La città e
la diocesi di Catania si preparano a festeggiare Sant’Agata il 5 febbraio.
All’interno delle manifestazioni culturali e in occasione della memoria
di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, martedì 24 è stato
affrontato il tema dell’informazione oggi con il Direttore Marco
Tarquinio, presente anche il Direttore Generale Paolo Nusiner.
L’Arcivescovo Salvatore Gristina ha voluto e seguito questa giornata
che ha coinvolto circa 600 persone: l’incontro con il clero al mattino,
nel pomeriggio gli insegnanti di Religione, in serata il dibattito
pubblico a cui ha partecipato anche il Sindaco Raffaele Stancanelli,
presso l’Aula Magna del Rettorato. Tarquinio ha parlato del ruolo di
Avvenire nel panorama spesso vago e poco limpido della comunicazione,
di informazione e deformazione, dell’opera educativa della stampa per
una vita buona: «La libertà del giornalista ha senso se si sposa con la
responsabilità, perché è specchio della libertà di chi legge, dunque
bisogna tenere i piedi per terra; quando non è così, è un delirio di
impotenza. Noi abbiamo senso solo se siamo a servizio dei lettori,
dandogli la garanzia di non incrostare i fatti magari adulterando la
realtà per partito preso». Non sono mancati gli esempi di deformazione
dell’informazione: gli attacchi alla Chiesa sulla pedofilia, senza mai
affrontare il problema nell’insieme; le accuse nei confronti di Dino
Boffo costruite ad arte; la cronaca nera e il continuo impasto di
sesso, sangue e soldi; l’aspro dibattito sull’ICI, generico e senza il
controllo delle fonti; il silenzio dei media sulla situazione dei
cristiani perseguitati e di tante violenze nel mondo; il sostegno
all’eutanasia «come se ci fosse una domanda sociale di morte, come se
ci fosse la fila in ospedale per farsi terminare anziché un desiderio
di vita e dignità». Dinanzi ad un mondo raccontato solo in parte, solo
dal lato oscuro, Avvenire s’impegna da sempre a dare voce a chi non ha
voce guardando dove gli altri non guardano: «Il bene che si fa –
sottolinea il Direttore – va raccontato, poiché le buone azioni
meritano la pienezza della luce del giorno. Si tratta di ascoltare la
foresta che cresce nel silenzio e non solo l’albero che cade. La gente
normale, chi non è “certificata in vita” dalle apparizioni in
televisione, viene costantemente snobbata dalla comunicazione; invece
bisogna mettere al centro la persona, poiché i giornalisti impastano
gli articoli con la vita degli uomini e delle donne». La dimensione
educativa dell’informazione è stato un altro tema forte, soprattutto
alla luce degli Orientamenti CEI: «Il compito del giornalista è pure
quello di far aprire lo sguardo al lettore e particolarmente ai
giovani; vuol dire essere pietre di paragone dinanzi a messaggi a senso
unico e essere pietre d’inciampo quando le notizie sono distorte. Fatti
e opinioni devono camminare insieme, così sarà più facile svolgere un
ruolo formativo direttamente e aiutare gli educatori». Infine Tarquinio
ha denunciato con forza la tendenza di alcuni “poteri irresponsabili” a
voler isolare il mondo, le comunità significative; sono poteri che non
rendono conto a nessuno e distruggono tutto: «Si vuole creare una
società di donne e uomini soli, creando falsi bisogni, facendo terra
bruciata attorno alle relazioni vere e ai valori non negoziabili,
mostrando false libertà, rompendo le reti di solidarietà, poiché chi è
solo è facilmente manipolabile mentre insieme si è una forza. Serve,
dunque, uno sguardo limpido sul tempo che ci sta davanti, occhi per
interpretare la realtà e una buona stampa che aiuti questo processo».
Marco Pappalardo