. Invece in commissione furono scelti, prevalentemente,
dirigenti scolastici in servizio con il risultato che in molte regioni
le correzioni avvenivano 2 giorni alla settimana. Insomma quello che
avrebbe potuto concludersi in un mese si stava prolungando per 4 mesi
dando fiato alle polemiche, ai ricorsi, ai TAR.
A gennaio poi è comparso, inaspettatamente, un giudizio del Consiglio
di Stato che definisce alcune domande “obiettivamente erronee”. Una
posizione davvero sorprendente. Tutti sanno che è molto difficile
stabilire quando un quesito sia giusto o erroneo. Alla domanda “Chi ha
scoperto l’America? Cristoforo Colombo, Dante, Zucchero o Mike
Bongiorno” qualcuno potrebbe obiettare che nessuna risposta è giusta.
Scavi e manoscritti ci dicono, infatti, che i Vichinghi giunsero in
America 5 secoli primi di Cristoforo Colombo. Questa soggettività,
insita in ogni domanda, lo è a maggior ragione quando i quesiti
attengono a sfere complesse come l’ambito della psico - pedagogia,
delle scienze sociali o del diritto. Inoltre quelle domande a me, che
da tanti anni studio, paiono giustissime. E questo è il giudizio anche
di molti tecnici del settore. In più sono state fornite in anticipo. A
tutti i candidati. Con le risposte corrette.
Insomma a tutti sono state date pari opportunità.
Come finirà questo concorso? Difficile prevederlo. Quello che si sa è
che migliaia di candidati, come il sottoscritto, hanno investito soldi
per frequentare master, per accedere a corsi di preparazione in vista
della preselezione e a corsi per gli scritti. Abbiamo comperato testi
su cui studiare, libri con i quesiti, codici di diritto. Abbiamo
studiato sodo per anni. Qualcuno ha chiesto persino l’aspettativa. Se
tutto finisse in malo modo, chiederemmo tutti i danni
all’amministrazione.
Ma aldilà di questo, quello che disgusta è la totale assenza di
certezze. Questa incertezza del diritto, in base alla quale il 31
gennaio 2012 ancora non si sa se stiamo studiando per un concorso che
sarà annullato, ha pesato duramente sui candidati, li ha logorati,
vessati psicologicamente.
Spero che il TAR sappia che se dovesse accogliere questi ricorsi, in
Italia non sarà MAI più possibile un concorso pubblico di grandi
dimensioni perché sarebbe sottoposto a una pluralità di contestazioni,
di attacchi e di ricorsi. E’ anche per questo che auspico che la
giustizia sappia dire con limpidezza che gli esiti concorsuali si
stabiliscono davanti alle commissioni, studiando, e non davanti alla
magistratura. E’ per questo che mi auguro che questo concorso si
concluda e che per un po’ di anni torni nella scuola la serenità e la
voglia di riprendere a lavorare per i nostri studenti.
Silos Ignance
scuola18591962@yahoo.it